Libia, migliaia di profughi oppressi e costretti ad arruolarsi

Il presidente dell’Agenzia Habeshia chiede l’intervento dell’Unione europea per attuare un piano di evacuazione. Chiede inoltre che il progetto ‘Frontex’ venga finalmente reso operativo

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Uno dei deleteri effetti dei conflitti in corso nel mondo è lo spostamento di masse di persone in fuga. Scappati da guerre e persecuzioni nei loro Paesi d’origine, migliaia di profughi dell’Africa subsahariana si trovano ora incastrati in Libia, costretti a confrontarsi con nuove violenze e a subire vessazioni. Molti hanno perso la vita, tanti altri stanno morendo di fame, altri ancora sono reclutati in maniera coatta come portantini di feriti o facchini per le munizioni.

La denuncia giunge da don Mussie Zerai, presidente dell’Agenzia Habeshia, che si occupa di cooperazione e sviluppo. Il sacerdote racconta alla Radio vaticana che la popolazione è “molto spaventata”, soprattutto “a causa delle bombe, dei proiettili che vengono sparati per la strada… Ci sono stati anche morti in casa: mentre erano in casa, piombava una bomba … la gente è terrorizzata!”. E non è finita. Don Zerai parla delle “varie aggressioni che ci sono state anche casa per casa: sono stati derubati, aggrediti, hanno subito abusi di ogni genere … Questo è quello che ci raccontano”.

Il presidente dell’Agenzia Habeshia chiede alla comunità internazionale di “progettare un piano di evacuazione per proteggere queste persone, anche nei Paesi confinanti”. Racconta che chi prova a fuggire verso la Tunisia viene bloccato al confine, non riuscendo a scappare neanche lì. Un richiamo viene rivolto verso all’Unione europea, la quale deve intervenire per “prevenire tutti questi morti, sia nel deserto che nel Mediterraneo: tutti sono diretti verso l’Europa, non solo verso l’Italia. Anzi, molti vorrebbero andare nell’Europa del Nord”. Questo significa – secondo don Zerai – “che l’Italia è solo l’ingresso, la porta dell’Europa e quindi il problema non è solo italiano, ma anche europeo. E la richiesta del ministro dell’Interno Alfano affinché ‘Mare Nostrum’  possa essere rilevato, assorbito da Frontex è giusta”.

“È vero che Frontex non è nata per accogliere – prosegue il sacerdote -, ma per respingere: quando è stata ideata era nata per respingere gli arrivi e proteggere i confini dell’Europa; è ovvio che oggi si rifiuta a subentrare. Però, per questo bisogna rivedere i regolamenti e anche il progetto per cui è nata Frontex: che diventi un’agenzia che protegge e accoglie questi rifugiati”. Però – precisa il presidente dell’Agenzia Habeshia – “dev’esserci un accordo tra tutta la comunità europea secondo il quale queste persone, poi, dovranno essere ridistribuite su tutto il territorio europeo”.

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ZENIT Staff

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