Le monache rapite in Siria stanno bene e saranno liberate

La Madre Superiora ha potuto parlare ieri sera al telefono con il Patriarcato greco-ortodosso di Damasco

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Le tredici suore rapite lunedì scorso, in Siria, nel convento ortodosso di Santa Tecla, nella città Ma’lula, durante l’assalto di un gruppo islamico non identificato, stanno bene e si trovano adesso nella cittadina di Yabrud, vicino Damasco. Ad affermarlo sono fonti ecclesiastiche e della opposizione all’agenzia spagnola EFE. Il nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari, ha infatti informato l’emittente che “la Madre Superiora ha potuto parlare ieri sera al telefono con il Patriarcato greco-ortodosso di Damasco e ha detto che le religiose stavano bene”.

Le monache provengono dalla città di Tecla, località di maggioranza cristiana, dove viene parlato ancora un dialetto aramaico, simile a quello parlato da Cristo.

Anche Papa Francesco, nella sua Udienza generale di ieri, mercoledì 4 dicembre, ha rivolto un pensiero alle religiose, chiedendo a tutti i fedeli presenti in piazza San Pietro di pregare per loro. “Desidero ora invitare tutti a pregare per le monache del Monastero greco-ortodosso di Santa Tecla a Ma’lula, in Siria, che due giorni fa sono state portate via con la forza da uomini armati”, ha detto il Santo Padre. E ha poi aggiunto: “Preghiamo per queste monache, per queste sorelle e per tutte le persone sequestrate a causa del conflitto in corso. Continuiamo a pregare e a operare insieme per la pace”.

Anche il Segretario di Stato, mons. Pietro Parolin si è fatto portavoce dell’apprensione della Santa Sede per l’episodio e, in generale, per la situazione della Siria. Incontrando per la prima volta i giornalisti, a margine di una conferenza stampa, l’arcivescovo ha dichiarato: “Noi seguiamo principalmente attraverso la Nunziatura apostolica che ci informa della situazione. È un episodio che fa aumentare la nostra preoccupazione per la grave situazione in cui riversano i cristiani e, più in generale, la popolazione siriana”. “Il Santo Padre – ha aggiunto – ha fatto tanti appelli per la pace, per la pacificazione della Siria, e quindi la Santa Sede continuerà in questo senso. E vedremo anche durante la Conferenza di Ginevra, quale contributo si potrà dare”. 

Secondo le autorità locali, i rapitori delle suore sono terroristi finanziati dall’estero e tra questi c’è il Waterfront Nusra, legato ad Al Qaeda. Da parte dei ribelli islamici arriva invece la dichiarazione che non si è trattato di un rapimento, ma di una “evacuazione degli abitanti in altre parti del Al Qalamun, tra cui Yabrud” per proteggerli dai bombardamenti. Ad affermarlo è il portavoce del Consiglio militare di opposizione di Damasco e dei suoi sobborghi, Musab al Jair, a Efe, il quale ha riferito anche che le religiose sono protette “per il timore che il regime perpetri un atto che coinvolga i rivoluzionari”.

Il portavoce ha poi annunciato che le tredici suore “verranno rilasciate, garantendo la loro sicurezza, da qualche parte in Al Qalamun , in risposta alla richiesta della famiglia cristiana”. L’esercito del presidente Bashar al-Assad si incontra in un’offensiva per riprendere il controllo della zona di Al Qalamun, al confine con il Libano.

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ZENIT Staff

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