Dialogo interreligioso

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“Le guerre non provengono dalle religioni ma dalla mancanza di misericordia”

Rappresentanti cattolici, ortodossi, protestanti, ebrei, musulmani, induisti e taoisti riuniti a Roma sui temi di pace e riconciliazione

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Si è svolto ieri mattina, presso Palazzo Ferrajoli a Roma, il convegno Misericordia e Riconciliazione – Il dialogo Interreligioso risorsa per la pace, a cura della sezione italiana di Religions for Peace. In occasione del Giubileo dell’Università è stato allestito il Jubileum Exhibition nel palazzo su piazza Colonna, con una serie di mostre d’arte e fotografiche, conferenze, incontri culturali, proiezioni, concerti, esposizione libri d’arte e religiosi. Il ciclo di eventi è iniziato con il convegno che ha fatto incontrare sedici rappresentanti delle Chiese ortodosse (rumena, greco-ortodossa, copto-ortodossa), luterana e valdese, della comunità ebraica di Roma così come di quella islamica italiana, fino al Patriarcato di Mosca. Ad essi, si sono aggiunti maestri di zen, induisti, taoisti e sikh. Le rispettive fedi e credenze hanno trovato luogo nell’ambito di un dialogo interculturale, con l’obiettivo della pace, riferendosi continuamente alla misericordia e alla riconciliazione.
Come ha spiegato all’inizio, Luigi Da Salvia, segretario generale della sezione italiana di Religion for Peace, nel mondo c’è un processo permanente di misericordia e di riconciliazione. Secondo padre Egidio Canil, OFM conv., delegato per “Giustizia, Pace, Custodia del Creato” del Sacro Convento di Assisi, il mondo è stanco delle guerre, però, purtroppo, si trova in una guerra, provocata non delle religioni ma da altri fattori. Riferendosi alla misericordia, padre Canil ha spiegato che “è la parola che rileva il mistero di Dio”. Ha poi aggiunto che i cristiani credono in Gesù di Nazareth, che è “la manifestazione del volto misericordioso di Dio venuto al mondo per noi cristiani”.
Per padre Simeon Catsinas, rappresentante della Chiesa Greco-Ortodossa, la misericordia significa la pace che è la nostra salvezza. Tuttavia, secondo padre Catsinas, la gente ha dimenticato di vivere una vita di misericordia, concentrandosi esclusivamente sulla pace. Anche padre Gheorghe Militaru, sacerdote della Chiesa Ortodossa Romena si è riferito alla misericordia, spiegando che essa è legata direttamente al cuore e che deve essere custodita nella carne viva. La misericordia è fondamentale per la vita e può essere vissuta da tutti, essendo Dio il creatore di tutti. Riguardo alla situazione mondiale odierna, padre Militaru ha spiegato che “le guerre non provengono dalle religioni, ma da persone che non sono misericordiose!”. Ha quindi constatato che la bellezza – cioè, secondo lui, la misericordia – salverà il mondo.
Nella fede taoista, invece, si pensa che l’uomo sia di per sé buono e pieno di armonia. Avere armonia significa che ognuno mantiene se stesso e la propria posizione, senza cercare di cambiarla. I conflitti, e in particolare le cause dei conflitti stessi, possono essere risolti sempre, a condizione che gli interessi personali lascino posto al bene comune. Il reverendo Li Xuanzong, prefetto della chiesa taoista italiana, ha spiegato che nei telegiornali però i conflitti sono inevitabili, perché il male copre sempre il bene. Per questo, il nostro compito è di “risolverlo e riportare l’armonia”.
Nell’occasione del convegno, ZENIT ha avuto la possibilità di parlare con la monaca induista Swamini Hamsananda Giri, vicepresidente dell’Unione Induista italiana, sull’importanza del dialogo interreligioso.
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Quali impressioni ha tratto dal convegno?
È stato molto interessante e tutti interventi sono stati importanti. Però, c’è ancora tanto da fare nel dialogo interreligioso: ci si deve ascoltare e c’è bisogno di più rispetto. Si deve capire che questi incontri servono per cambiare a poco a poco la mentalità; c’è davvero bisogno di imparare ad ascoltarsi e, per ascoltarsi, bisogna anche aspettarsi. Non è semplice però con pazienza, forza e fede, si può arrivare.
Il dialogo interreligioso perfetto qual è sarebbe secondo lei?
L’ideale sarebbe proprio quello di ascoltarsi. Il dialogo viene dopo l’ascolto.
Nella situazione mondiale di oggi, qual è la sfida più grande per il dialogo interreligioso?
La sfida più grande è mettere a parte noi stessi e mettere gli altri al primo posto. Noi invece ci troviamo in una cultura nella quale i nostri bisogni sono assoluti e le nostre opinioni sono sempre più importanti di quelle degli altri. La sfida di questo mondo è di riuscire a mettere gli altri al primo posto, prima di noi.
Come si deve continuare quindi questo processo?
Ognuno deve mettersi in ricerca. Poiché il mare è fatto di tante gocce, ognuno deve cercare di fare il proprio meglio per contribuire a cambiare un po’ il sapore di questo mare.

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Jill Carnà

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