Mr. Martin

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Luigi e Zelia Martin. Genitori degni del cielo

Pubblicato da Shalom il libro di Vera De Dominicis sui due coniugi che verranno canonizzati domenica prossima, 18 ottobre

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Santi del quotidiano, santi nel matrimonio, santi nel loro amore benedetto dal cielo e affidato al cielo. Luigi e Zelia Martin, genitori di santa Teresa di Gesù Bambino, saranno elevati agli onori degli altari domenica 18 ottobre da papa Francesco, nel contesto – molto significativo – del Sinodo per la famiglia.

In un tempo in cui tante certezze sembrano vacillare e la famiglia è sempre più fragile, vive molte difficoltà e ha bisogno di ritrovare una propria definizione e punti di riferimento, questi santi sposi sono un esempio da seguire, una luce sul cammino intrapreso dal papa. In questo orizzonte si colloca la pubblicazione del libro Luigi e Zelia Martin. Genitori degni del cielo, edito dall’Editrice Shalom, che verrà presentato sabato 17 ottobre, alle ore 18:00, presso la libreria Mastai Don Bosco ad Ancona.

L’Autrice, Vera De Dominicis, riesce a far entrare il lettore in quella piccola Chiesa domestica che fu la famiglia Martin, perché ripercorre la storia e la vita di Luigi e Zelia per così dire “dal di dentro”, cioè la ricostruisce a partire dalle Lettere familiari e dalla testimonianza della loro figlia Celina, Incomparabili genitori. Le ricchissime citazioni da questi testi, fanno sì che i ritratti di Luigi e Zelia, di tutte le loro gioie, ansie e dolori condivisi, appaiano vivi al lettore, nella loro straordinaria umanità e nella loro, altrettanto straordinaria, santità.

Sottolinea bene questo aspetto don Luciano Paolucci, che ha curato la presentazione del libro, quando scrive: “È questo un libro originale, perché parla di una famiglia, e ancora più originale perché in esso non è descritta la storia di una famiglia, ma vi è possibile ascoltare una famiglia nella sua vita intima e quotidiana. Ascoltare una famiglia! Questo è uno degli esercizi che ci manca per poter comprendere quale grande tesoro il Signore ha nascosto nell’ordine della creazione pensando alla famiglia”.

Li vediamo allora sposi e consapevoli che il loro amore è un dono del cielo che al cielo va affidato; pronti a fare sempre la volontà di Dio sulla loro strada e continuo sostegno l’uno per l’altro. Un amore vissuto così, è un amore che sempre si rinnova, che non teme il tempo e l’abitudine; infatti, dopo undici anni di matrimonio, Zelia scrive a Luigi, che si trova in viaggio d’affari: “Ti abbraccio di tutto cuore, oggi sono tanto felice al pensiero di rivederti che non posso lavorare. Tua moglie che ti ama più della sua vita” (Lettere Familiari, p. 113).

L’Autrice si sofferma poi particolarmente sul loro essere genitori e il lettore può capire, con meraviglia e ammirazione, che Luigi e Zelia seppero davvero vivere i figli come un dono del cielo e al cielo seppero riaffidarli – con piena fiducia e serenità, pur nel dolore – quando affrontarono la prova durissima di veder morire quattro dei loro nove figli. Così Zelia, dopo aver sofferto per la morte della figlia Elena, di soli 5 anni e dell’ottava figlia di neppure due mesi, scrive alla cognata, che a sua volta vedrà morire il figlio Paolo durante il parto: “Ci sono affanni per tutti, i più felici non sono che i meno infelici; la cosa più saggia e più semplice in tutto questo è di rassegnarsi alla volontà di Dio e di prepararsi in anticipo a portare la propria croce il più coraggiosamente possibile” (Lettere Familiari, p. 124).

I coniugi Martin erano genitori teneri, affettuosi, ma anche rigorosi e particolarmente attenti al clima che si respirava in casa: insegnarono alle figlie la preghiera e la fiducia nel “buon” Dio e coltivarono nel cuore il sogno – poi realizzatosi – che tutte le loro figlie potessero essere a lui consacrate.

La loro vita è una vita semplice ordinaria, una vita vicina a quella di ognuno di noi: lavoro, casa, figli… Ciò che in loro rendeva straordinario il quotidiano era il loro continuo sentirsi, e di fatto essere, alla presenza di Dio: la giornata cominciava con la Messa mattutina, era intessuta di preghiera e, comunque, era vissuta come un dono di Dio. A questo “Padre buono” Luigi e Zelia si affidavano, chiedevano consiglio, sostegno, aiuto; da questo “Padre buono” ricevettero la forza e la luce necessarie per compiere un cammino bello, ma anche molto doloroso.

Vivere nell’amore di Dio, questo ci fa santi e questo ci insegnano Luigi e Zelia Martin, che nella loro vita seppero realizzare quel capolavoro al quale ci ha richiamato papa Francesco, in una delle sue Udienze dedicate proprio alla famiglia: “La stessa vita famigliare, guardata con gli occhi della fede, ci appare migliore delle fatiche che ci costa. Ci appare come un capolavoro di semplicità, bello proprio perché non artificiale, non finto, ma capace di incorporare in sé tutti gli aspetti della vita vera. Ci appare come una cosa ‘molto buona’, come Dio disse al termine della creazione dell’uomo e della donna (cfr. Gen 1,31)" (Udienza Generale, Aula Paolo VI, 12 agosto 2015).

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ZENIT Staff

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