Libertà religiosa: un problema anche europeo

I dirigenti di Aiuto alla Chiesa che Soffre analizzano i risvolti del loro ultimo Rapporto Annuale

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La libertà religiosa non è “una libertà come le altre”: essa è piuttosto “un diritto fondamentale tra i diritti umani, poiché è dalla libertà di coscienza che derivano quasi tutti gli altri diritti”.

Lo ha dichiarato Johannes Heereman von Zuydtwick, presidente esecutivo internazionale della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), in occasione della presentazione del Rapporto Annuale sulla libertà religiosa, curato da ACS, avvenuta stamattina presso l’Associazione Stampa Estera.

Il presidente di ACS ha messo in rilievo in modo particolare gli “eventi degli ultimi mesi” che “soprattutto nel Medio Oriente, lasciano poco spazio all’ottimismo riguardo a possibili miglioramenti nel prossimo futuro”.

In particolare la situazione dei cristiani è diventata “sempre più a rischio”: si tratta di “una catastrofe che non è più possibile ignorare”, tuttavia alla Chiesa Cattolica sta a cuore la libertà religiosa dei propri fedeli, così come degli appartenenti a qualsiasi altro culto.

Commentando i dati oggi divulgati, Peter Sefton-Williams, presidente del Comitato di redazione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, ha sottolineato come, comunque, 80 paesi (circa il 41%) “non hanno fatto registrare nessuna preoccupazione riguardo alla mancanza di libertà religiosa”.

In conclusione, nell’arco temporale in cui è stata condotta l’indagine (ottobre 2012 – giugno 2014), “la libertà religiosa ha conosciuto un periodo di grave declino” che, sebbene sia particolarmente accentuato “negli stati musulmani”, si estende anche “regimi autoritari” come la Cina o la Corea del Nord, presentando tendenze “genuinamente preoccupanti”, persino in paesi dell’Europa Occidentale come il Regno Unito.

“Ciò è maggiormente visibile nel sempre più ridotto consenso sui diritti di coscienza dei credenti – ha spiegato Sefton-Williams -. Mentre l’opinione pubblica concede che i credenti debbano, come minimo, essere liberi di praticare la loro fede in privato, vi è sempre meno accordo sul grado di visibilità sociale accordato a questa stessa fede”.

C’è quindi una tendenza delle élite europee a trattare la fede come un “problema da gestire piuttosto che qualcosa da celebrare”: questa tendenza a “gestire e relegare la fede ai margini delle comunità probabilmente aumenterà con l’inasprimento della violenza ispirata alla religione”, ha osservato Sefton-Williams.

Dello stesso parere Martin Kluger, membro dell’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa, secondo il quale, pur essendo il Vecchio Continente sempre stato “la culla dei diritti umani” in particolar modo nell’ultimo decennio, alcuni dei diritti più fondamentali sono stati “messi alla prova in molti paesi europei”.

Si registrano, infatti, restrizioni alla “libertà di coscienza”, specie in campo medico e farmaceutico a discapito degli operatori sanitari contrario all’aborto o all’eutanasia, in stati membri dell’UE, come Francia, Regno Unito e Svezia.

Inoltre, “nelle norme che regolano le assunzioni, è proibita la discriminazione per motivi religiosi o di orientamento sessuale”: se però tale principio fosse esteso all’intero settore dei beni e servizi, “ciò porterebbe alla violazione dell’autonomia personale, della libertà imprenditoriale, della libertà di coscienza/religione”.

L’imposizione della teoria del gender, del matrimonio omosessuale e delle adozioni da parte di coppie omosessuali, poi, richiede che “i cristiani o i musulmani rimangano completamente silenziosi rispetto alla loro visione morale sull’omosessualità”.

Per non parlare dell’annosa questione dell’esposizione del crocefisso in pubblico, uno dei modi con cui i “secolaristi radicali” cercano di “escludere il punto di vista religioso dalla vita pubblica”, assieme all’eliminazione di “qualsiasi finanziamento pubblico della religione” e all’impedimento “a chi si dichiara apertamente cristiano di ricoprire incarichi pubblici”.

C’è infine l’odioso fenomeno dei “crimini per odio” e un “crescente vandalismo” a sfondo religioso.

Uscire dal “ghetto” religioso è possibile soltanto se, come afferma il celebre giurista ebreo Joseph Weiler, si riescono a comunicare tre concetti: “1) comunicare l’idea che la fede non è un fatto solamente privato; 2) educare gli altri all’idea che la fede non è separata o contraria alla ragione; 3) convincere gli altri che il mistero e l’ineffabile hanno davvero un posto nelle nostre vite”, ha quindi concluso Kugler.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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