Le Sala di Costantino

Dopo la Cappella Sistina, Nicola Rosetti dedica la sua “Catechesi della Bellezza” ad un altro gioiello dei Musei Vaticani: le Stanze di Raffaello

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di Nicola Rosetti

ROMA, sabato, 18 agosto 2012 (ZENIT.org) – Con l’articolo di oggi cominciamo a scoprire un altro gioiello di Roma, anche questo, come la Cappella Sistina, inserito nel circuito dei Musei Vaticani. Si tratta delle Stanze di Raffaello: quattro sale dipinte dall’Urbinate e dai suoi allievi sotto i pontificati di Giulio II e di Leone X.

Iniziamo la visita dalla stanza che è stata decorata per ultima dagli allievi di Raffaello, dopo la morte del maestro: la Sala di Costantino. Sulle quattro pareti vengono narrate le storie del primo imperatore romano convertito al cristianesimo. Questo ambiente veniva utilizzato dai pontefici come sala di rappresentanza.

Nel primo dipinto Giulio Romano illustra la visione di Costantino. Il comandate romano sta incitando i suoi soldati prima della battaglia ( 28 ottobre 312), quando a un certo punto vede nel cielo una croce con scritto in greco: “Con questo segno vincerai”. Sullo sfondo si notano 4 elementi che visivamente ci fanno cogliere tutta la storia di Roma.

Scorgiamo infatti una piramide, la cosiddetta “”Meta Romuli”, ovvero la tomba del fondatore di Roma che nell’antichità si doveva collocare dove oggi sorge la chiesa di Santa Maria in Traspontina in via della Conciliazione. Questa tomba dunque ci ricorda l’inizio della storia di Roma. Vediamo poi un altro monumento funebre, la tomba di Adriano, l’attuale Castel Sant’Angelo.

La Mole Adriana ci ricorda la Roma imperiale e pagana. Andando ancora oltre possiamo osservare il Ponte Milvio, dove il giorno dopo Costantino combatterà la battaglia contro il suo rivale Massenzio. Il Ponte Milvio rappresenta il momento di passaggio dalla Roma pagana alla Roma cristiana. Infine vediamo il Monte Vaticano, dove Costantino farà costruire in seguito la Basilica di San Pietro. Esso rappresenta la Roma cristiana. 

Giulio Romano con la collaborazione di Giovanni Francesco Penni ha realizzato la successiva scena: la battaglia di Ponte Milvio. I soldati, su ordine di Costantino, hanno issato sulle loro insegne il simbolo della croce e stanno combattendo contro i loro nemici sul Ponte Milvio che si vede nella parte destra della composizione. Costantino conduce la battaglia cavalcando un cavallo bianco mentre il suo rivale Massenzio affoga, insieme al suo cavallo, nel fiume Tevere.

La sorte di Massenzio fa tornare in mente quella del Faraone Egiziano e del suo esercito. È evidente il parallelismo che gli artisti hanno voluto creare: come Dio favorì gli ebrei salvandoli dal Faraone, così Dio ha appoggiato Costantino contro Massenzio. I tre angeli che assistono alla battaglia infatti stanno proprio a significare questo privilegio.

Gli allievi di Raffaello hanno poi dipinto sulla terza parete il leggendario Battesimo di Costantino. Secondo la leggenda (che non ha corrispondenze con la verità storica), Costantino è stato battezzato dal Papa Silvestro, che qui ha le sembianze di Clemente VII, nel battistero lateranense. Su due colonne vediamo appoggiati i due uomini più potenti del ‘500: su quella di sinistra l’Imperatore Carlo V, mentre su quella di destra il re francese Francesco I.

Nell’ultimo dipinto vediamo rappresentata la Donazione di Costantino. In una struttura che ricorda l’antica basilica di San Pietro, l’imperatore inginocchiato dona a Papa Silvestro, che siede su un trono, la città di Roma.

Per approfondimenti o informazioni: www.nicolarosetti.it

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ZENIT Staff

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