Matrimonio omosessuale e libertà religiosa

Possibili conseguenze per la vita della Chiesa

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di Padre John Flynn, LC

ROMA, domenica, 26 ottobre 2008 (ZENIT.org).- Il matrimonio sembra destinato a continuare ad essere al centro del dibattito negli Stati Uniti. La Corte Suprema del Connecticut ha deciso che le coppie omosessuali hanno il diritto di sposarsi, secondo quanto riportato dall’Associated Press il 10 ottobre.

La sentenza fa del Connecticut il terzo Stato, dopo il Massachusetts e la California, ad aver legalizzato le unioni tra persone dello stesso sesso. In California gli elettori saranno chiamati, il 4 novembre, a votare un referendum in cui si chiede se modificare la costituzione statale per limitare il matrimonio alle unioni tra un uomo e una donna, rovesciando così la recente sentenza della Corte Suprema.

Nel Connecticut, i vescovi cattolici, in una dichiarazione del 10 ottobre scorso, hanno espresso il loro sconcerto per l’imposizione del matrimonio omosessuale mediante decisione giudiziaria. “Sembra che la nostra Corte Suprema statale abbia dimenticato che le leggi le approva il legislatore e che gli organi giudiziari sono chiamati solo ad interpretarle”, si osserva nella dichiarazione.

I presuli hanno anche sollevato la preoccupazione per una decisione che potrebbe portare ad una violazione della libertà religiosa. Proprio questa preoccupazione è oggetto di un libro pubblicato recentemente sul tema del matrimonio omosessuale.
 
Douglas Laycock, Anthony R. Picarello Jr., e Robin Fretwell Wilson hanno curato una raccolta di interventi svolti da alcuni giuristi nell’ambito di un convegno patrocinato dal Becket Fund for Religious Liberty. Nel libro dal titolo “Same-Sex Marriage and Religious Liberty: Emerging Conflicts” (Rowman and Littlefield), si delineano anche i possibili contrasti che potrebbero sorgere in seguito all’istituzione di un diritto al matrimonio omosessuale.

Marc D. Stern, direttore esecutivo assistente dell’American Jewish Congress, nel suo contributo sottolinea che le istituzioni religiose hanno il compito di “diffondere la fede” sia ai propri fedeli, sia agli altri. “Si potrà quidi continuare a parlare liberamente contro il matrimonio omosessuale?”, si chiede.

Stern osserva che già esistono in Canada denunce presentate alle Commissioni provinciali e federali per i diritti umani, che hanno portato alla condanna di ministri e altre personalità che avevano pubblicamente criticato l’omosessualità.

Sebbene i diritti della libertà di espressione sono più forti negli Stati Uniti rispetto all’Europa o ad altri Paesi, secondo Stern esiste comunque la preoccupazione che la normativa contro la vessazione sessuale possa essere facilmente estesa ed applicata anche contro chi esprime la propria contrarietà al matrimonio omosessuale.

Le istituzioni cattoliche
 
Stern solleva anche la questione di cosa potrà succedere ai dipendenti di agenzie e istituzioni ecclesiastiche. Recenti sentenze giudiziarie hanno costretto istituzioni cattoliche ad assicurare una copertura sanitaria anche per i contraccettivi ed è facile immaginare i problemi che potrebbero sorgere qualora queste saranno costrette a confrontarsi con il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Agenzie di consulenza matrimoniale, cliniche di psicologia e altri servizi simili offerti da alcune Chiese potrebbero facilmente trovarsi in difficoltà per ottenere la licenza dallo Stato qualora prendessero posizione contro il matrimonio omosessuale, avverte Stern. Inoltre, molte agenzie religiose ricevono finanziamenti pubblici, cosa che le potrebbe mettere in difficoltà se si dovessero opporre al matrimonio omosessuale.

Stern conclude il suo contributo affermando che chi si oppone al matrimonio omosessuale sarà sicuramente svantaggiato qualora questo venisse legalizzato e sarà difficile non incorrere in conseguenze giudiziarie se l’attuale quadro di riferimento non cambia.

Jonathan Turley, professore presso la George Washington University, sostiene che la giurisprudenza della Corte Suprema, in materia di pratiche religiose discriminatorie “è oggi irrimediabilmente contraddittoria e confusa”.

La Corte ha permesso, per esempio, alle autorità pubbliche di negare l’esenzione fiscale ad alcuni gruppi come sanzione per le loro pratiche religiose ritenute discriminatorie. D’altra parte, ad altri gruppi è stato riconosciuto il diritto alla libertà di espressione e di associazione.

“La questione del matrimonio omosessuale ci riporta quindi ancora una volta a questo intrinseco contrasto tra i diritti sanciti dal Primo emendamento e la politica del Governo di contrasto alle discriminazioni”, osserva Turley.

Contraddizioni
 
Turley ribadisce quindi la contraddizione insita nell’azione pubblica che da un lato consente a un’organizzazione di esprimere la propria opposizione all’omosessualità negli insegnamenti e dall’altro costringere la stessa organizzazione ad assumere omosessuali nelle proprie agenzie.

Oltre a poter negare l’esenzione fiscale, le Corti possono infliggere tutta una serie di sanzioni nei confronti di organizzazioni il cui operato è ritenuto discriminatorio. In California, la Corte Suprema statale ha confermato il rifiuto di concedere ai Boy Scout un punto di attracco marittimo a Berkeley, a causa dell’opposizione di questa organizzazione all’omosessualità.

Charles J. Reid, Jr., professore di giurisprudenza presso la University of St Thomas, tratta del rapporto tra religione, diritto e Stato. A suo avviso, il diritto, vietando o consentendo determinati comportamenti, compie un’azione di promozione valoriale.

Il Cristianesimo ha svolto un ruolo fondamentale nel diritto matrimoniale, non solo in Europa sin dal Medioevo, ma anche negli Stati Uniti, spiega Reid. Sin dal XII secolo, fino a qualche decennio fa, infatti, era accettato dalla dottrina giuridica di considerare il matrimonio come un qualcosa che si è affermato attraverso una guida divina.

Nell’arco di molti secoli il matrimonio era visto come un istituto chiamato a svolgere un ruolo primario nel dare ordine alla società ed era considerato sommamente importante per il benessere sociale. Inoltre, il matrimonio era concepito non come una creazione dello Stato, ma come un istituzione che precede la nascita dello Stato.

Il matrimonio ora è stato desacralizzato, osserva Reid, ma così facendo ci ritroviamo con il dilagare dei divorzi e delle nascite extramatrimoniali.
 
Insegnamenti

Questa mutazione della concezione sul matrimonio la ritroviamo anche nell’argomentazione della sentenza della Corte Suprema del Massachusetts, con cui ha legalizzato il matrimonio omosessuale. In merito al rapporto tra matrimonio e Stato, la Corte ha scritto: “In altre parole, lo Stato crea il matrimonio civile”.

Il modo in cui le leggi disciplinano il matrimonio, l’impegno e la procreazione, implica un insegnamento morale per i cittadini su aspetti essenziali della vita. L’attuale dibattito sul matrimonio fa parte del più ampio dibattito sul tipo di insegnamento da dare attraverso le leggi, conclude Reid.

Nella conclusione al volume, Douglas Laycock, professore di diritto presso l’Università di Michigan, osserva che gli autori dei contributi raccolti nel libro concordano sul fatto che il matrimonio omosessuale rappresenta una minaccia alla libertà religiosa.

I sostenitori del matrimonio omosessuale rivendicano non solo il riconoscimento legale e non solo la tolleranza da parte del settore privato, ma anche il riconoscimento e il sostegno attivo da parte del mondo pubblico e privato. Alcuni perseguono persino la soppressione di ogni forma pubblica di disapprovazione, aggiunge Laycock.

La passata esperienza di contrasti su questioni culturali negli Stati Uniti insegna che, una volta che importanti innovazioni sono state introdotte, si apre la strada a nuove rivendicazioni dirette ad eliminare anche le ultime sacche di resistenza, osserva.

Un
a soluzione, secondo Laycock, potrebbe essere quella di lasciare il matrimonio alle Chiese, mentre allo Stato unicamente la competenza sulle unioni civili. Ma anche questa soluzione – riconosce Laucock – non risolverebbe del tutto il problema.

Piano d’azione

Intanto, la Chiesa cattolica negli Stati Uniti non dà segni di cedimento sul matrimonio. Il 15 ottobre, un comunicato stampa della Conferenza episcopale USA ha annunciato un’iniziativa comune con i Cavalieri di Colombo, “per sviluppare un piano d’azione nazionale in difesa del matrimonio”.

Nell’ambito di questa iniziativa è stata creata un’apposita Commissione, nominata dal cardinale Francis George, presidente della Conferenza. L’arcivescovo Joseph Kurtz di Louisville, nel Kentucky, presiederà questa Commissione.

“Dobbiamo aumentare i nostri sforzi per far conoscere la bellezza straordinaria della vocazione al matrimonio”, ha spiegato l’arcivescovo Kurtz in occasione dell’annuncio della costituzione di questa Commissione.

Una delle prime azioni dei vescovi sarà quella di promuovere la dichiarazione dei vescovi USA del 2003, in cui si afferma che il matrimonio è il rapporto esclusivo tra un uomo e una donna e che, come tale, costituisce l’elemento fondamentale del benessere della società. Bisognerà vedere se poi questa visione del matrimonio potrà prevale nei momenti decisionali.

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ZENIT Staff

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