Mai farsi derubare della speranza, antidoto contro il cancro della disperazione

Celebrando la Messa nella festa dell’Assunzione di Maria, Francesco esorta i cristiani di Corea ad essere una forza generosa di rinnovamento spirituale in ogni ambito della società

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Dell’intero viaggio di Papa Franceco in Corea l’evento di oggi, la Messa al World Cup Stadium di Daejeon, nella Solennità dell’Assunzione di Maria, nonché Festa nazionale della Liberazione della Repubblica di Corea, era sicuramente uno dei più attesi. La celebrazione ha aperto la seconda giornata del viaggio apostolico di Bergoglio nel paese asiatico.

Giunto a Daejeon non in elicottero ma, a sopresa, in treno, il Papa è stato accolto dal vescovo della città, mons. Lazzaro You Heung-sik; si è poi recato in auto al celebre Stadio, ad un centinaio di chilometri dalla capitale Seoul. Lì alle 10.30 ora locale, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica.

Cinquantamila erano le persone presenti sugli spalti del World Cup Stadium, pronte ad accogliere il Vescovo di Roma agitando braccia e bandiere dei paesi di provenienza, intonando canti, sfoderando tablet e smartphone, sfoggiando lunghi striscioni o cappellini e foulard che ritraevano caricature del Pontefice argentino con il pollice alzato e la scritta in italiano “W il Papa Francesco”.

Sugli spalti c’era anche una più ristretta folla che ha partecipato alla gioia collettiva in silenzio, solo con il cuore, avendo anima e braccia appesantite da una tragedia vissuta solo pochi mesi fa. Sono i superstiti e i familiari delle vittime del naufragio della nave-traghetto Se-Wol affondata il 16 aprile scorso al largo delle coste della Corea del Sud. Un dramma che ha rappresentato un violento scossone per il “Paese del calmo mattino”, che ancora non ha un responsabile né un colpevole e che necessita di giustizia per le 293 persone strappate a questa vita e le dieci disperse su 476 passeggeri.

A loro in particolare sembra rivolgersi il Santo Padre quando proclama dal palco allestito al centro del campo che come Maria nostra Madre, di cui oggi la Chiesa celebra l’Assunzione “in corpo e anima”, siamo chiamati “a partecipare pienamente alla vittoria del Signore sul peccato e sulla morte”.

L’Assunzione di Maria “ci mostra il nostro destino quali figli adottivi di Dio e membri del Corpo di Cristo”, afferma il Santo Padre. Commenta poi le Letture della Solennità: la prima dell’Apocalisse che parla di un “grande segno”, una donna vestita di sole e coronata di stelle, che – spiega – “ci invita a prendere coscienza del futuro che ancora oggi il Signore Risorto apre davanti a noi”.

Soprattutto davanti ai coreani – sottolinea Francesco – che “tradizionalmente celebrano questa festa alla luce della loro esperienza storica”, riconoscendo l’amorevole intercessione di Maria “nella storia della nazione e nella vita del popolo”.

Nella seconda lettura san Paolo afferma invece che Cristo è il nuovo Adamo, “la cui obbedienza alla volontà del Padre ha abbattuto il regno del peccato e della schiavitù ed ha inaugurato il regno della vita e della libertà”. La vera libertà infatti “si trova nell’accoglienza amorosa della volontà del Padre”, rimarca Bergoglio, e da Maria “impariamo che la libertà cristiana è qualcosa di più della semplice liberazione dal peccato”.

A Lei, Regina del Cielo, ci rivolgiamo quindi oggi “quale Madre della Chiesa in Corea”, chiedendole “di guidare i nostri sforzi per trasformare il mondo secondo il piano di Dio e di rendere capace la Chiesa in questo Paese di essere più pienamente lievito del suo Regno all’interno della società coreana”.

Le parole del Papa assumono dunque i tratti di una sentita e profonda orazione: “Possano i cristiani di questa nazione – prega Bergoglio – essere una forza generosa di rinnovamento spirituale in ogni ambito della società. Combattano il fascino di un materialismo che soffoca gli autentici valori spirituali e culturali e lo spirito di sfrenata competizione che genera egoismo e conflitti”.

“Respingano inoltre modelli economici disumani che creano nuove forme di povertà ed emarginano i lavoratori”, prosegue il Papa, e prega pure perché i seguaci di Cristo in Corea rifiutino “la cultura della morte che svaluta l’immagine di Dio, il Dio della vita, e viola la dignità di ogni uomo, donna e bambino”.

“Come cattolici coreani, eredi di una nobile tradizione – aggiunge poi il Pontefice rivolgendosi non più a Dio ma ai presenti – siete chiamati a valorizzare questa eredità e a trasmetterla alle future generazioni”. E ciò comporta per ognuno “la necessità di una rinnovata conversione alla Parola di Dio e un’intensa sollecitudine per i poveri, i bisognosi e i deboli in mezzo a noi”.

Infine Papa Francesco parla di speranza, di cui Maria è la Madre, ricordandoci con il suo cantico di lode “che Dio non dimentica mai le sue promesse di misericordia” e che tutte queste “si sono dimostrate veritiere”. Proprio la speranza, la stessa offerta dal Vangelo – conclude il Vescovo di Roma – “è l’antidoto contro lo spirito di disperazione che sembra crescere come un cancro in mezzo alla società che è esteriormente ricca, ma tuttavia spesso sperimenta interiore amarezza e vuoto”.

“A quanti nostri giovani tale disperazione ha fatto pagare il suo tributo!”, esclama infatti Bergoglio e auspica che i giovani possano, “con la loro gioia e la loro fiducia, non essere mai derubati della loro speranza!” e che vivano sempre “per servire sorelle e fratelli nel Regno eterno. Là dove regnare è servire”.

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Per il testo integrale dell’omelia del Santo Padre cliccare qui

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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