Le priorità delle Religiose dell'Assunzione (Prima parte)

Intervista con la nuova Superiora Generale, suor Martine Tapsoba

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di Anita Bourdin

ROMA, domenica, 26 agosto 2012 (ZENIT.org) – Suor Martine Tapsoba, del Burkina Faso, è stata eletta lo scorso luglio Superiora Generale della Congregazione delle Religiose dell’Assunzione (R.A.), una responsabilità assunta alla soglia dell’Anno della Fede e che rispecchia un carisma molto originale per il terzo millennio.

Il Capitolo Generale della Congregazione, che si è svolto quest’estate presso la loro casa a Parigi, ha eletto infatti il 17 luglio scorso la religiosa africana alla guida della congregazione per un periodo di sei anni.

Il carisma originale delle R.A. unisce contemplazione e apostolato, vita fraterna in comunità e testimonianza nel mondo in un grande equilibrio e grande rispetto per la personalità di ogni religiosa.

Suor Martine è la decima Superiora Generale della Congregazione fondata da Maria-Eugenia di Gesù Milleret de Brou (1817-1898; canonizzata nel 2007 da papa Benedetto XVI) e la prima originaria dell’Africa.

Pubblichiamo di seguito la prima parte di un’intervista con sr. Martine Tapsoba, nella quale spiega in particolare le priorità della Congregazione e il suo contributo alla nuova evangelizzazione con il suo carisma particolare, “attraverso l’educazione di tutta la persona”.

Suor Martine, Lei è stata eletta alla soglia dell’Anno della Fede, che rimette il credo al centro della preghiera. Quali saranno le priorità delle Religiose dell’Assunzione?

Sr. Martine Tapsoba: La nostra Congregazione è stata fondata sulla fede e sullo zelo che ha caratterizzato la nostra fondatrice, santa Maria Eugenia. La sua fede è lo zoccolo duro di tutta la sua vita e della missione apostolica della Congregazione. È nello stesso spirito che si è svolto il capitolo generale, durante il quale abbiamo votato cinque linee guida che indicheranno la strada da percorrere nei prossimi sei anni:

– La nostra identità contemplativa come modo di essere nel mondo: una chiamata ad approfondirla e viverla più pienamente per rinvigorire le nostre vite ed offrirle.

– L’ecologia e la migrazione come un modo di amare i nostri tempi: una chiamata a prendere in considerazione l’urgenza di questi due temi strettamente correlati che riguardano tutta l’umanità ed interrogano in modo particolare la missione educativa affidata a noi dalla Chiesa.

– La comunione come un modo di essere, di relazionarsi e di agire: una chiamata a vivere una globalizzazione più umanizzata, traendo beneficio dai mezzi favolosi che oggi sono a nostra disposizione.

– La leadership evangelica e sapienziale come nostro modo di promuovere la vita: una chiamata a vivere, in comunità e nella missione, la leadership al servizio della vita, della crescita e dello sviluppo delle persone.

– La dimensione economica della nostra vita come cammino ad una maggiore responsabilità e solidarietà: questa chiamata risuona soprattutto nelle situazioni di crisi economica e finanziaria che vive il nostro mondo, e ci invita al realismo e alla responsabilità.

L’Anno della Fede coincide con il 50° anniversario del Concilio Vaticano II: quali cambiamenti ha portato il Concilio nella sua congregazione?

Sr. Martine Tapsoba: La Congregazione era in capitolo a Roma durante l’ultima fase del Concilio Vaticano II. I testi usciti da questo capitolo esprimevano già  qualcosa di questo nuovo soffio dello Spirito nella Chiesa. Assai caratterizzata, sin dall’inizio, dal suo amore per la Chiesa, l’Assunzione ha accolto il Consiglio nella certezza di un nuovo inizio nella vita della Chiesa, ma anche nella vita di fede dei credenti. Ci è stato dato un nuovo slancio apostolico: abbiamo allora ampliato la proposta della nostra missione educativa per accordarla alla missione universale della Chiesa. Quindi abbiamo tenuto conto delle esigenze dei vescovi che hanno chiesto di partecipare al radicamento della vita della Chiesa nelle loro diocesi, pur rimanendo fedeli alla nostra missione educativa vissuta principalmente attraverso le scuole. Ad esempio, in un Paese nel quale eravamo state chiamate per una scuola, alla fine ci hanno affidato un dispensario! Cerchiamo di assistere i malati come educatrici, vivendo il nostro carisma fondante. Dopo il Concilio, l’apertura missionaria è stata splendida. A poco a poco, le Chiese locali ne hanno raccolto i frutti.

Sulla scia del rinnovamento della vita religiosa, nel 1970, abbiamo sviluppato una nuova Regola di Vita incentrata su Cristo, la passione per il suo Regno e il dono della fraternità. Vissuta ad experimentum per dieci anni, è stata rielaborata per la sua approvazione da parte della Chiesa nel 1982. Si sono così verificati dei veri cambiamenti nelle nostre vite, il tutto in fedeltà alla nostra grazia fondante: abbiamo accolto la sfida di vivere la nostra natura contemplativa ed apostolica nel cuore di un mondo in continua evoluzione, un mondo da amare per poterlo servire. È la chiamata a vivere pienamente in questo mondo che è la nostra “casa” mentre, al contempo, siamo degli abitanti della casa di Dio. Questo doppio movimento è profondamente radicato nel mistero dell’Incarnazione.

Voi siete radicate nella contemplazione ma comunque apostoliche e nel cuore del mondo: come intendete portare avanti una evangelizzazione “nuova”, nel suo “ardore”, nei suoi “metodi” e nel suo “linguaggio”, come diceva Giovanni Paolo II?

Sr. Martine Tapsoba: L’evangelizzazione è sempre nuova, come lo è anche il Vangelo. Vogliamo entrare, ci troviamo, in una nuova evangelizzazione “alla nostra maniera”, vale a dire secondo il nostro carisma: attraverso l’educazione di tutta la persona (mente, cuore, volontà) affinché essa possa pensare, sentire, amare e agire secondo i criteri del Vangelo. Essendo lei stessa trasformata da questi valori, essa potrà lavorare alla trasformazione sociale nei contesti, nelle situazioni che cambiano, là dove si giocano il presente e il futuro della comunità umana, soprattutto nelle zone dove c’è povertà. Noi metteremo un nuovo ardore per trovare i mezzi adeguati. Linguaggi e metodi sono sempre da cercare in funzione delle diverse culture. Noi lo faremo sempre come educatrici e più che mai sentiamo che questa vocazione è attuale: è un’emergenza, come ci ha detto il Papa il giorno della canonizzazione di santa Maria Eugenia di Gesù.

Per dire la verità, la realtà della nuova evangelizzazione non è tanto nuova per noi. È ciò che viviamo da sempre, nel nostro piccolo. I Capitoli generali delle Congregazioni religiose sono, per l’appunto, momenti nei quali si vivono in maniera regolare  – ogni cinque o sei anni – una rilettura delle nostre vite e una ricerca comune, di modo da collocarci nel mondo e trovare delle nuove risposte, adatte ai tempi che stiamo vivendo. Mi rallegro di questa bella iniziativa del Papa, che ha convocato un Sinodo sulla nuova evangelizzazione: questo spingerà tutta la Chiesa ad entrare nella novità dello Spirito, che agisce sempre.

[La seconda puntata dell’intervista verrà pubblicata domani, lunedì 27 agosto]

[Traduzione dal francese di Paul De Maeyer]

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ZENIT Staff

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