Le sfide per la libertà religiosa in Europa poste nell'OSCE

Tra le altre, ampliare l’obiezione di coscienza e ridurre la pressione

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VIENNA, martedì, 21 luglio 2009 (ZENIT.org).- L’estensione dell’obiezione di coscienza a tutte le tematiche eticamente sensibili è apparsa come una delle sfide attuali per l’esercizio della libertà religiosa in Europa durante il seminario “Libertà di religione o di credo”, svoltosi a Vienna il 9 e il 10 luglio.

Attualmente solo l’obiezione di coscienza relativa al servizio militare obbligatorio è riconosciuta tra gli impegni dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE).

Uno dei relatori intervenuti al seminario, la docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Ombretta Fumagalli Carulli, ha sottolineato la necessità di estendere l’obiezione di coscienza.

A suo avviso, dovrebbe essere riconosciuta anche in altri settori come l’aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’adozione di minori da parte di coppie omosessuali e la ricerca con embrioni umani.

“In Europa, come nel Nord America, sono infatti ricorrenti i casi in cui medici, farmacisti, infermieri che rifiutano pratiche abortive sono licenziati”, ha segnalato nel suo discorso, come riporta “L’Osservatore Romano”.

“Ufficiali dello stato civile sono costretti a celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso o a dimettersi, magistrati che hanno espresso l’opinione che l’adozione dei minori non vada consentita alle coppie omosessuali sono allontanati dalla magistratura o destinati ad altre funzioni”.

La Fumagalli ha aggiunto che la libertà di religione o di credo continua ad essere violata quotidianamente nell’area dell’OSCE, nonostante i numerosi impegni degli Stati membri.

In questo senso, ha denunciato “episodi di violenza sulla base di motivazioni religiose contro cose (in particolare luoghi di culto e cimiteri) e persone (omicidi compresi)”, a cui si aggiungono “persecuzioni di autorità pubbliche (fermi, arresti, perquisizioni e sequestri arbitrari ed illegali), nonché sistematiche negazioni dei visti d’ingresso a religiosi e volontari e limitazioni indebite all’importazione e alla distribuzione di materiale religioso”.

Tra le sfide attuali per l’Europa, l’esperta ha ricordato anche le condizioni per l’effettivo e pieno esercizio della libertà religiosa quanto ai luoghi di culto, indicando anche che “il sistema della registrazione delle confessioni, di per sé non conflittuale con la libertà religiosa, è spesso un cavallo di Troia per limitare una serie di diritti, come la possibilità di avere in proprietà un luogo di culto, o di istituire seminari e istituti di formazione per il clero, o di garantire l’assistenza spirituale nella carceri, negli ospedali e nelle forze armate”.

La Fumagalli ha parlato di sfide meno tangibili constatando che “rimane altresì sullo sfondo, per ora silenziosa in sede OSCE ma vivace in circuiti culturali di società secolarizzate, la convinzione che le religioni, anziché elemento di progresso e di benessere, siano un fatto negativo da combattere”.

A suo avviso, “la riedizione in termini moderni di un siffatto ateismo antireligioso, con la eventuale pretesa per giunta che esso rientri nella tutela OSCE, sancendo un diritto alla rimozione della religione, significherebbe fare un passo indietro”.

Ciò, avverte, significherebbe “tornare alle scelte politiche di quei Paesi dell’Est che garantivano libertà solo alla propaganda antireligiosa”.

“Precipiteremmo insomma in una situazione di illibertà che proprio l’OSCE ha contribuito a superare con i suoi successi nella salvaguardia e implementazione della libertà religiosa”, ha constatato.

“È confortante che nessuno nel meeting di Vienna abbia posto in dubbio il ruolo delle religioni nella costruzione della ‘città dell’uomo’ – dichiara –. Ma, proprio perciò, è bene non abbassare la guardia”.

L’incontro “Libertà di religione o di credo” è stato organizzato dall’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani (ODIHR) dell’OSCE.

I rappresentanti degli Stati dell’OSCE, e la Santa Sede come membro partecipante, hanno affrontato tre grandi temi: la salvaguardia della libertà di religione o di credo, lo status delle confessioni religiose e i luoghi di culto.

I partecipanti hanno concordato sui risultati raggiunti a favore della libertà religiosa o di credo, ma hanno anche constatato che i Governi non fanno abbastanza perché questi impegni vengano rispettati, segnala un comunicato dell’OSCE.

L’Organizzazione è formata attualmente da 56 Stati membri, di Europa (inclusi Federazione Russa, Turchia e tutti i Paesi dell’Unione Europea), Asia Centrale e America (Canada e Stati Uniti).

Partecipazione della società civile

Prima del seminario, un centinaio di rappresentanti della società civile di tutta l’area dell’OSCE ha esortato gli Stati membri a “creare attivamente un’atmosfera nello spazio pubblico in cui, con libertà di religione o credo, si possa prosperare meglio e le comunità religiose e di credenti possano partecipare a un dialogo pieno e fruttuoso”.

Le organizzazioni Observatorio para la Libertad Religiosa (Spagna), Alliance Defence Fund (Stati Uniti), Paneuropa Union (Austria) e la piattaforma christianophobia.eu hanno presentato un documento contenente raccomandazioni.

I rappresentanti della società civile hanno celebrato anche incontri e una plenaria con vari relatori.

Tra gli altri, è intervenuto il portavoce dell’Osservatorio per la Libertà Religiosa e di Coscienza (OLRC), Pablo Rodríguez, che ha esposto la situazione della Spagna riguardo all’insegnamento della materia di Educazione alla Cittadinanza.

“In Spagna non si è giunti a un consenso per quanto riguarda il concetto di ‘tolleranza’, e la materia di Educazione alla Cittadinanza che viene impartita obbligatoriamente nelle scuole ha già provocato più di 15.000 famiglie obiettrici, cifra non trascurabile”, ha dichiarato davanti agli inviati dei Paesi membri e alle centinaia di ONG internazionali presenti.

Rodríguez ha espresso la preoccupazione dell’Osservatorio per la possibilità che in Spagna alcuni diritti che sembravano consolidati si vedano messi in discussione in leggi recenti o bozze o disegni di legge attuali.

Queste norme, ha spiegato, “interessano materie fondamentali come il diritto dei genitori a che l’educazione dei figli si sviluppi in modo coerente con le loro convinzioni”.

A tale proposito, ha citato fattori come “l’obiezione di coscienza dei medici, del personale sanitario e dei farmacisti in questioni relative all’aborto e alla bioetica, o la presenza della religione, incluse le sue manifestazioni esterne, nella vita comunitaria e nella vita pubblica”.

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ZENIT Staff

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