Medaglia dei Giusti a Don Gaetano Piccinini

Intervista a don Flavio Peloso, superiore generale dell’Opera Don Orione

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 22 giugno 2011 (ZENIT.org).- Nel 1943, nel pieno della seconda guerra mondiale, quando la furia diabolica dei nazisti sembrava inarrestabile, ci furono tanti eroi sconosciuti che rischiarono la vita pur di salvare gli ebrei perseguitati ed il cui destino sembrava segnato.   

Tra questi eroi sconosciuti c’è don Gaetano Piccinini, religioso della Piccola Opera della Divina Provvidenza (Opera Don Orione).

Domani, giovedì 23 giugno alle ore 11 presso la Sala Congressi del Centro Don Orione di Roma, Mordechai Lewy, Ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, consegnerà nelle mani di don Flavio Peloso, superiore generale degli Orionini, la Medaglia dei Giusti tra le Nazioni, alla memoria di don Gaetano Piccinini.

La Medaglia dei Giusti tra le Nazioni è la più alta onorificenza dello Stato di Israele, attribuita a coloro che si prodigarono per la salvezza degli ebrei durante la Shoah. 

”E’ un’occasione – ha spiegato don Flavio Peloso – per ricordare attraverso don Gaetano tutti gli Orionini che hanno contribuito a salvare le vite di molti ebrei durante gli anni della guerra”.

Per far emergere la storia di tanti eroi conosciuti che contribuirono alla salvezza degli ebrei e per approfondire la conoscenza di don Gaetano, a cui si deve anche la fondazione del Centro don Orione nel quartiere romano di Monte Mario, ZENIT ha intervistato don Flavio Peloso.

Chi era don Gaetano Piccinini?

Don Flavio Peloso: Don Gaetano Piccinini (Avezzano 1904 – Roma 1972) fu accolto da don Luigi Orione dopo il terremoto della Marsica del 1915. Il Santo gli fece da padre e Piccinini si identificò affettivamente e spiritualmente divenendo religioso e sacerdote tra i suoi Figli della Divina Provvidenza. Laureato in Lettere, fu Direttore e Preside in diversi Istituti Orionini. Fu promotore di molte nuove aperture di case e opere in Italia meridionale, in Inghilterra e negli USA. Fu a lungo consigliere generale della Congregazione.

È ricordato come uomo di grande ingegno intellettuale e di notevoli capacità organizzative che seppe magnificamente valorizzare in tante imprese di bene. Era una specie di “Bertolaso” della nostra Congregazione. Si lanciava in tutte le grandi emergenze. Quella che ricordiamo con questa medaglia, per la salvezza di molti Ebrei, è solo una delle emergenze cui don Piccinini si dedicò con passione.

Successivamente, si occupò degli orfani e mutilatini del dopoguerra, organizzando una dozzina di grandi istituzioni in Italia, tra cui quella di Monte Mario. Poi, accorse in soccorso nell’alluvione del Polesine (1951), si lanciò con tempestività e saggezza – sempre con la collaborazione di religiosi, laici e suore orionine – nel terremoto dell’Irpinia (1962), nel disastro del Vajont (1963), fino al terremoto della Valle del Belice (1968) in Sicilia, a Gibellina.

La sua vita e la sua attività instancabile si fermarono il 29 maggio 1972, lasciando un grande ricordo per la sua integrità sacerdotale, per il suo apostolato lungimirante e intraprendente, per la profonda vita interiore, il culto dell’amicizia, la promozione del laicato.

Perché gli viene concessa la Medaglia dei Giusti?

Don Flavio Peloso: Nel periodo delle leggi razziali, a partire dal 1938, fu Direttore dell’Istituto di Novi Ligure (AL) e Preside del Pontificio Istituto scolastico “San Filippo Neri”, nel quartiere Appio a Roma. Durante la seconda guerra mondiale operò soprattutto a Roma e si prodigò per soccorrere tante persone di razza ebraica, spesso rischiando la propria vita. Mantenne anche successivamente rapporti di amicizia con le persone salvate, come nel caso di Bruno Camerini, che figura come il richiedente ufficiale dell’onorificenza di “Giusto fra le Nazioni”, perché da lui salvato. Tra i salvati risultano anche alcuni personaggi famosi del mondo ebraico italiano. Tra tutti è da ricordare il famoso scultore Arrigo Minerbi, ospitato, sotto falso nome e con ruolo di professore, nell’Istituto San Filippo Neri di Roma.  E’ opera sua la grande statua detta “La Madonnina”, alta 9 metri, che si erge su Monte Mario benedicente Roma. Con Arrigo Minerbi, al San Filippo Neri, c’era anche Ettore Carruccio, eminente matematico e fisico. Ma ogni vita è preziosa agli occhi di Dio e lo era per don Piccinini che cercò di salvarne il più possibile.

Don Gaetano Piccinini aveva già ricevuto un primo attestato dal Presidente della Comunità Israelitica di Roma, nel quale leggiamo: “1945-1955. Gli Ebrei d’Italia riconoscenti a Don Gaetano Piccinini”. Poi un altro riconoscimento ufficiale venne nel 1994 dal Benè Berith con il Diploma di un Albero piantato a Gerusalemme. Ora giunge dallo Yad Vashem, l’Istituto per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto, il titolo e la medaglia di “Giusto tra le Nazioni”.

Gli orionini hanno svolto molte attività in difesa degli ebrei?

Dona Flavio Peloso: Don Gaetano Piccinini è la punta elevata dell’azione in favore degli ebrei condotta da molti altri confratelli e in varie case della Piccola Opera della Divina Provvidenza di San Luigi Orione. Questo capitolo di storia, rimasto necessariamente nella discrezione, è stato ricostruito nel mio studio “Orionini in aiuto degli ebrei negli anni dello sterminio” (Messaggi di Don Orione, 2003, n.112, pp. 75-106) e nel libro di Mario Macciò, “Genova e ‘ha Shoah’. Salvati dalla Chiesa” (Il Cittadino, Genova, 2006).

Anche recentemente, sono venuto a conoscenza di nuove pagine di solidarietà ardita e generosa che hanno per protagonisti religiosi e case di Don Orione di tutta Italia. Immancabilmente poi, quasi sempre, risulta che il coordinatore, da un capo all’altro dell’Italia, era lui, don Gaetano Piccinini. Ho trovato commovente il fatto che i confratelli, fedeli alla consegna di assoluta riservatezza di quelle operazioni, solo dopo 50 o 60 anni dagli eventi hanno cominciato a confidare qualcosa. Il più resterà per sempre nascosto.

Che cosa l’ha spinto a rischiare la vita pur di salvare dei fratelli di fede ebraica?

Don Flavio Peloso: In Segreteria di Stato, all’epoca, c’era monsignor Giovanbattista Montini, poi Papa Paolo VI, il quale si onorò sempre di annoverarsi nel circolo degli Amici di don Orione, conosciuto da lui personalmente negli anni Trenta. Era mons. Montini che trasmetteva a don Piccinini e ai Superiori della Congregazione i desideri di Pio XII e, molto probabilmente segnalava anche precise persone e situazioni di ebrei per i quali “fare qualcosa”.

Noi Orionini professiamo un IV voto di speciale fedeltà al Papa e cerchiamo, per il sensus Ecclesiae che ci ha inculcato don Orione, di realizzare non solo i comandi ma anche i desideri del Papa e dei Pastori della Chiesa. Oltre alla motivazione umanitaria, certo furono determinanti le indicazioni di Pio XII e le richieste di collaborazione dei Vescovi nelle città ove operavamo. Cioè, oltre che un fatto umanitario e di carità evangelica, l’aiuto agli ebrei fu un’espressione di vita ecclesiale.

Che significato assume oggi una vicenda eroica come quella di don Gaetano?

Don Flavio Peloso: Come superiore generale della Famiglia Orionina, devo dire che questo riconoscimento tributato a don Gaetano Piccinini è molto gradito perché onora un confratello degnissimo, la Congregazione e la Chiesa. Per noi Orionini, in particolare, costituisce uno stimolo a coltivare uno stile di carità senza confini che mostri la maternità universale della Chiesa. Come diceva don Orione, “la carità non guarda se chi bussa abbia un nome, una religione, una patria, ma solo se abbia un dolore”. Don Gaetano Piccinini agiva proprio così.

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ZENIT Staff

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