Lo studente internazionale: artefice e protagonista della trasmissione della fede

Si è aperto a Roma il III Congresso Mondiale di Pastorale per gli Studenti internazionali

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ROMA, mercoledì, 30 novembre 2011 (ZENIT.org) – È stato inaugurato oggi pomeriggio il Terzo Congresso Mondiale di Pastorale per gli Studenti internazionali, che continuerà fino a sabato 3 dicembre.

Ad aprire l’evento, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, è stato il presidente del dicastero, monsignor Antonio Maria Vegliò, il quale ha dato “con gioia” il benvenuto ai partecipanti.

“La vostra presenza è testimonianza di quanto si sta realizzando nel campo della sollecitudine pastorale della Chiesa verso questa particolare categoria degli studenti internazionali in seno all’impressionante fenomeno delle migrazioni”, ha detto il presule, che ha cominciato il suo discorso con una sintesi della storia del congresso e della pastorale per gli studenti internazionali, dagli anni ‘50 ad oggi.

L’obiettivo del III Congresso – ha continuato il presule – è “delineare e approfondire le caratteristiche della mobilità internazionale studentesca nell’ambito dell’incontro delle culture”.

Si tratta di “un compito arduo, come diceva il Beato Giovanni Paolo II, per la Chiesa di oggi comprendere l’estrema varietà delle culture, dei costumi, delle tradizioni e delle civiltà”, ha aggiunto.

Come ha ricordato mons. Vegliò, in linea con il suo predecessore, papa Benedetto XVI ha espresso nel 2005, durante il suo primo incontro con gli universitari degli Atenei Romani “il vivo desiderio che si porti avanti la riflessione sul nuovo umanesimo, tenendo presenti le grandi sfide dell’epoca contemporanea e cercando di coniugare fede e cultura”.

“Il Papa auspica – ha sottolineato Vegliò – che in questo momento storico sia avviata un’attenta ricerca culturale e spirituale”.

Nella sua Esortazione Apostolica Post-sinodale Africae Munus, il Pontefice “insiste, ancora una volta, sul ruolo essenziale delle università e delle istituzioni accademiche cattoliche, nell’attuale contesto del fenomeno migratorio e di grande mescolanza di popolazioni, di culture e di religioni”.

Il presule si è poi soffermato sulla presenza “trasformatrice ed evangelizzatrice” degli studenti internazionali. Spinta dalla mondializzazione, dalle precarie situazioni politiche ed educative in patria o agevolata da programmi di scambio interuniversitario e da incentivi finanziari, “la mobilità degli studenti internazionali sta conquistando grande rilevanza socio-politica ed economica nel mondo odierno, diventando così una realtà di grande interesse sia per i Paesi di partenza che per quelli di accoglienza, sia per la Chiesa che per l’intera umanità”.

Secondo alcune stime – ha ricordato – il numero degli studenti internazionali si aggira oggi attorno ai 3 milioni, con tendenza al rialzo: nel 2025 potrebbero essere 7 milioni.

Mentre la modernizzazione offre la possibilità di accostarsi più facilmente al patrimonio culturale e spirituale dell’umanità, dall’altro lato lo studente estero porta con sé un bagaglio di “conoscenze e di valori, di mentalità e di comportamento, formato nella propria fede e cultura”.

“Si tratta dunque di valorizzare, alla luce della fede cattolica e della ragione, della verità e della carità, quegli elementi positivi del loro modo di professare la fede, di pensare, di relazionarsi, di esprimersi, di svilupparsi per il bene della società umana e della Chiesa”, ha proseguito Vegliò.

In questo modo, “lo studente internazionale potrà divenire artefice e protagonista della trasmissione della fede in Gesù e dei valori umani e culturali”.

Per la Chiesa, ha continuato il presule, il flusso migratorio di studenti internazionali costituisce “uno speciale dono in quanto essi sono attori e destinatari della sua missione”.

Contribuiscono “all’evangelizzazione e alla ‘nuova evangelizzazione’, alla creazione di un nuovo umanesimo di fraternità e di solidarietà, di rispetto e unità nella diversità”.

Allo stesso tempo, sfidano la Chiesa “a misurare la sua capacità pastorale di rispondere alle loro esigenze e domande spirituali, culturali e materiali, di fronte ai conflitti di valori e interessi, riscontrati nella cultura ospitante”.

Come ha ribadito Vegliò, “oggi la Chiesa è chiamata più che mai ad aiutare a scoprire il ruolo strategico degli studenti internazionali, non solo per il futuro delle loro nazioni, ma anche per il bene dell’intera comunità internazionale e della Chiesa”.

Affidando i partecipanti al materno sostegno di Maria, Madre di Dio e Madre dell’umanità, il presidente del Pontificio Consiglio ha concluso il suo intervento con un ringraziamento a tutti i partecipanti “per il servizio che rendete alla Chiesa e alla società umana”.

Presentando il programma del congresso, il segretario del dicastero, mons. Joseph Kalathiparambil, ha iniziato il suo intervento con un ricordo personale. Il congresso, così ha detto, “mi riporta ai bellissimi anni in cui anch’io ero uno ‘studente estero’ in questa Città eterna”, un’esperienza “stimolante e valorizzante”.

Nel Congresso iniziato oggi – ha spiegato il presule indiano – “il nostro Consiglio vuole concentrarsi su come sviluppare una metodologia ben studiata di approccio a questo crescente e stimolante fenomeno, come pure un programma di network continentale e internazionale ampiamente coordinato per il futuro di questo cruciale ambito di attività pastorale della Chiesa”.

Mons. Kalathiparambil ha ricordato inoltre la partecipazione, fra gli altri, dei cardinali Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, di mons. Savio HonTai-Fai, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e di mons. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster.

L’avvenimento principale del congresso sarà l’Udienza con Benedetto XVI, in programma venerdì 2 dicembre, “un’occasione unica e solenne per tutti”, ha concluso Kalathiparambil.

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ZENIT Staff

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