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L’obbedienza che libera dai lacci ingannevoli della natura

Il mondo di oggi segue l’istinto naturale, senza porsi minimamente in un personale “rapporto obbediente con il cielo”

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In questi giorni di agosto, anche se tutti giustamente sono proiettati al riposo e alle vacanze, non è mai mancato un pensiero o un riferimento a Maria, almeno in quei cuori intimamente legati alla Madre del Signore. La Vergine comunque è nella mente di molti credenti e spesso ne diviene il punto di riferimento di una vita, qualsiasi sia l’attività svolta o l’incarico, economico, politico, professionale, religioso ricoperto. Questa “donna” è da sempre un esempio indelebile di vera obbedienza, fino al punto di concepire il Figlio dell’Uomo non certo per natura, ma solo per l’obbedienza a Dio, consegnandosi, dimessa e fiduciosa, interamente alla sua eterna volontà.
Avvenga di me secondo la tua parola!. Maria con il suo sì compie una vera rivoluzione nell’animo dell’Umanità, aprendo un varco per ogni uomo verso l’alta dimensione dello spirito, spesso presente solo in vane e futili parole, ma senza incidere concretamente sul quotidiano. Se ci si ferma un attimo ad osservare il comportamento del vero credente in ogni sua azione, non si può non immaginarlo quale soggetto attivo di questa rivoluzione avviata da Maria. Chi vive di fede ha l’obbligo di vivere la quotidianità nell’obbedienza alla Parola e alla volontà divina, più che organizzare la realtà personale e sociale solo secondo natura.
Se ad esempio in un rapporto coniugale non si è capaci di esprimere la propria fedeltà nel quadro dell’obbedienza a Dio, continuando a manifestarla solo per natura, si rischia di perdersi. Una sostanziale differenza dagli altri non la si coglierà solo nel gioco degli impulsi naturali, ma nella profondità del legame con Dio. È questa connessione soprannaturale che permette ad ognuno di vedere in suo marito o in sua moglie quel valore particolare che la natura non sa rendere visibile. Senza di essa sarà facile e inevitabile, sia per l’uomo che per la donna, sconfinare in altre relazioni lontane dalla propria realtà familiare, con i guasti successivi che vanno a deturpare pesantemente un qualsiasi rapporto di coppia.
La forza o il limite dell’uomo di fede non stanno nel numero delle sue scoperte a favore o meno del progresso umano, ma nella sua capacità o inadeguatezza di essere nel mondo senza dipendere da esso. Gesù dice in Giovanni: Sono nel mondo ma non sono del mondo. Il credente non può non concedere al “Padre Creatore” tutta la sua obbedienza. Un gesto non di schiavitù, ma di assoluta redenzione, necessario per leggere la realtà con il cuore libero da ogni tentativo di falsificazione. Nell’obbedienza ogni cosa impossibile diventa fattibile, nonostante la mentalità corrente, ancorata ad un relativismo di comodo. Un camuffata condizione generale che offre una visione del mondo molto più circoscritta, anche nel rapporto con un Dio personale con il quale si può convivere, pur non mettendo mai in discussione le malefatte e le contraddizioni della propria esistenza.
Maria persino sotto la croce, consegnata alle cure di Giovanni, accettò senza alcuna riserva di essere la Madre di tutti, prendendo sul suo cuore le pene, i drammi e le gioie di ogni persona. Ancora una volta Maria è madre per obbedienza e non per natura. Fare quindi una seria distinzione tra obbedienza e natura diventa per il cristiano un passo indispensabile per contribuire al miglioramento della propria comunità. Se ci si guarda intorno non sfuggirà a nessuno come questa distinzione non sia purtroppo presa in seria e costante considerazione, rinunciando di fatto alla costruzione di un mondo migliore.
L’obbedienza a Dio lascia in mille occasioni il passo all’obbedienza alla natura, con i risultati sociali che non pongono al centro, se non a parole, la dignità dell’uomo, al di là del censo e delle sue condizioni attuali. Il teologo mons. di Bruno spesse volte ha osservato che la natura, se non ben governata, inganna, illude, spinge in più occasioni ad essere immorali, ladri, disonesti, privi di valori universali, idolatri, ingenerosi persino con la propria madre e il proprio padre. La bestemmia così rischia di diventare di casa e le superstizioni aumentano il loro volume, consentendo ad altri di approfittare di ogni debolezza interiore che si riflette nel tempo ugualmente su quella fisica.
La natura, senza un riparo forte spirituale, conduce chiunque verso il male, via più agevole da raggiungere rispetto a quella che porta al bene, a cui si arriva sempre per obbedienza alla luce suprema. L’amore stesso cristiano non è che arrendevolezza al Verbo, non altro! Ma il mondo degli uomini è pronto ad incamminarsi verso questa strada di completa devozione che renderebbe la vita terrena meno violenta, più giusta, non falsa, aperta a regole sapienti? Senza un cambiamento radicale si capisce che la risposta rimane negativa. Cosa bisogna fare? La risposta è nelle parole di Mons. Costantino Di Bruno, rivolte durante l’omelia ad un consistente numero di fedeli che seguiva la santa messa in un villaggio turistico:
 
Per poter obbedire al Signore bisogna prendere Maria nella propria casa. Come vostra Madre, come vostra sorella, come vostra amica. A lei chiedere di condurvi di bene in bene; di ascolto in ascolto; di obbedienza in obbedienza, perché se lei non vi conduce sarete senza Madre. Voi tutti sapete che un figlio senza madre rischia di sbandare, perché manca del punto di riferimento principale. L’indicazione del sacerdote è precisa. Maria deve entrare nel cuore dell’umanità se si vuole fare dell’obbedienza al Signore non un sacrificio, ma uno stile di vita. Maria, esempio singolare di un tale indispensabile atteggiamento trascendente, è l’unica che può compiere questo possibile miracolo spirituale e sociale dentro ad ogni singolo uomo.
La natura ha spesso necessità di essere guidata, orientata. Ha bisogno di essere portata ogni giorno verso la sua verità per obbedienza. Una coppia di sposi che rompe il patto sacro del matrimonio consegna i figli alla rovina, perché travolti da una natura lasciata ad agire attraverso i suoi lacci ingannevoli, da cui solo la vera fedeltà a Dio può sciogliere e liberare. Chi è fuori lobbedienza, ha sottolineato il sacerdote, “…non potrà aiutare nessuno ad essere obbediente, rischiando di falsare quei momenti centrali della vita religiosa di un credente, come il battesimo, la cresima, il matrimonio stesso.
Il mondo di oggi segue l’istinto naturale, senza porsi minimamente in un personale “rapporto obbediente con il cielo”. Il danno che scaturisce da questo infausto gesto umano è veramente grave: Davanti a noi guerre; ingiustizie sociali opprimenti; massacri di donne, bambini, uomini; stupri; femminicidi; ruberie; corruzione; terrorismo, ecc. L’ascolto e l’obbedienza alla Parola del Signore, senza dipendere dalle illusorie tendenze della natura, diventano ancora oggi, sull’esempio sublime di Maria, il vero terreno utile su cui costruire un domani meno mendace per qualunque essere umano.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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