Liberati i tre religiosi rapiti in Camerun

Don Giampaolo Marta, don Gianantonio Allegri e suor Gilberte Bussiére erano stati sequestrati lo scorso 4 aprile. Padre Lombardi: “Il Santo Padre tempestivamente informato”

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Finalmente liberi don Giampaolo Marta, don Gianantonio Allegri e la religiosa canadese, suor Gilberte Bussiére, i tre religiosi rapiti in Camerun lo scorso 4 aprile da due gruppi armati nelle loro abitazioni nella diocesi di Maroua, nel Nord del Paese. A dare la notizia è stato il vescovo emerito di Maroua, Philip Albert Joseph Stevens, ai microfoni della Radio Vaticana, riferendo che i due sacerdoti e la suora della Congregazione di Notre-Dame di Montreal ora stanno bene e sono già in volo verso Yaoundé, capitale del Camerun.

“La liberazione dei tre religiosi è una notizia che ci riempie di gioia”, ha affermato in una dichiarazione il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. “Il Santo Padre – ha aggiunto – che fin dall’inizio aveva seguito la drammatica vicenda, ne è stato tempestivamente informato. Ringraziamo il Signore perché questa vicenda è giunta a una conclusione positiva”.

“Allo stesso tempo – ha proseguito padre Lombardi – continuiamo a pregare e ad impegnarci perché ogni forma di violenza, odio e conflitto nelle diverse regioni dell’Africa e nelle altre parti del mondo possa essere superata, e rinnoviamo il ricordo e l’impegno per le molte altre persone innocenti di diversa condizione ed età che, come ben sappiamo, rimangono vittime di inaccettabili sequestri in diversi luoghi di conflitto”.

La notizia della liberazione dei religiosi arriva a pochi giorni di distanza da un’altra importante operazione che ha portato alla liberazione dell’italosvizzero Federico Motka, sequestrato in Siria oltre un anno fa dai terroristi dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil).

Motka era nella regione mediorientale come coordinatore di interventi umanitari per conto dell’organizzazione no profit tedesca Welthungerhil. Era stato rapito ad Atmeh il 12 marzo 2013 da un gruppo di uomini armati, non lontano da Damasco, in un’area controllata prevalentemente da ribelli. Intervistato da un giornale turco, l’uomo ha raccontato di aver subito torture e violenze durante la sua “detenzione”.

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ZENIT Staff

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