Kokkattu, riferisce AsiaNews, è originario dello Stato indiano del Kerala e insegna da due anni nella scuola Raafainu a Raa Attol, un atollo dell’arcipelago maldiviano.
Mentre trasferiva alcuni dati su un computer scolastico, ha copiato accidentalmente alcune canzoni mariane e un’immagine della Madonna. Gli altri professori se ne sono accorti e hanno avvisato la polizia. Gli agenti hanno fatto irruzione nella casa di Kokkattu e lo hanno arrestato dopo aver trovato la Bibbia e il rosario. Da oltre una settimana è rinchiuso in prigione.
“La mancanza di giustizia e l’intolleranza religiosa si riflettono nelle azioni del Governo maldiviano”, ha affermato Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic).
“Questa è la peggior forma di persecuzione religiosa. Il Governo indiano deve pretendere le scuse per il trattamento meschino a cui è stato sottoposto un suo cittadino”.
Per Sajan George, il caso di Shijo Kokkattu sottolinea il grande paradosso dello Stato maldiviano: “mentre si vanta di essere una delle mete turistiche più ambite al mondo, arrestando innocenti rivela la sua intolleranza e discriminazione versi i non musulmani, e impone restrizioni della libertà di coscienza e di fede”.
La libertà religiosa, ha aggiunto, “rimane un argomento tabù nell’arcipelago. Tra i musulmani, rifiutare di praticare il culto in modo diverso da quello approvato dallo Stato può condurre all’arresto. Inginocchiarsi, congiungere le mani o usare simboli religiosi, come croci, candele, immagini o statuette possono provocare un’azione del Governo”.
“Tutto ciò – ha sottolineato Sajan George – è una chiara violazione dei diritti umani universali. Mentre i musulmani che vivono nei Paesi non islamici chiedono diritti religiosi, lo spirito di reciprocità dovrebbe esistere anche in Paesi come le Maldive e l’Arabia Saudita”.
Nel 2008 un emendamento costituzionale ha negato ai non musulmani la possibilità di ottenere la cittadinanza maldiviana.