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L’insegnamento della montagna

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 5,1-12

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Lettura
Matteo, che scrive il Vangelo per il popolo di Israele, struttura l’insegnamento di Gesù in cinque grandi discorsi. Il primo, quello che contiene le Beatitudini, è posto all’inizio della vita pubblica del Maestro perché è la quintessenza del suo messaggio, la Magna Charta del Regno dei cieli (lex nova) dove è presentato il ritratto del perfetto discepolo. Pertanto, circa il luogo geografico, Matteo preferisce considerare il significato simbolico dei monti biblici, e rimanda alla promulgazione della Legge ebraica (lex vetera) avvenuta sulla montagna del Sinai.
Meditazione
L’osservanza dei Comandamenti sembra essere per molti una pretesa eccessiva, tant’è che la legge morale naturale che essi contengono è negata dal pensiero laicista o, semmai, considerata una norma che evolve dai comportamenti della società. Se così è considerata la cosiddetta lex vetera, che cosa dire delle Beatitudini? Tutti desideriamo essere felici, perché siamo strutturati per una vita beata, ma di fatto siamo tristi. Il nuovo orizzonte sovversivo della nostra epoca è sognare di essere paghi, lontani da ogni riferimento spirituale; ma questo è contro la legge impressa nel cuore dell’uomo. Sant’Agostino nelle sue Confessioni, scrive: «Ci hai fatti per teo Signoree il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te» (1,1,1). La felicità discende soltanto da Dio: non vi è altra sorgente. È sempre offerta: è un suo dono. Le Beatitudini presentano le condizioni per essere felici. Che cosa pensare e fare di fronte a questa deriva che sta corrodendo la società intera, ossia il costruirsi un mondo senza Dio? Le Beatitudini diventano credibili se noi, cristiani, sappiamo vivere nella gioia con quello che abbiamo e che siamo. La prima beatitudine di Gesù è questa: “Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (cfr. Lc 11,28). Papa Francesco ha scritto nella Evangelii gaudium: «La gioia del vangelo è quella che niente e nessuno ci potrà mai togliere» (n. 84). “Vera e perfetta letizia”, allora, sta nel considerarsi poveri nello spirito, cioè nel credere con fiducia che la Provvidenza divina c’è sempre, in ogni circostanza lieta o triste, ed è per tutti: è Dio Amore presente in noi. Solo la gioia che brilla negli occhi del povero può penetrare il buio esistenziale che ci circonda. La gioia è una vetta; la si conquista scalando la montagna delle Beatitudini, passo dopo passo.
Preghiera
Signore, hai nascosto la tua sovranità nella povertà. Ti sei circondato di uomini semplici e hai insegnato a vedere la tua presenza nei poveri, negli afflitti, nei perseguitati, negli emarginati, nei bisognosi. Donaci la mitezza e l’umiltà di cuore per camminare speditamente verso il tuo Regno.
Agire
Voglio interrogarmi su quale beatitudine mi è più difficile raggiungere.
Meditazione del giorno a cura mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia – San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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