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Leader UE plaudono al Papa: "Colpiti dalle sue parole, le diffonderemo in ogni capitale europea"

Schulz, Juncker e Tusk esprimono alla stampa l’entusiasmo per il discorso del Pontefice durante il Premio Carlo Magno. In mattinata udienza privata di Bergoglio con la cancelliera Merkel

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“Un messaggio chiaro e incoraggiante”. Sono le parole di apprezzamento espresse ai media tedeschi dalla cancelliera Angela Merkel per il discorso pronunciato da Papa Francesco stamane, durante la cerimonia di consegna del Premio Carlo Magno 2016. Il Papa, ha detto Merkel, “ci ha esortato a tenere presente tre cose: la capacità di dialogo, la capacità di integrazione e la capacità di fare qualcosa. Credo che fare qualcosa sia il compito assegnato a noi, agire per tenere l’Europa coesa”.
La stessa cancelliera era stata ricevuta privatamente per 25 minuti dal Pontefice in mattinata, in Vaticano. Nel colloquio sono stati affrontati i temi di integrazione, di diritti e doveri umanitari e di futuro dell’Europa, come hanno fatto sapere dall’entourage della premier tedesca. La Merkel ha donato al Papa un cofanetto di cd musicali e Francesco ha ricambiato con un medaglione dell’Angelo della pace, perché – ha spiegato – “di questo abbiamo veramente bisogno”.

Entusiasmo e impressioni positive per le parole del Papa sono state espresse anche dai tre leader delle istituzioni europee presenti in Vaticano: Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo; Jean-Claude Junker, presidente della Commissione europea; Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo. Incontrando i giornalisti in conferenza stampa subito dopo la cerimonia con il Pontefice, i tre leader hanno detto di essersi sentiti incoraggiati dal Papa e di aver apprezzato il discorso, specie nei passaggi su dialogo, integrazione e “creatività” come pilastri di una società europea dal volto umano. Tanto da annunciare di voler diffondere in tutte le capitali del Vecchio Continente il testo del Pontefice.
In particolare, ha spiegato Martin Schulz, “mi ha colpito la preoccupazione del Papa per la coesione europea e per la minaccia ad essa più grave, cioè la disoccupazione giovanile”, come pure l’attenzione per i profughi. A tal proposito Schulz ha parlato di “cinismo” da parte dei governi che rifiutano i rifugiati scaricando il problema sulla Germania. “Sono proprio loro – ha detto – quelli che, più di tutti, dovrebbero leggere il discorso del Papa”.
Nel suo intervento della mattina, il presidente del Parlamento europeo aveva ammesso che “l’Europa sta attraversando una crisi di solidarietà e i valori comuni su cui si fonda stanno vacillando. È pertanto giunto il momento di lottare per l’Europa. Tutti gli europei sono chiamati a mobilitarsi a favore dell’Europa”, ha sottolineato.
Per Schulz “le forze centrifughe delle crisi tendono a dividerci piuttosto che a unirci più strettamente. Gli egoismi nazionali, la rinazionalizzazione e il particolarismo nazionale si stanno espandendo. Non vi è dubbio che per quanto riguarda la questione dei profughi l’Europa si trovi di fronte a una sfida epocale”. “Era dalla Seconda Guerra mondiale – ha ricordato – che non vedevamo così tante persone in fuga in tutto il mondo. Eppure i populisti approfittano della situazione fomentando le paure invece di cercare una soluzione. La paura è comprensibile ma, in politica, è cattiva consigliera”.
Dimenticando quindi completamente la storia, “25 anni dopo la caduta della cortina di ferro alcuni vogliono costruire in Europa nuovi muri e recinzioni, mettendo quindi a repentaglio una delle più grandi conquiste europee, la libertà di circolazione”, ha evidenziato il leader tedesco. E ha aggiunto: “Le persone che fuggono dalla brutalità dello Stato islamico o dalle bombe di Assad non si fermeranno certo di fronte a muri o fili spinati. Chi afferma che gli Stati nazionali riuscirebbero a risolvere meglio da soli il problema nega la realtà”.
Parole a cui hanno fatto eco, durante la cerimonia, quelle del presidente della Commissione europea Juncker che ha esortato a continuare a lavorare perché l’Unione sia “un’opera di pacificazione per l’Europa stessa e oltre i suoi confini. Perché le sventure del mondo riguardano anche noi. Perché un mondo più stabile presuppone un’Europa più forte”. “Il compito non è mai stato né  sarà mai facile. Ma la soluzione non è rinchiudersi nel proprio piccolo bozzolo”, ha detto il presidente della Commissione europea.

“Gli altri Continenti – ha proseguito – ci osservano e spesso non comprendono i nostri dubbi, le nostre esitazioni, i nostri interrogativi. Non capiscono perché alcuni qui in Europa mettono a repentaglio i fondamenti stessi dell’integrazione europea. Gli altri continenti non comprendono la diffusione dei populismi stupidi e pericolosi che rischiano di disfare e abbattere l’Europa”.
Un’Europa che, ha sottolineato Juncker, è stata “costruita con pazienza, passo dopo passo, convinzione dopo convinzione, nel corso degli scorsi decenni”. La stessa pazienza e determinazione sono necessarie ora per completarne la costruzione: “Ritroviamo dunque il coraggio dei nostri predecessori – ha invitato il presidente della Commissione europea – ritroviamo il coraggio di affrontare le difficoltà per vincerle, il coraggio di non subire la storia ma di farla, di esserne gli architetti, gli artigiani, i costruttori. Audaces fortuna juvat. Lo dobbiamo ai giovani europei”.
[S.C.]
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ZENIT Staff

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