Le decorazioni di Paolo Paschetto

Sino al 28 settembre, esposte nella Villa Torlonia di Roma

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Nella storica Villa Torlonia, all’interno del Casino dei Principi, sino a fine settembre (1) sarà possibile ammirare la mostra di opere grafiche, decorative, pittoriche applicate alle arti, alla pubblicità alla filatelia di Paolo Antonio Paschetto (2), organizzata in occasione del cinquantesimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta nel 1963. Paschetto è noto al grande pubblico per aver ideato nel 1946 l’emblema identificativo ufficiale della Repubblica Italiana ma in questa mostra, che prosegue anche all’interno della Casina delle Civette con la vista delle decorazioni delle vetrate, si possono apprezzare una quantità notevole di opere che si dipanano tra il Liberty ed il Déco.

Nel percorrere le sale su due livelli del Casino, i curatori (Alberta Campitelli e Daniela Fonti) hanno voluto seguire quattro filoni di intervento dell’artista: La Pittura e la grande decorazione, le Arti applicate, le Vetrate e la Pubblicità, Comunicazioni, Filatelia.  Se nelle Arti applicate sono presenti bozzetti di mobili, brocche, lampadari, la sezione della Pubblicità, Comunicazioni e Filatelia rimanda maggiormente ai legami della vita dell’artista con il periodo storico, in particolare con i disegni delle pubblicità della Birra Peroni (1907 – 1910), della Fabbrica di automobili FAS (1906), di guide turistiche illustrate (1910 – 1912) o di campagne sull’acquisto dei prodotti italiani (1935 – 1936).

È, in particolare, all’interno della sezione dedicata alla “Pittura e grandi decorazioni” che si trovano molte originali espressioni dell’artista. Non solo gli interventi nell’ambito degli edifici di culto (i bozzetti per parete della Chiesa Evangelica battista di via del Teatro Valle, il bozzetto per la decorazione absidale del Tempio valdese di Piazza Cavour, i bozzetti per parete della Cappella Evangelica in Piazza San Lorenzo in Lucina) ma anche quadri di grandi dimensioni (di circa tre o quattro metri quadrati realizzati tra il 1908 e 1910) come Due ragazze con anfore, Tre fanciulle con flauti e zampogne e Ragazza con lira.

Un approfondimento a parte meritano gli otto bozzetti, tutti del 1928, realizzati per l’anticamera del ministro al Ministero della Pubblica Istruzione. Come evidenzia Daniela Fonti nel suo saggio La bellezza temperata dalla severità, questa decorazione murale fu l’unica tra i lavori pubblici realizzati da Paschetto che ebbe un commento dalla critica ed, attualmente, il più studiato dalla storiografia artistica sul Novecento. Gli otto bozzetti (3) sono intitolati “Mente animosque fortis exeat e ludis juventus”; “Litterae, Sapientia servet”; “Servare – Educare”; “Historia”; “Docendo vitae consulimus”; “Docere – Excogitare”; “ Ingenium”; “Scientia” e, nel programma iconografico suggerito da un latinista, Paschetto rappresenta il tema della universalità della scienza e dell’istruzione e, conclude la Fonti, “la classicità è un valore metastorico, mito universale e senza tempo dal quale il presente trae alimento ideale e valore”.

Come presente in altre mostre, la dimensione spaziale delle opere dell’artista sulla mappa geografia di Roma permette di avere un colpo d’occhio sui territori di maggior intervento consentendo di verificare immediatamente ciò che è ancora presente da ciò che è andato irrimediabilmente perduto. Con questa mostra continua il percorso di Villa Torlonia attraverso la cultura del ‘900, dove si segnalano tra i tanti il Museo della Scuola Romana (al secondo piano del Casino Nobile) e la mostra di Renzo Vespignani del 2012 (4). 

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NOTE

1 – Orario 9 – 19, martedì domenica, biglietto d’ingresso intero 11 euro, ridotto 9. Ulteriori informazioni sul sito www.museivillatorlonia.it. In particolare sono presenti dodici documenti che consentono un ampio approfondimento dell’artista, dei contenuti della mostra e di studi critici.

2 – La vita e l’opera di Paschetto hanno come fulcro due luoghi: nato a Torre Pellice (TO) da un

pastore della chiesa battista nel 1885, trascorse gran parte della sua esistenza a Roma, insegnando fino al 1949 nell’Accademia di Belle Arti nella quale si era formato. A Torre Pellice nasce e muore, mantenendo con le Valli Valdesi un legame profondo, fondato soprattutto sulle solidissime basi di un sentimento di appartenenza a una comunità di fede e a una storia oltre che a una terra. A Roma, dove si trasferisce da piccolo con la famiglia, studia, lavora e risiede a stretto contatto con il suo mondo artistico e culturale, caratterizzato dalla personalità di Nino Costa e della generazione simbolista “dannunziana” da cui assimila il gusto sinuoso per i raffinati grafismi del preraffaellismo romano. La sua formazione religiosa e il profondo legame con la chiesa valdese sono alla base del suo senso etico per cui Paschetto sente il proprio talento come un dono da coltivare con rigore e perseveranza e da cui trarre in primo luogo soddisfazione per aver dato – anche attraverso il lavoro – testimonianza della propria fede. La cultura protestante lo predispone anche ad un’apertura europea e internazionale che si integra e amplia al contatto con l’ambiente artistico, altrettanto aperto al mondo, della capitale romana di quegli anni. Nel corso della carriera partecipa a concorsi pubblici (nel 1907 vince il concorso per la banconota da 5 Lire) sia nel settore della grafica sia della grande decorazione di committenza pubblica, aggiudicandosi assegnazioni importanti come le due Sale in Campidoglio (quella degli Stemmi e quella dei Cimeli Garibaldini), quelle al Ministero degli Interni al Viminale e al Ministero dell’Istruzione a Trastevere. Intensa attività svolge anche nella decorazione degli edifici di culto evangelici, battisti e valdesi in Roma, come le vetrate per il Tempio Valdese di piazza Cavour e per la Chiesa Metodista di via Firenze (estratto dal Comunicato Stampa).

3 – Sei dei bozzetti sono realizzati a matita con olio diluito mentre per due (“Servare – Educare”e“Docere – Excogitare”) è stata utilizzata la tecnica della matita con acquarello e tempera.

4 – Per un approfondimento è disponibile l’edizione di Zenit del 14 luglio 2012

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Antonio D'Angiò

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