"Le cose cambiano?" No, i valori restano!

A Roma monta la polemica dei genitori contro la campagna del Comune che introduce nelle scuole lideologia gender. Gianluigi De Palo: “Non possiamo appaltare l’educazione alle associazioni Lgbt”

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Il colle del Campidoglio somiglia sempre più a una ridotta gay-friendly. Mentre la grandissima maggioranza dei cittadini romani chiede più urgenti azioni, la Giunta Marino continua a far parlar di sé per gesti simbolici carichi di ideologia “a tinte arcobaleno”. Infatti, dopo le luminarie “rainbow” su via del Corso nel periodo natalizio, la circolare che invitava i Municipi di Roma a esporre un drappo del movimento omosessuale dal 9 al 16 gennaio e il registro sulle unioni civili, Roma Capitale lancia “Lecosecambiano@Roma”; una campagna per “sensibilizzare la popolazione scolastica capitolina delle Scuole secondarie di II grado al rispetto e alla valorizzazione delle differenze, contribuendo così a contrastare il bullismo omofobico”. I corsi formativi si terranno, nelle scuole che hanno aderito al progetto, nei mesi di febbraio, marzo e aprile. A salire in cattedra, attivisti omosessuali e personaggi vari del mondo dello spettacolo (tra cui la presentatrice Serena Dandini, la scrittrice Dacia Maraini, il cantautore Roberto Vecchioni insieme alla figlia omosessuale e l’ex ministro Umberto Veronesi). La campagna sta però generando vibranti proteste. I genitori degli alunni lamentano di non essere stati coinvolti, come spiega a ZENIT Gianluigi De Palo, ex assessore alla Famiglia e alla Scuola della Giunta Alemanno e attuale consigliere comunale.

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A proposito del bando “Le cose cambiano”, lei ha accusato l’amministrazione Marino di aver “appaltato” alle associazioni Lgtb un problema che va invece affrontato senza affermazioni ideologiche. Cosa intende?

De Palo: Intendo che quando si parla di omofobia siamo di fronte a un problema educativo, non ideologico. L’adolescenza è un periodo delicato di formazione della personalità che richiede un progetto educativo serio. E i genitori devono essere coinvolti e devono poter scegliere per i propri figli. Qui non stiamo parlando di materie curriculari e quindi obbligatorie. Conoscendo in maniera dettagliata i progetti proposti, le mamme e i papà devono poter decidere se avvalersene o meno e il Comune dovrebbe proporre progetti alternativi.

Il Forum delle Associazioni Familiari del Lazio dichiara che da otto mesi sta chiedendo invano al sindaco Marino un incontro per discutere insieme di questo progetto. Secondo lei a cosa è dovuta questa riluttanza di Marino nei loro confronti?

De Palo: Non rispondere è già di per se una risposta. È evidente che se per noi la famiglia resta una sfida da vincere, per questa Amministrazione non rappresenta neanche una priorità e questo lo dimostra lo smantellamento delle politiche familiari sacrificate sull’altare dell’agenda-Marino. L’ultima occasione ci è stata fornita dall’abolizione dall’esenzione dal pagamento della retta del nido per il terzo figlio. Lo dico con tristezza, con grande preoccupazione, ma senza rassegnazione. È il futuro la mia urgenza e la mia fretta.

Il progetto propone “un nuovo approccio alla molteplicità degli orientamenti sessuali e delle identità di genere”. È così che verrà introdotta l’ideologia gender nelle scuole romane?

De Palo: Su questo tema resto fortemente critico. Sono convinto che sia importante combattere qualunque forma di discriminazione, anche sessuale. Ho assistito personalmente ad episodi brutti di violenza verbale nei confronti di gay o di ragazzi di colore e questo non deve accadere mai. Ogni vita è degna indipendentemente dai gusti sessuali, dal colore della pelle o dalla fede che uno professa, ma non possiamo appaltare l’educazione dei nostri figli alle associazioni Lgtb. 

Cosa ne pensano i genitori?

De Palo: Da molti genitori, non solo amici, ho ricevuto telefonate e email che sollecitavano un mio intervento come consigliere di opposizione. Per loro e per i nostri figli mi batterò per impedire che progetti condivisibili, magari pensati per combattere la violenza, l’odio e la discriminazione, si trasformino in un tentativo di proselitismo verso una visione antropologica differente. Se vogliamo uscire dalla crisi non spaventiamoci di credere che “le cose cambiano”, ma ricordiamoci che i valori restano. La famiglia è quella della Costituzione, senza questa istituzione il Welfare non ha futuro. Credo che dobbiamo uscire dalla demagogia e occuparci seriamente di demografia.

In Campidoglio lei è stato per più di un anno assessore alla Famiglia della Giunta Alemanno. Si deve in gran parte al suo contributo l’approvazione del quoziente familiare; cose ne è oggi?

De Palo: Il Quoziente Roma che poteva diventare uno strumento di equità fiscale avanzato, è stato completamente ignorato da questa Amministrazione. Sulla carta, mi dicono, è rimasto, ma nei fatti non ha più senso. Le famiglie stanno pagando oltre il consentito il prezzo di questa crisi. Con questo sistema si rischia un ammutinamento fiscale da parte delle famiglie che invece hanno bisogno di essere sostenute. Dobbiamo rimettere al centro la famiglia e rilanciare Roma come riferimento a livello nazionale. Ho lasciato tutto quello che avevo costruito faticosamente per portare a Roma politiche familiari degne di nota. In tre anni avevamo fatto tanto, ora è stato tutto smantellato. Senza un vero perché, solo per motivazioni ideologiche. Questa è la cattiva politica.

Quali altre priorità ritiene debbano essere affrontate dalla Giunta capitolina nelle scuole?

De Palo: Sicuramente l’edilizia scolastica. Oggi le scuole cadono a pezzi e sono sempre più pericolose per i nostri figli. Poi bisogna insistere con un’alleanza educativa tra scuola, istituzioni, associazioni e famiglie. Sull’educazione dei ragazzi si deve remare tutti dalla stessa parte. Per questo progetti come quello di cui abbiamo parlato prima sono pericolosi perché invece di creare sinergie, creano steccati rendendo schizofrenica l’educazione. Tutto educa e tutti possono educare, ma dobbiamo avere un obiettivo comune e condiviso. È una sfida che dobbiamo raccogliere insieme, altrimenti facciamo più danni che altro.

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Federico Cenci

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