"Maleficent": un film da leggere con le lenti giuste

Il remake con Angelina Jolie del cartone animato della Disney, ispirato alla fiaba di Perrault, è un inno al pentimento e all’amore materno

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Supporre che il film “Maleficent” con Angelina Jolie sia una sorta di inno al rapporto trasgressivo ci sembra così fuori luogo da pensare che ormai tutto si legga attraverso delle lenti sfocate. Che queste lenti vadano di moda lo possiamo capire, che siano ormai la norma, capiamo anche questo. Ma proviamo a toglierle e guardare ad occhio nudo. E cosa vediamo? Il remake di un vecchio film della Disney, “La bella addormentata nel bosco”, bellissimo e avvincente nella versione originale come in quella di ora.

Perché se il film antico preso dalla fiaba di Perrault era un chiaro segnale a chiamare il male col suo nome e il bene a chiamarlo bene, quello moderno non smentisce il precedente ma va oltre: è un inno al pentimento e all’amore materno. Pensate che roba! E che trasgressione questo sì, ma non nel senso modaiolo e sessuologico.

Lo avrebbe smentito se avesse accennato ad un concetto tanto di moda: che bene e male non esistono; mentre qui è proprio il contrario: il bene è ancora bene e il male è ancora male; solo che spiega facendo un passo oltre, che non sono le persone ad essere “il bene” o “il male”, cosa che non ci sembra per niente sbagliata.

Qualcuno ha sottolineato che qui sono le figure femminili a fare bella figura, prefigurando un inno al femminismo o alla misoginia al contrario. Se non fosse che, visto le figure maschili che appaiono nel film, come dar loro torto?

Che poi il principe azzurro non sia efficace e all’altezza delle aspettative, rientra nell’ordine delle cose (il giovane si dichiara ancora non pronto e questo – scusate tanto – ci sembra solo un tratto positivo per un adolescente che viene spinto a fare quello che ancora non vuol o non sa fare), ma poi riappare alla fine, non fuggito, non scacciato, ma solo in crescita e in futuro innamoramento.

A me sembrano messaggi buoni, così come la figura di una fata cattiva che diventa una mamma affettuosa mettendo da parte la vendetta, altro tema di moda in troppi film.

Se poi vedendo figure femminili forti riuscite a pensare ad una cosa sola (in un senso o in un altro) e a vedere nel bacio di una mamma sulla fronte della bambina morta qualcosa d’altro che non sia il bacio di una mamma, non è un problema mio.

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Carlo Bellieni

Carlo Bellieni è neonatologo, dirigente medico presso l'Unità Operativa di Terapia Intensiva Neonatale Policlinico Universitario di Siena e consigliere nazionale Associazione Scienza & Vita

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