Matrimonio e "America Media"

Secondo un rapporto è ora di aiutare il 60% di diplomati non laureati, la fascia sociale più in crisi

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Più della metà delle nascite tra le donne americane sotto i 30 anni, avvengono fuori dal matrimonio. Si tratta di uno dei dati emersi da un rapporto pubblicato nelle scorse settimane negli Stati Uniti.

The President’s Marriage Agenda for the Forgotten Sixty Percent (L’agenda sul matrimonio del Presidente per il 60% dimenticato) è stata l’ultima edizione del rapporto dello Stato delle nostre Unioni, un’annuale pubblicazione congiunta del National Marriage Project dell’Università della Virginia e l’Institute for American Values di New York.

Il nodo centrale del rapporto ha riguardato la cosiddetta “Middle America”, ovvero il quasi 60% di americani che hanno completato la scuola superiore ma non hanno conseguito la laurea quadriennale.

All’interno di questo gruppo, il 44% dei figli sono nati fuori dal matrimonio, triplicando rispetto al 13% degli anni ’80.

“Il matrimonio nell’America Media è a un punto di non ritorno, con i figli nati fuori dal matrimonio che rischiano di diventare la normalità”, afferma un coautore del rapporto, W. Bradford Wilcox, direttore del National Marriage Project.

“I figli dell’America Media, già vulnerabili alle sfide economiche delle loro comunità, sono esposti a rischi anche maggiori, quando i loro genitori sono incapaci di formare e sostenere un matrimonio solido”, afferma la coordinatrice del rapporto Elizabeth Marquardt, direttore del Center for Marriage and Families presso l’Institute for American Values.

Il rapporto mette in luce che la scomparsa del matrimonio nell’America Media è associato alla scomparsa della middle class. Se il matrimonio può essere rafforzato, allora si otterrà una riduzione delle disuguaglianze e un incremento delle opportunità sociali.

“La battuta d’arresto per il matrimonio rappresenta sia la causa che la conseguenza dell’aumento della disuguaglianza in America”, afferma il coautore del rapporto, David Blankenhorn, presidente dell’Institute for American Values.

Contraddizione

Il rapporto evidenzia una contraddizione tra la stima dei 50 miliardi di dollari spesi ogni anno per i matrimoni, e lo stridente dibattito sul matrimonio omosessuale, mentre, allo stesso tempo, si registra “un impressionante esodo dal matrimonio, specialmente tra i giovani diplomati ma non laureati”.

“Anche se le relazioni instabili di convivenza, le rotture, e i partner occasionali, stanno diventando sempre più comuni tra le famiglie dell’America Media, i nostri leader nazionali, i candidati presidenziali e i partiti politici sembrano accorgersene a stento”, si legge nel rapporto.

“Perché dobbiamo occuparcene?”: Il rapporto si pone questa domanda, chiedendosi anche se il matrimonio sia solo un fatto privato o, piuttosto, si tratti di una “complessa istituzione sociale”.

“Il matrimonio aiuta ad unire i bisogni e i desideri delle coppie e dei loro figli”, spiegano gli autori del rapporto.

Alcuni, afferma il rapporto, dicono che la convivenza è semplicemente un modo per rimpiazzare il matrimonio come contesto in cui i bambini vengono cresciuti. La convivenza, tuttavia, è molto più instabile del matrimonio. Infatti, le coppie conviventi con un figlio, hanno una possibilità doppia di separarsi entro il dodicesimo anno di età del bambino, rispetto alle coppie sposate.

“Il declino del matrimonio nell’America Media mette a repentaglio la classe media e favorisce una società di vincenti e perdenti”, afferma il rapporto.

C’è una crescente divisione tra figli nati da genitori sposati e dalla buona istruzione e i nati da famiglie frammentate, che sono assai propensi a seguire l’esempio dei loro genitori, “e a sperimentare angoscia, disagio e tutti i rischi che ne conseguono”.

Siamo di fronte ad una “sfida matrimoniale”, afferma il rapporto. Dobbiamo reagire con pessimismo o, forse fare affidamento alla pianificazione familiare o alla contraccezione – nota il rapporto – che non ha avuto grande successo?Gli esperti che sostengono tali sforzi, continua il rapporto, chiedono semplicemente più investimento sulla famiglia, formazione al lavoro e istruzione post-secondaria.

“È solo per rispetto alla formazione matrimoniale che il mondo della politica sembra aver deciso che si può fare poco o nulla”.

Raccomandazioni

Cosa fare, allora?, si domanda il rapporto. Seguono alcune raccomandazioni e proposte:

–         Fine della penalizzazione del matrimonio per gli Americani di basso reddito e per le madri non sposate. Le politiche sanitarie, commenta il rapporto, scoraggiano i genitori a sposarsi e, quindi, incrementano a lungo termine il rischio della povertà e della dipendenza dal welfare.

–         Triplicare il credito d’imposta per i bambini sotto i tre anni.

–         Aiutare i giovani a diventare “sposabili”.

–         Aumentare il potenziale di guadagno, la stabilità e l’orgoglio dei giovani adulti attraverso l’apprendistato.

–         Riformare il sistema della giustizia criminale. Tra tutti gli afro-americani nati dalla metà degli anni ’60, più del 20% finisce in carcere, una percentuale quasi doppia del numero di quelli che si laureano, osserva il rapporto. I detenuti hanno bisogno di essere meglio preparati alla vita che li aspetta fuori, quando lasceranno il carcere.

–         Fine della paternità anonima. Se una donna rimane incinta dopo l’avventura di una notte, il padre può sostenere economicamente il figlio fino ai 18 anni, osserva il rapporto. Per contro se una donna acquista anonimamente dello sperma al banco del seme, l’anonimo donatore non è vincolato da alcun obbligo.

–         Incentivare l’educazione prematrimoniale e promuovere la riconciliazione per le coppie che vorrebbero divorziare.

Queste ed altre proposte incluse nel rapporto sollecitano un sostegno al matrimonio come mezzo per rafforzare la società. Se da un lato urgenti problemi monetari e fiscali occupano le prime pagine, un non meno urgente tema sociale, quello del matrimonio, attende una soluzione.

[Traduzione dall’italiano a cura di Luca Marcolivio]

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Fr. John Flynn

Australia Bachelor of Arts from the University of New South Wales. Licence in Philosophy from the Pontifical Gregorian University. Bachelor of Arts in Theology from the Queen of the Apostles.

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