Le prospettive dell'ecumenismo viste da Costantinopoli

L’Occidente, pur potendo offrire una sponda alla sede ecumenica del Fanar, ha ancora molto da ricevere. Un’analisi in vista della visita di Francesco a Bartolomeo

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Il Successore di Pietro rende visita il 30 novembre, giorno della sua festa, al Successore di Andrea.Bartolomeo I riceverà Francesco nella sede del Fanar, luogo evocativo in quanto nel 1821 i Greci insorsero da lì contro il dominio turco. Il Sultano fece impiccare il Patriarca, sospetto di connivenza con la ribellione, alla porta dell’edificio, che da allora rimane chiusa. Mentre il Vaticano è uno Stato indipendente, il Fanar non gode nemmeno di quei margini di libertà religiosa che in Occidente valgono per tutte indistintamente le confessioni.

Il Patriarca ricorda a questo proposito che il governo turco non permette ancora la riapertura del seminario di Costantinopoli: espulsi gli ultimi residenti greci dell’Asia minore durante le crisi di Cipro, la Chiesa ortodossa, ormai pressoché priva di fedeli, è retta da una gerarchia composta da cittadini stranieri.

La stessa visita dal Papa ad Ankara si può interpretare come un gesto di cortesia dovuto alle Autorità turche per ottenere il permesso di visitare il suo omologo della Chiesa d’Oriente. Tuttavia sbaglierebbe chi si attendesse dal Patriarca espressioni di ostilità verso i musulmani: Bartolomeo è uomo del dialogo, e non ha mai preso in considerazione la proposta di spostare altrove la sua sede.

Durante il Concilio di Firenze, i delegati di Costantinopoli, ospitati in Italia a spese del Papa, quando la caduta dell’Impero Bizantino era ormai imminente, firmarono il patto di unione con Roma sperando che ciò facilitasse un soccorso ormai comunque impossibile.

Tuttavia, i monaci di Costantinopoli rifiutarono il famoso accordo sulla clausola del “Filioque”, la divisione tra le due Chiese permase e Bessarione, delegato del Patriarca, decise di rimanere a Roma, essendo creato Cardinale. Da quel momento datano le fortune della cultura greca in Occidente.

Dati questi precedenti storici, può suonare stonato il motto “salus ex Oriente”. Eppure, se il Papa va a visitare il suo confratello, ciò significa che l’Occidente, pur potendo offrire una sponda alla sede ecumenica del Fanar, ha ancora molto da ricevere.

Bartolomeo ha indubbiamente ragione quando afferma che “la nuova prospettiva che Papa Francesco sta dando al ruolo del Vescovo di Roma, alla sinodalità nel governo della Chiesa, sono temi cari all’Oriente, che guarda con particolare attenzione a questi risvolti”.

Non c’è infatti dubbio che il governo della Chiesa ortodossa sia contraddistinto da un metodo pienamente sinodale. E’ interessante notare che il Patriarca, nell’indicare quale sia stata l’origine dello scisma d’Oriente – malgrado la tradizione del cesaropapismo propria della sua Chiesa a partire da Giustiniano – rilevi in termini critici che “l’idea dell’impero cristiano, della Societas cristiana (non a caso usa il temine latino) hanno travalicato il principio buono, per introdurre lo spirito mondano. E questo spirito mondano è un processo che allontana dalla fonte che illumina la Chiesa, il Cristo morto e risorto, per produrre un’autocoscienza ecclesiale, che vorrebbe brillare da sé”.

Per chi, essendo ispirato dalla tradizione cristiana occidentale, vede nel binomio di Chiesa e Impero il punto di riferimento fondamentale sia della nostra storia, sia di un certo ideale politico ispirato alla tradizione (pensiamo soprattutto a Dante Alighieri) questa affermazione è indubbiamente difficile da capire, e tanto meno da condividere. Non vi è alcun dubbio che essa determinerà un dibattito molto vivace nell’ambito culturale.

Ci pare di cogliere tuttavia un punto fermo nell’opinione espressa dal Patriarca. Il pericolo per la Chiesa non è insito nella sua diarchia, nella sua convivenza con l’Impero, vale a dire con il potere temporale: il pericolo deriva dalla tentazione, che Bartolomeo non esita ad attribuire al Demonio in persona, di farsi Impero: cioè di edificare – detto in termini moderni – uno Stato confessionale. “Il farmaco – ammonisce infatti Bartolomeo – non è la creazione di uno Stato di Dio, come alle volte è stato teorizzato da  alcuni, ma una “metanoia” profonda di ogni uomo”

“Salus ex Oriente”: ci voleva la saggezza della tradizione orientale per ammonirci che la salvezza dell’Occidente non va cercata nella consacrazione del potere temporale , bensì nella consacrazione delle coscienze individuali. E che cosa rimarrebbe a noi Occidentali, se ripudiassimo un principio fondamentale della civiltà cristiana, riassunto nell’evangelico “quae sunt Caesaris Caesari, quae sunt Dei Deo?”. Grazie per averci elargito la tua saggezza, fratello nostro dell’Oriente!

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Alfonso Maria Bruno

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