Le "Madonnelle stradarole" di Roma, simbolo di devozione popolare

Viaggio tra le icone mariane che contraddistinguono la Città Santa, protagoniste nel ‘700 di un evento miracoloso

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Ciò che rende Roma un luogo straordinario è quell’alone prodigioso, misto tra sacro e profano, che accarezza l’animo di chiunque abbia il privilegio di visitarla. Nemmeno un razionalista come il barone Montesquieu seppe sottrarsi a questo fascino, tanto che scrisse, nel suo “Viaggio in Italia”, che nella Città Eterna anche “le pietre parlano”.

Parlano di storia, le pietre. Così come i muri, i ruderi, le statue, le fontane, i sanpietrini. E poi parlano di Dio le chiese, che sono tante, una moltitudine. Ma a parlare di Dio, da queste parti, non sono soltanto le chiese. Ogni piazza, via, vicolo e anfratto, a Roma, racconta di quella speciale concessione divina che la fa essere, oltre che eterna, la Città Santa.

Lo racconta spesso con delle immagini, dei simboli, come le “Madonnelle stradarole”, quelle edicole sacre che testimoniano una devozione mariana che nel popolo romano è da sempre molto forte. Chiunque abbia mai passeggiato per le stradine del centro con un occhio attento ai particolari, non può non averle notate. Sorgono quasi sempre agli angoli – perché, come si dice, dietro l’angolo c’è la tentazione ed è bene che Maria ci custodisca – e le immagini (dipinti, sculture, mosaici) sono contenute in forme diverse: si va dal semplice medaglione con cornici a stucco e sobrie decorazioni fino a forme barocche, dove sono presenti pilastri, angeli e sontuosi baldacchini.

Davanti a loro, spesso, è inoltre sistemata una lanterna nella quale in passato ardeva costante una fiammella che veniva alimentata dai fedeli. Nelle notti poco raccomandabili della Roma rinascimentale, quelle fiammelle rappresentavano l’unico lume di strade buie e selvagge. Gli occhi di Maria vegliavano allora con un amore paziente e gratuito. Quell’amore che solo una mamma sa donare.

La loro origine risale però a ben prima del Rinascimento. Affonda, a dire il vero, in un costume tipico della Roma precristiana, quello di sistemare sui muri della città i cosiddetti Compita Larum, altarini sacri sui quali i devoti appendevano le loro offerte propiziatorie. Questa usanza pagana è stata poi raccolta e sacralizzata dal Cristianesimo, e i numerosi ex voto posti affianco alle edicole da fedeli che avevano chiesto ed ottenuto una grazia sono lì a testimoniarlo.

Nei secoli dei Papi Re, soprattutto dal periodo della Controriforma, di queste edicole a Roma ne sorsero tantissime. Quasi sempre opera di artisti anonimi, non mancano tuttavia quelle realizzate da nomi illustri: ad Antonio da Sangallo se ne deve una all’angolo tra via dei Coronari e vicolo Domizio, tra via Appia e vicolo della Caffarella ce n’è invece una affrescata da Perin del Vaga. Negli anni dell’ultima guerra e dell’immediato dopoguerra ne furono edificate anche nei nuovi quartieri periferici, talvolta come forma di ringraziamento per aver miracolosamente custodito la città da più atroci bombardamenti.

Ma di miracoli mariani a Roma se ne parla già due secoli prima dell’inquieto Novecento. E se ne parla proprio in virtù di un fenomeno che riguarda queste edicole. Precisamente nel biennio 1796-1797, agitato dall’occupazione francese che precedette la proclamazione in Campidoglio di una Repubblica filo-giacobina (15 febbraio 1798), un centinaio di “Madonnelle” suscitarono stupore per via di un movimento degli occhi di cui furono testimoni tantissime persone, non credenti compresi. Tale fu l’eco della notizia, che accorsero a Roma sudditi da ogni parte d’Europa per assistere allo straordinario evento (1).

Le autorità religiose avviarono una scrupolosa inchiesta ufficiale per ognuna di queste immagini prodigiose. I primi risultati confermarono quanto descritto dalle folle che si accalcavano notte e giorno a pregare innanzi alle “Madonnelle animate”, tant’è che per molte di loro la Chiesa ha riconosciuto l’autenticità del prodigio (avvalendosi anche delle testimonianze di insospettabili uomini di scienza, come il famoso architetto Giuseppe Valadier). Le inchieste furono però interrotte quando la città venne definitivamente occupata dai francesi, epilogo sciagurato per lo Stato Pontificio di cui forse il prodigio era voluto essere premonitore.

Da quel momento le edicole sacre divennero motivo di scontri tra le nuove istituzioni e il popolo romano, che impugnò finanche le armi pur di difendere le immagini religiose da un’inopinata ordinanza che ne prevedeva la rimozione. Resta celebre la rivolta del 25 febbraio 1798, quando drappelli di trasteverini, monticiani, regolani e borghigiani si schierarono davanti alle “Madonnelle” e impedirono che le truppe francesi vi si potessero persino avvicinare. Fu un episodio chiave, che suggerì agli occupanti che violenza e prevaricazione non avrebbero mai espunto la fede dalla Città Santa.

Le “Madonnelle” furono così salvate. O meglio, la Madonna salvò Roma, così come avrebbe fatto anche altre volte nella storia più recente (2). E oggi, in mezzo a tanto baccano ed incuria, quelle “Madonnelle” sono ancora lì, al loro posto. Sembrano mute, ma in realtà ci parlano di una devozione popolare che non cede, nonostante tutto. Se non riusciamo a sentirle, la colpa non è loro, ma nostra ché non abbiamo saputo aprire il cuore per ricevere un messaggio di bellezza e amore.

*

NOTE

(1) Vittorio Messori, Rino Cammileri – Gli Occhi di Maria (Rizzoli editore, 2001)

(2) http://www.vatican.va/holy_father/pius_xii/speeches/1944/documents/hf_p-xii_spe_19440611_divino-amore_it.html

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Federico Cenci

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