Taizé cross necklace with cord

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Luterani, evangelici e ortodossi rileggono il "testamento spirituale" di freré Roger

Numerosi i messaggi alla Comunità di Taizé in occasione del 75° della fondazione. Tra questi: il patriarca Bartolomeo, il reverendo Junge, il vice segretario dell’Alleanza evangelica mondiale, Wilf Gasser, e il segretario del Wcc, Olav Tveit

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Oltre a quello appassionato e commosso di Papa Francesco, sono tanti i messaggi inviati alla comunità di Taizé in occasione delle celebrazioni per i tre anniversari che ricorrono in questi giorni: il 75° di istituzione della comunità (20 agosto), il centenario della nascita (12 maggio) e il decimo della morte (16 agosto) di frerè Roger. Il sito web ufficiale della comunità – ripreso da L’Osservatore Romano – riporta i testi inviati dal patriarca Bartolomeo, dal segretario generale della Federazione luterana mondiale, Martin Junge, dal vice segretario generale dell’Alleanza evangelica mondiale, Wilf Gasser e quello trasmesso dal segretario generale del World Council of Churches, Olav Fykse Tveit.
 
Nel suo messaggio, il patriarca Bartolomeo evidenzia che il convergere di questi tre eventi in un solo anno per la Comunità ecumenica “segna perfettamente l’indissolubile destino tra la figura carismatica del fondatore, fratel Roger, e il coraggio spirituale che ha dimostrato, rendendo tangibile la sua vocazione ecumenica. Non si tratta soltanto di avere una visione, bisogna essere in grado di darle un corpo e un’anima”. Ispirato dall’urgente necessità dell’unità dei cristiani – aggiunge il patriarca – “fratel Roger ha lavorato non solo la materia esteriore di una comunità, autenticamente multiconfessionale, ma è stato anche il promotore di un ecumenismo spirituale caratterizzato da un’attenzione particolare per i giovani”. Secondo Bartolomeo, “l’unità dei cristiani è una realtà alla quale siamo legati da un impegno irreversibile. Ma ora che col passare del tempo l’entusiasmo dell’inizio sta diminuendo, è necessario interrogarsi sui motivi dell’unità”. Bisogna allora rileggere il “testamento spirituale” lasciato dal monaco svizzero, dove è evidente “la speranza che è rivolta verso il futuro, vale a dire che è radicata nelle giovani generazioni”. “Rendiamo omaggio all’importante missione della comunità di Taizé verso questo ecumenismo della vita che trova la sua fonte in uno spirito di scambio fraterno, nella fedeltà alla sacra Scrittura e ai padri della Chiesa”, conclude il patriarca ortodosso.
 
Anche il reverendo Junge ha sottolineato che “questo 2015 rappresenta una pietra miliare nella vita della comunità”. “Tutti e tre gli eventi – scrive nella sua missiva – hanno lasciato davvero un’impronta speciale nel mondo”. Nel ricordare il coraggio e l’impegno con cui freré Roger, durante la Seconda Guerra mondiale, ha offerto rifugio ai cristiani e agli ebrei perseguitati, il segretario generale della Federazione luterana mondiale, sottolinea come “fin dalla sua istituzione, la comunità di Taizé è stata e continua a essere un luogo di incontro per una nuova solidarietà”. “Negli ultimi 70 anni – aggiunge – centinaia di migliaia di donne e uomini di tutto il mondo, con diversi percorsi personali ed esperienze di fede differenti, sono stati trasformati dalla spiritualità di Taizé semplice e profondamente radicata nella preghiera di ascolto che apre la via a un incontro ravvicinato con Dio e, attraverso di essa, al servizio verso il prossimo”. “La vita di fratel Roger – prosegue poi Junge – è stata un grande dono per il mondo; il suo camminare mano nella mano con Dio era visibile nelle sue azioni, udibile nelle sue parole; ma soprattutto riflette il frutto dell’amore che lui e la comunità di Taizé hanno creato e continuano a creare, guidati dallo Spirito Santo”. “La ricerca costante e l’impegno per l’unità, anche nelle circostanze più difficili – conclude – continuano a essere un esempio di umiltà e forza, di abbandono e di fiducia nell’amore infinito di Dio e nella volontà divina che noi tutti saremo un giorno nell’unità dello Spirito Santo”.
 
Da parte sua, il vice segretario generale dell’Alleanza evangelica mondiale si dice convinto che Taizé ha rappresentato “una benedizione per molte comunità evangeliche e anche per me stesso”. “Sono stato ispirato proprio da un gruppo biblico caratterizzato dallo ‘stile di Taizé’”, confessa, ed esprime la propria gratitudine alla comunità “per la vostra testimonianza del Vangelo di Cristo e per il vostro ministero tra i giovani nel mondo intero”.
 
“Pellegrinaggio” è invece la parola chiave del messaggio di Tveit, in quanto “caratteristica che definisce oggi il movimento ecumenico”. “L’invito della comunità di Taizé a un ‘pellegrinaggio di fiducia sulla terra’ fa eco all’invito della decima assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), tenutasi a Busan, a compiere un pellegrinaggio della giustizia e della pace”, scrive. “Quando si parla di un pellegrinaggio che unisce le dimensioni spirituali della preghiera e del culto all’azione pratica per la giustizia e la pace, ci viene ricordato che la vita e l’identità cristiana fanno parte di qualcosa che è più grande di noi stessi, qualcosa che ci unisce nella solidarietà reciproca quale espressione della grazia e dell’amore di Dio. Abbandoniamo un approccio autoreferenziale ed egocentrico alla fede e alla vita cristiana”.
 
“Camminare insieme in questo pellegrinaggio esige e incoraggia l’apertura al dialogo – sottolinea il segretario del WCC – l’accettazione e la pratica della responsabilità reciproca, nonché l’inclusione dell’altro nel proprio futuro. Cercando un senso al di là di se stessi o di noi stessi come parte di un gruppo particolare, di una Chiesa, di una tradizione, si scopre il senso che dà importanza alla vita di una fratellanza più ampia di quanti camminano insieme”. È dunque significativo, in quest’ottica, il fatto che insieme al 75° anniversario della fondazione della comunità di Taizé si celebri anche il centenario della nascita di fratel Roger e il decimo anniversario della sua morte. “Camminando insieme nel pellegrinaggio della giustizia e della pace ci affermiamo anche reciprocamente come persone con doni e impegni specifici che siamo disposti a condividere”, afferma Tveit. “Come cristiani, ci consideriamo gli uni gli altri fratelli e sorelle che si sostengono reciprocamente per vivere come discepoli di Cristo seguendo il cammino di Gesù. Fratel Roger ha dimostrato la gioia e il dolore del discepolato con la sua vita e la sua testimonianza. Il suo cammino di vita ci aiuta a riconoscere il significato più profondo dell’essere una cosa sola nel corpo di Cristo nella preghiera e nella pratica. Le sue riflessioni sulla fede in Cristo, in mezzo al terrore nazista e alla guerra, e infine la tragedia della sua morte, mantengono la nostra attenzione sulla croce di Cristo. Ci viene ricordato dell’amore unificante, riconciliante e abnegato di Cristo per il mondo e il dono della nuova vita nell’Eucaristia”.

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ZENIT Staff

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