Le staminali adulte guariscono una paziente sclerodermica

La testimonianza di Sharon Porter raccontata stamattina in Vaticano

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di Anita S. Bourdin

CITTA’ DEL VATICANO, martedì 8 novembre 2011 (ZENIT.org) – Il caso di Sharon Porter, curata con le cellule staminali adulte, dimostra l’efficacia della terapia contro la sclerodermia, una rara malattia cronica ed autoimmune.

La testimonianza della donna statunitense è stata raccontata oggi durante la presentazione in Vaticano del convegno Adult Stem Cells: Science and the Future of Man and Culture. Altre guarigioni sono state menzionate durante la conferenza stampa.

Nessuna obiezione etica

La terapia delle cellule staminali adulte ha infatti già dato grossi risultati. Eticamente, questa terapia è lecita, perché non porta alla distruzione della vita umana, come nel caso della terapia cellule staminali embrionali.

Durante la conferenza stampa, Sharon Porter ha raccontato il suo dramma: all’età di 38 anni, quando era una giovane madre in buona salute, le fu diagnosticata la “sclerosi sistemica”, una devastante malattia autoimmune che colpisce in particolare i polmoni e la pelle.

Le sue mani cominciarono a contrarsi e a presentare ulcere. La malattia ha progressivamente intaccato la sua mobilità e la qualità della vita. I suoi polmoni svilupparono ipertensione e fibrosi.

La donna fu così sottoposta a trattamenti tradizionali per affrontare i sintomi, rallentando la progressione della malattia, ma senza affrontare la causa.

La guarigione di Sharon Porter

Mentre la malattia peggiorava, Sharon Porter fu mandata in cura dal prof. Richard Burt, del Dipartimento di immunoterapia Northwestern Hospital di Chicago (Illinois, USA).

La terapia consistette nella ricostruzione di una parte del suo sistema immunitario debole, affrontando la malattia e non solo i sintomi. La signora Porter ha ricevuto un trattamento di trapianto “non mielo-ablativo”, utilizzando le proprie cellule staminali.

Il miglioramento è stato improvviso: le complicazioni sono state superate e non si è riscontrato nessun altro danno. La donna ha visto migliorare la propria mobilità, la sua pelle è diventata più elastica e la pressione del sangue tornava a livelli normali.

Sharon sospese la somministrazione di farmaci immunosoppressori e di steroidi, e fu in grado di riprendere il lavoro a tempo pieno come infermiera e una vita familiare serena.

Ad oggi non le rimane che qualche conseguenza della sclerodermia.la signora Porter è convinta che il proprio recupero sia dovuto alla notevole efficienza della terapia cellulare a partire da cellule staminali adulte, che non solo trattano solo i sintomi ma incidono sulla causa stessa della malattia.

Guarigione dalla sclerosi multipla

Nel corso della conferenza Robin L. Smith, Ammnistratore Delegato della NeoStem e presidente della Stem for Life Foundation, ha citato il caso della studentessa Bethany Pappalardo, colpita da sclerosi multipla all’età di 18 anni.

Un giorno la ragazza avvertì che le sue gambe stavano perdendo forza. Imparò a praticarsi delle iniezioni ma, al tempo stesso, iniziò anche a perdere i capelli.

Bethany contattò, poi, un’équipe di specialisti in terapia cellulare che lavorava in particolare sulle cellule staminali adulte, sotto la guida del dott. Richard Burt della Northwestern Memorial Hospital di Chicago.

Dopo il primo trapianto di cellule, avvenuto 5 anni fa, la paziente non ha subito alcun rigetto e il suo corpo è tornato “funzionare normalmente”. Le cellule staminali adulte hanno così “riparato” il sistema immunitario, attingendo dal corpo stesso le forze per guarire.

Il dottor Richard Burt, che ha curato Sharon e Bethany, sarà presente alla conferenza in Vaticano per comunicare i progressi di questa terapia cellulare per curare le malattie autoimmuni.

La dottoressa Smith ha anche citato nel suo discorso, la guarigione di Stephen Sprague, colpito 14 anni fa, da leucemia mieloide cronica. I medici gli avevano dato dai 3 ai 6 mesi di vita.

Quando ormai sembrava non esserci più nulla da fare al dott. Andrea Pecora e al dott. Robert Preti fu permesso di sottoporre Stephen ad una terapia cellulare a partire da cellule del cordone ombelicale. Il paziente fu quindi sottoposto a chemioterapia. Il suo sistema immunitario è stato ricostruito.

La “terapia restaurativa”

La dott.ssa Smith ha poi citato altre tecnologie in corso di evoluzione: una di queste permette di agire su pazienti, colpiti da attacco di cuore da 6 a 10 giorni prima, per evitare che il deterioramento della funzione cardiaca porti alla morte prematura.

Nel giugno scorso, Robin L. Smith aveva citato un’altra guarigione, quella di Bernie Van Zyl – morto nel novembre 2009 – pienamente ristabilitosi, che dichiarò di sentirsi “più giovane di prima”. Van Zyl a scritto due libri (tra cui How Adult Stem Cells Saved My Life) e ha lasciato in eredità un fondo per finanziare le terapie mediante staminali adulte.

Un importante passo in avanti, dal momento in cui la terapia cellulare embrionale – che comporta la distruzione di embrioni umani – non ha ancora prodotto risultati. La dott.ssa Smith ha parlato di “miracolo” e per di più, senza il dilemma etico posto dalla distruzione di embrioni umani.

[Traduzione dal francese di Luca Marcolivio]

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ZENIT Staff

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