Le religioni nell'Italia che cambia

Edita da Carocci, la mappa aggiornata dei luoghi di culto della penisola a cura di Enzo Pace

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Enzo Pace, docente di Sociologia delle religioni all’Università di Padova, con il contributo di un nutrito e qualificato gruppo di 23 studiosi, mette a disposizione dei lettori mappe e bussole per cominciare ad aprire gli occhi sul cambiamento religioso che l’Italia ha conosciuto e sta conoscendo, orientativamente, nell’ultimo ventennio.

L’opera, composta di dodici capitoli (1) e da una ricca sezione bibliografica, è resa viva anche da un insieme di colorate carte geografiche della penisola; carte che rendono evidente una prima  dislocazione (abbastanza affidabile) dei luoghi di culto sull’intero territorio.

Le 189 diverse nazionalità degli immigrati in un’Italia a maggioranza cattolica hanno determinato quindi che “religioni un tempo considerate lontane vivono assieme in una stessa società, con una prossimità probabilmente inattesa e inimmaginabile sino a qualche anno fa”.

Per questo motivo l’Italia dal punto di vista religioso è avvicinata, allora, più a quanto si presenta nel Regno Unito, dove convivono sikh, musulmani, hindu discendenti da diversi continenti rispetto a quanto si presenta in altri paesi europei come Francia, Belgio, Olanda dove si possono individuare due o tre al massimo gruppi di cittadini di origine straniera caratterizzati da una comune matrice religiosa.

Nel viaggio italiano si incontrano allora le 16 chiese ortodosse (delle quali la più numerosa è costituita dalle 166 parrocchie romene); oppure i guardwara, i luoghi di culto dei Sikh, dove è custodito il Guru Granth Sahib che “non è visto come un semplice libro contenente la parola di Dio, ma più propriamente come qualcosa di vivo, cui si deve il massimo rispetto”.

Il contributo quantitativamente più importante è fornito nell’opera su “i musulmani e i loro luoghi di culto” dove, partendo dal XXII dossier statistico sull’immigrazione della Caritas / Migrantes del 2012 è segnalata la presenza in Italia di 1.645mila musulmani (è quindi la seconda religione dopo la cattolica) suddivisa per nazione di provenienza (Marocco 506mila; Albania 491mila; Tunisia 122mila) e regione a maggior presenza (Lombardia 379mila; Emilia Romagna 219mila; Veneto 186mila).

In tale ambito si evidenzia, inoltre, un intero paragrafo dedicato al confronto tra diritto italiano e diritto coranico con il dettaglio di alcune sentenze o ordinanze di tribunali italiani (Cagliari, Bologna, Torino e Roma), in particolare sui temi della poligamia e del ripudio.

E ancora, la comunità Valdese che trova il suo nucleo propulsore in alcune valli piemontesi ma che, stando ai dati delle dichiarazioni dei redditi del 2009 si fornisce evidenza che i contribuenti che hanno devoluto l’8 per mille alla Chiesa Valdese è circa dieci volte superiore alla consistenza numerica della comunità (470mila contro 40mila).

Oppure ancora l’approfondimento sulla forza della memoria della comunità ebraica italiana (21 comunità per circa 24mila unità) che si confronta con il veloce radicamento dei mormoni. Questo nucleo, sulla scia della candidatura di Romney alla presidenza degli USA, è composto da circa 90 comunità locali per 25mila cittadini, comunità che hanno come valori fondanti la centralità organizzativa, un forte legame con gli Stati Uniti ed una marcata rassicurazione sui valori sociali come la famiglia.

Ma, molto probabilmente, il saggio che consente con maggior forza di analizzare l’impatto dell’immigrazione sugli ambiti religiosi della società italiana è quello intitolato “Cattolici dal mondo in Italia” dove, sempre tramite il Dossier statistico Caritas / Migrantes del 2012 si può avere  evidenza dei seguenti elementi numerici:

– Sono poco più di 5 milioni i cittadini stranieri regolari pari all’8,2% della popolazione italiana.

– Per assicurare l’assistenza religiosa ai cattolici stranieri residenti in Italia sono sorti i Centri Pastorali, circa 700, che si rapportano alle quasi 26mila Parrocchie italiane.

– I Centri Pastorali presenti al nord sono il 45% del totale, quelli al Centro il 38%, il 13% al sud e il 4% nelle isole.

– Particolare rilevanza assume la realtà della diocesi di Roma dove su 337 Parrocchie sono 128 i Centri Pastorali “rappresentando tutti i colori della cattolicità”.

– I Centri Pastorali per immigrati cattolici vedono al primo posto quelli relativi all’Ucraina (111) seguiti dalle Filippine (93), Polonia  (63), Romania e Sri Lanka (48 entrambi).

– Confrontando i dati precedenti con la popolazione residente si ha evidenza che al 1 gennaio 2011 sono 968mila i cittadini provenienti dalla Romania e 200mila dall’Ucraina.

Con la conclusione espressa dagli studiosi che – il percorso del cattolicesimo verso obiettivi di “identità integrata” rappresenti la maggior sfida per la Chiesa per il presente e per il prossimo futuro.

NOTE

(1) Di seguito il dettaglio dei capitoli: 1 – La costellazione delle Chiese ortodosse; 2 – I sikh; 3 – I musulmani e i loro luoghi di culto; 4 – L’Oriente italiano; 5 – Le Chiese neopentecostali e carismatiche africane; 6 – Protestanti, evangelici, Testimoni e Santi; 7 – L’ebraismo: una memoria viva; 8 – Studi di caso: Torino e Bologna; 9 – Studi di caso: Roma, Castel Volturno; Palermo; Mazara del Vallo; 10 – I tamil in Emilia – Romagna e Sicilia: identità e meticciamenti; 11 – Cattolici dal mondo in Italia; 12 – Le nuove generazioni.

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Antonio D'Angiò

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