Le istituzioni sanitarie cattoliche favoriscono "una cura più umana"

Intervento del Segretario Generale della CEI all’assemblea dell’ARIS

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ROMA, venerdì, 6 novembre 2009 (ZENIT.org).- Intervenendo questo venerdì a Roma all’assemblea dell’Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari (ARIS), monsignor Mariano Crociata, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha sottolineato il ruolo delle istituzioni sanitarie cattoliche nel favorire una cura “più umana” della persona.

Il presule ha iniziato il suo discorso esprimendo l’apprezzamento dei Vescovi per la “preziosa opera” svolta dall’ARIS, ricordando che le istituzioni sanitarie cattoliche “costituiscono l’attuazione storica di quell”albergo’ a cui il Buon Samaritano della parabola evangelica affida, perché venga debitamente curata, la persona ferita raccolta sulla strada di Gerico, simbolo della strada percorsa da ogni uomo, anzitutto dal più povero”.

Proprio dall’icona evangelica del samaritano e dalla grande tradizione cristiana dell’hospitalis “ha origine l’ospedale e successivamente la tradizione dei grandi ordini religiosi ospedalieri e di cura degli infermi”, ha ricordato, sottolineando che “la sensibilità per l’uomo e per il valore della sua salute e della sua vita sono in un certo senso quel ‘lievito evangelico’ che ha fatto crescere nella società il valore dell’assistenza e della cura dei malati”.

Le istituzioni sanitarie cattoliche, ha aggiunto, possono offrire “un significativo contributo al mondo della sanità per una cura più umana della persona”, soprattutto in un contesto come quello attuale, “profondamente pervaso da logiche di morte”.

Di fronte alle “notevoli e perduranti difficoltà in cui le strutture si trovano ad operare”, tali da “condizionare irrimediabilmente la loro attività o addirittura da metterne a rischio la sopravvivenza, cosa che arrecherebbe un grave danno ai cittadini che vi ricorrono con fiducia e a coloro che in esse lavorano”, monsignor Crociata ha sottolineato la necessità di attivare “tutte le soluzioni utili a far sì che esse riescano a superare questo momento di crisi ed esprimano le loro grandi potenzialità per fare buona sanità”.

Ciò, ha aggiunto, è possibile attivando “un circolo virtuoso di collaborazione istituzionale e di progettualità ispirata da una sana sussidiarietà”.

Crisi strutturale

Secondo il Segretario Generale della CEI, la situazione attuale è “non solo congiunturale ma strutturale”, e “richiede una riflessione ecclesiale più approfondita e scelte coraggiose che ci aiutino a trasformare la crisi in opportunità di rinnovamento”.

“Per uscire dalla crisi è imprescindibile un forte impegno nella direzione della comunione”, ha spiegato, osservando che la collaborazione “non può ridursi ad una funzione strumentale, ma deve fondarsi in un profondo senso di Chiesa e potrà realizzarsi solo radicandosi in esso”.

“Fare rete tra noi – ha dichiarato – significa, in ultima analisi, amare la Chiesa e, attraverso di essa, partecipare alla redenzione del mondo della malattia e della sofferenza con il nostro impegno”.

Per questo motivo, ha invitato i presenti all’incontro “a vigilare affinché non si smarrisca mai la consapevolezza del legame che ciascuna realtà ha con la missione della Chiesa”.

Secondo monsignor Crociata, la comunione ecclesiale si esprime in primo luogo nel rapporto con i Vescovi, motivo per il quale l’ARIS deve agire sotto la vigilanza della CEI.

Anche se tutti questi obiettivi sono “impegnativi ed esigenti”, ha concluso, “non dobbiamo rinunciare a perseguirli insieme, se davvero crediamo che la sanità di ispirazione religiosa sia una risorsa reale per la Chiesa e per il Paese e se vogliamo che in futuro possa continuare ad esserlo”.

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ZENIT Staff

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