Le radici di Papa Francesco

Inaugurata ieri la due giorni di studio e approfondimento sulle radici spirituali e culturali di Bergoglio, promosso da “Civiltà Cattolica”, Gregoriana e Collegio Argentino

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Si è aperta giovedì 27 marzo nella sede della prestigiosa rivista “La Civiltà Cattolica” la due giorni di studio e approfondimento sulle radici spirituali e culturali di Papa Francesco. L’evento è stato organizzato, oltre che dalla rivista dei Gesuiti, dalla Pontificia Università Gregoriana e dal Collegio Sacerdotale Argentino.

Fino ad ora “La Civiltà Cattolica” si era prodigata a far conoscere Papa Francesco soprattutto alla luce della spiritualità gesuita. Quest’ultima iniziativa va dunque a completare un itinerario che sicuramente ha offerto e continuerà ad offrire le giuste chiavi di lettura per comprendere fino in fondo il Papa “venuto dalla fine del mondo”.

Padre Antonio Spadaro, prima di cedere la parola al relatore, il Prof. Guzmán Carriquiry, ha consatato come a Roma sia poco conosciuta la teologia argentina e che quindi un’iniziativa del genere era assolutamente necessaria.

Padre Spadaro ha ricordato come, intervistando Papa Francesco per “La Civiltà Cattolica”, abbia chiesto al Santo Padre: «Che cosa ha realizzato il Concilio Vaticano II? Che cosa è stato?» e come egli abbia risposto in maniera semplice, ma estremamente chiara: «Il Vaticano II è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo. I frutti sono enormi». E ancora: «Sì, ci sono linee di ermeneutica di continuità e di discontinuità, tuttavia una cosa è chiara: la dinamica di lettura del Vangelo attualizzata nell’oggi che è stata propria del Concilio è assolutamente irreversibile».

Dunque i temi del Vaticano II e sella sua recezione nell’America Latina sono imprescindibili per comprendere Papa Bergoglio. E proprio su questi temi si è soffermato il professor Guzmán Carriquiry. L’illustre relatore è nato a Montevideo (Uruguay) e ha iniziato il suo servizio presso la Santa Sede nel 1971. L’11 febbraio 1977 è stato nominato da Paolo VI Capo-ufficio del Pontificio Consiglio per i Laici. Giovanni Paolo II nel 1991 lo ha nominato Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, incarico confermato nel tempo dallo stesso pontefice e poi riconfermato da Benedetto XVI nel 2009. Il 14 maggio 2011 il Santo Padre Benedetto XVI lo ha nominato Segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina. È stato “professore invitato” in varie università pontificie italiane e di altri Paesi europei e latino-americani ed ha al suo attivo numerose pubblicazioni.

Nella sua relazione di taglio storico, il Prof. Carriquiry ha rievocato le 5 conferenze generali della CELAM (Consejo Episcopal Latinoamericano). La CELAM è nata a Rio de Janeiro quando dal 25 luglio al 4 agosto 1955, si riunirono per la prima volta tutti i vescovi latinoamericani, che gettarono le basi per la sua costituzione, che ricevette l’approvazione da parte di Pio XII.

Si trattò di un’esperienza di collegialità “ante litteram” visto che di essa si sarebbe iniziato a parlare solo qualche anno più tardi durante il Concilio Vaticano II. Un concilio al quale la chiesa latinoamericana ha dato poco rispetto a quanto hanno offerto altri episcopati come quello francese o quello belga, visto che tutto l’episcopato aveva una “formazione romana” e non viveva un costante confronto come accadeva per i vescovi del centro europa. Tuttavia il concilio è stato per l’America Latina una sorta di grande corso di aggiornamento che ha permesso in seguiro una propria rielaborazione.

Le cose cambiarono durante le successive conferenze tenutesi a Medillin nel 1968 e a Puebla nel 1979, quando, dopo l’esperienza conciliare, l’America Latina iniziò ad elaborare una propria teologia centrata sull’opzione preferenziale, ma non esclusiva per i poveri, sulla pietà popolare e sui tratti caratteristici della cultura latino americana. Si trattava dunque non più di una “teologia riflessa”, ma di una teologia propria, non più una “Chiesa riflessa”, ma una “Chiesa fonte”.

Nell’ultima conferenza generale tenuta ad Aparecida nel 2007 spiccò la figura del card. Bergoglio che ebbe un ruolo determinante nella stesura del documento finale. Fra questo e la Evangelii Gaudium si possono trovare non poche somiglianze, soprattutto l’incontro con Cristo, il discepolato e la missione. Padre Spadaro ha concluso constatando che, se Dio nella sua provvidenza ha scelto un Papa Latino Americano, questo vuol dire in qualche modo che oggi la chiesa dalla quale il pontefice proviene ha un messaggio per tutta la chiesa universale.

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Nicola Rosetti

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