Le sfide della giustizia in Vaticano

Sabato si è tenuta la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 16 gennaio 2012 (ZENIT.org) – Una giustizia efficiente e rapida, che negli ultimi tempi si è dotata di significative innovazioni. È quanto emerso durante l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano.

Alla cerimonia, tenutasi sabato 14 gennaio, hanno preso parte, tra gli altri, il ministro della Giustizia italiano, Paola Severino Di Benedetto, il presidente della Corte costituzionale Alfonso Quaranta, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara, Giovanni Conso, Giovanni Maria Flick, Piero Alberto Capotosti, il presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, monsignor Giuseppe Bertello.

La Santa Messa è stata presieduta dal cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che durante l’omelia, ha invitato a “riflettere sulla relazione tra la giustizia divina e quella umana” e a “lasciare illuminare le nostre coscienze affinché il nostro agire corrisponda per quanto possibile alla divina volontà, al suo disegno di amore per ciascuna persona e per la comunità degli uomini”.

Nel corso della relazione inaugurale, il procuratore generale del Tribunale, Nicola Picardi, ha descritto il settore giudiziario del Vaticano come “una apparato sufficientemente equilibrato ed efficiente”, oltre che “gentile ed armonico”.

L’avvocato Picardi ha poi sintetizzato i numeri del 2011, da cui emergono, tra i dati più confortanti, l’accorciamento della durata dei processi penali, da 36 a 18,8 giorni. In ambito civile sono 29 i procedimenti ancora in pendenza, mentre nel penale sono appena 4.

Notevole è la sproporzione tra i processi civili (640) e penali (226), dibattuti nel corso del 2011, e il numero esiguo di cittadini vaticani (492, senza contare i diplomatici e i membri delle rappresentanze pontificie), dovuta al fatto che il 99% dei processi è a carico dei turisti e dei pellegrini che ogni anno visitano il Vaticano.

Le riforme varate durante l’anno appena concluso sono dovute, ha spiegato Picardi, all’evoluzione delle relazioni internazionali, per adeguare le procedure a quelle di altri stati e, in particolare, per fronteggiare la diffusione della criminalità.

Significativa, in tal senso, l’adesione del Vaticano all’Interpol, cui si accompagna la prospettiva, auspicata dall’Unione Europea, di promuovere la Santa Sede a membro dell’Europol per combattere il terrorismo internazionale.

La Convenzione monetaria tra l’Unione Europea e il Vaticano, siglata nel 2009, ha reso necessarie una serie di innovazioni in ambito amministrativo-finanziario, a partire dall’uniformazione delle norme agli standard europei sulla prevenzione del riciclaggio di denaro, della frode e della falsificazione dei mezzi di pagamento.

L’1 marzo 2011 è stata introdotta la modifica del codice penale vaticano che prevede fattispecie criminose in riferimento alla frode e alla contraffazione di banconote e monete in euro. Il successivo 1 aprile è stata la volta di norme relative alla prevenzione e al contrasto del riciclaggio di proventi da attività criminose e del finanziamento del terrorismo.

Quest’ultima normativa estende anche ai soggetti vaticani “che svolgono professionalmente attività economico-finanziarie e monetarie”, determinati  obblighi, a partire da quello di “un’adeguata verifica della clientela”, e il dovere di segnalare operazioni sospette all’Autorità di Informazione Finanziaria (Aif), istituita nel 2010, con sede in Vaticano.

Un’altra novità importante è rappresentata dal Motu Proprio approvato da papa Benedetto XVI il 30 dicembre 2010, che disciplina il contrasto alla attività illegali in campo finanziario e monetario. Il documento papale rinvia alle normative sul riciclaggio e sul finanziamento del terrorismo anche per gli organismi della Santa Sede – IOR e dicasteri compresi – che svolgono professionalmente attività economico-finanziarie.

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ZENIT Staff

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