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Liberare l’orecchio dalla sua sordità spirituale

Il continuo andare contro la giustizia e la moralità attesta, con chiara evidenza, come l’orecchio dell’uomo non abbia saputo ascoltare la voce di Dio

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 La società odierna rischia di consumarsi all’ombra della sua tanto acclarata potenza, mentre continua a non ascoltare la Parola che tutto libera e ogni cosa redime. Oggi seguire un Tg o leggere un qualsiasi giornale non è altro che ripetere un esercizio di convivenza con un’infinità di affanni. Non si tratta in molti casi di dare solo brutte notizie per scelta editoriale, perché entreremmo in un altro serio aspetto della vicenda, ma di un riscontro obiettivo della realtà che sta perdendo pian piano la sua anima.
Sullo sfondo pesano purtroppo come macigni: Le guerre; il terrorismo; la violenza domestica inaudita; il disorientamento dei giovani e degli adulti; le crisi economiche; la paura e l’incertezza del futuro; la decadenza della buona politica; la corruzione; il legame viscerale con un mondo virtuale; la svendita della propria identità; i diritti che disconoscono a maggioranza le leggi eterne della natura; il relativismo religioso ecc. Una cosa è certa! L’uomo sta pagando la presunzione storica di essere da sé stesso, magari affacciandosi al mistero del cielo con teorie facilmente modificabili e pronte a giustificare persino il peccato contro l’umanità e contro Dio.
Eppure la Parola di Gesù è straordinaria per la sua limpidezza e immediatezza. Manca però l’orecchio adeguato ad ascoltare la sua melodia, la sua giustizia. Essa giunge come un ultrasuono e trova tutti impreparati. Il suono celeste si perde così tra i meandri di un mondo sordo alla verità, anche se attento agli infrasuoni dell’apparenza e degli effetti speciali che tutto trasformano in dolci sensazioni, eludendo di fatto la realtà. Per poter ascoltare la sapienza divina occorre far presente allo Spirito Santo la necessità di avere un “orecchio”, quale suo dono perpetuo.
Fuori dallo Spirito Santo non si possiede la capacità di ascoltare il tono perfetto della voce di Dio e di Cristo Gesù. Qualunque navigatore nel mare aperto della vita avrà ogni volta bisogno di una bussola, capace di segnalare la giusta rotta; nello stesso modo avvertirà l’urgenza di un orecchio attento a quei suoni e rumori che di solito racchiudono in sé la voce chiara di quanto precede un evento naturale, bello o brutto che sia. Ma possono coesistere in uno stesso individuo l’orecchio della “violazione” e quello dello Spirito Santo?
Basta guardarsi attorno per percepire come facilmente si tenda maldestramente a far convivere delle differenze sostanziali che, scontrandosi con l’equilibrio della Creazione, saranno all’infinito incompatibili. La scelta non può quindi che essere netta, nonostante l’ipocrisia sociale si adoperi a mischiare le carte della obiettività, rendendo tutto plausibile e accettabile. O si decide di camminare secondo le leggi del Signore, che superano nell’essenziale quelle degli uomini, o si rischia di penetrare in una sordità spirituale, causa in ognuno di una lettura distorta del proprio ruolo sociale e di quanto avrà dinnanzi agli occhi!
Eppure lo Spirito parla: lo fa con i rifugiati, così come con i potenti della terra; con gli atei e i credenti; con i genitori e con i figli; con i sacerdoti e i laici; con i produttori e i consumatori; con i politici e gli elettori; con i professori e gli allievi; con i buoni e cattivi; con i prepotenti e gli innocenti. Il continuo andare contro la giustizia e la moralità attesta, con chiara evidenza, come l’orecchio dell’uomo non abbia saputo ascoltare la voce di Dio. Ha invece captato quella artefatta dell’uomo che nulla fa filtrare di quanto lo Spirito Santo infonde nel cuore e nella testa degli esseri umani.
Succede perciò che l’orecchio sensibile alla verità del Figlio dell’Uomo lasci il posto, tragicamente, all’orecchio dell’ingiustizia e dell’immoralità. La cosa che fa rimanere stupiti, specie in chi abbia raggiunto un minimo di maturazione interiore, sta nella convinzione di risolvere le grandi questioni economiche, sociali, politiche e di genere, solo con l’attuazione di formule giuridiche ed economiche di nuova generazione. Operazioni tecnicamente valide che però stridono con il permanere di quei comportamenti discutibili, travalicanti il senso della vergogna, pronti ad affossare il valore antologico e naturale di qualsiasi situazione vissuta.
Una contraddizione manifesta, ma che fa fatica ad essere osservata nella sua profonda accezione. C’è tuttavia da dire che il seminatore celeste semina la Parola in ogni cuore. La scelta di farla propria è comunque personale e nessuno la può imporre ad altri, pena la validità della stessa. La parabola del Seminatore nel vangelo di Marco ci indica le coordinate per capire le fondamenta di questa oggettività. I semi che cadono hanno una ventura diversa in relazione al luogo in cui andranno a posarsi. Quelli sulla strada non produrranno frutto, così come l’uomo distratto dalle tentazioni quotidiane non renderà fertile il suo animo agli insegnamenti evangelici e il suo orecchio rimarrà sordo.
Stessa sorte per il terreno sassoso o coperto dai rovi. Nel primo ciò che spunta timidamente, non resisterà al calore del sole. Non a caso ciò che nella quotidianità viene accolto con gioia iniziale, se manca di radici profonde, rischia di vanificarsi. Dove poi i rovi coprono ogni spazio, soffoca qualsiasi timido germoglio. Anche l’uomo infatti, appena dimentica la Parola assunta, sbarra la strada all’orecchio dello Spirito. Di riflesso si lascia inaridire dalle mille preoccupazioni personali e sociali, nonché dalla seduzione che accompagna ogni passione e ricchezza materiale fine a se stessa.
I semi che viceversa cadono sul terreno fecondo, da dove è possibile intendere la voce del Creatore, produrranno sempre frutti buoni, in grado di segnare positivamente la storia degli uomini. Da qui diventa verosimile l’accesso a passaggi chiari per poter imprimere alle comunità un deciso passo di autentica libertà, di amore fraterno per il prossimo e di abbandono della sordità spirituale. L’ascolto sereno della Parola, giorno dopo giorno, tutto trasformerà in verità e bene comune.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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