Le confessioni del Cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga

Arcivescovo di Tegucigalpa e presidente di Caritas Internationalis, racconta la sua vocazione

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di Mercedes de la Torre

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 19 ottobre 2009 (ZENIT.org).- “Sono un salesiano honduregno nato 66 anni fa a Tegucigalpa”. Inizia così le sue “confessioni” il Cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo della capitale dell’Honduras.

Subito dopo menziona il fatto che avrebbe cambiato decisamente la sua vita: “Sono entrato nella Congregazione Salesiana quando avevo 16 anni e lì ho compiuto tutto il mio cammino come educatore, maestro. Sono stato ordinato sacerdote nel 1970”.

Il Cardinale ha condiviso con ZENIT la storia della sua vocazione per la serie di testimonianze che l’agenzia sta raccogliendo in occasione dell’Anno Sacerdotale, inaugurata dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano.

“In seguito i miei superiori mi hanno destinato agli studi qui a Roma. Ho studiato Teologia Morale e anche Psicologia Clinica tra Roma e Innsbruck (Austria), poi sono tornato come prefetto degli studi all’Istituto Teologico Salesiano di Città del Guatemala e poi come rettore del Seminario Minore di Filosofia a Città del Guatemala”.

“Nel 1978 sono stato nominato Vescovo ausiliare di Tegucigalpa, ordinato l’8 dicembre di quell’anno”, ha proseguito. “Poi sono stato segretario generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), vivendo quattro anni a Bogotà. 16 anni fa sono stato nominato Arcivescovo di Tegucigalpa e nel concistoro del 2001 sono stato creato Cardinale dal Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II. Due anni fa sono stato eletto presidente di Caritas Internationalis”.

Sono questi, in sintesi, i grandi momenti della sua vita, ma da soli non sarebbero abbastanza eloquenti. In questa intervista il Cardinale va oltre, per mostrare il perché della sua vocazione e i momenti più belli e più difficili che ha vissuto.

Com’è avvenuta la sua chiamata a seguire il Signore? Come ha deciso di diventare sacerdote?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: La chiamata è stata del Signore, attraverso il sacerdote direttore della scuola. Ero incantato dalla vita salesiana: iniziai a sei anni alla scuola elementare. Mi piaceva moltissimo l’ambiente, sono stato accolito, e tornando da una Santa Messa della scuola Maria Ausiliatrice con il sacerdote direttore, che poi divenne Arcivescovo di Tegucigalpa, questi mi disse: “Non ti piacerebbe essere sacerdote?”. Io risposi subito: “Sì”. Da quel momento mi sentivo già in seminario, ma quando terminai le scuole elementari, a dodici anni, dissi a mio padre che volevo entrare nel seminario minore salesiano e mi disse: “Non vai da nessuna parte, perché non decidi da solo. Sei un monello e ti rispediranno indietro il giorno dopo”. E infatti in seguito ho pensato molte volte: “Aveva ragione”.

Lei ha una passione per l’aviazione, ma molti conoscono anche il suo amore per la musica…

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Sì, perché fin da quando ero bambino in casa mia si sentiva musica: mio padre l’amava, mia sorella maggiore suonava il piano. Io ho studiato il pianoforte fin da piccolo. Quando sono entrato nella Congregazione sono stato destinato all’insegnamento della musica. Mi hanno fatto studiare al Conservatorio e per molti anni ho insegnato musica sacra e canto gregoriano – che mi piace moltissimo – e ho organizzato orchestre e bande nelle scuole in cui ho lavorato, imparando a suonare vari strumenti.

Quali?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Il sassofono, la fisarmonica, l’organo, la batteria, il contrabbasso, il clarinetto…

C’è stata qualche persona che ha influito particolarmente sulla sua decisione di seguire Dio?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Sì, il direttore della scuola, così come San Giovanni Bosco. L’anno prima della mia ordinazione sacerdotale, mia madre mi rivelò una cosa che non sapevo: ero nato prematuro e il medico diceva che non sarei sopravvissuto. Allora lei si offrì di recitare tutti i giorni il Santo Rosario per la mia salute, assicurando che, se Dio mi avesse chiamato, mi avrebbe offerto al Signore. Non l’avevo mai saputo e ora ecco il risultato.

Quali sono stati alcuni dei momenti più felici da quando ha deciso di dire “sì” al Signore?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Ce ne sono stati moltissimi. Logicamente, quando ho pronunciato i miei primi voti come salesiano sono stato estremamente felice. Il momento più felice e decisivo è stato ovviamente l’ordinazione sacerdotale, che è la grazia più grande che Dio può dare a una persona, dopo il Battesimo. In seguito l’episcopato mi ha suscitato più che altro paura; non pensavo che fosse la mia vocazione, ma ho accettato perché don Bosco diceva che un desiderio del Papa per un salesiano era un ordine, e quindi ho accettato nella fede. Credo che il Signore mi abbia concesso 31 anni di Vescovado con molta gioia. Quando Papa Giovanni Paolo II mi ha chiamato per essere Cardinale è stata una sorpresa. Non l’avevo mai sognato, perché l’Honduras non aveva mai avuto un Cardinale. Per questo sono stato felice per la gioia che ho suscitato nel mio popolo.

E alcuni dei momenti più difficili?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Il Signore dice anche: “Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Tra questi momenti c’è stata la morte di mio padre, proprio quando stavo iniziando il cammino, al secondo anno di Filosofia. A volte ho avuto anche qualche problema di salute: per vari anni ho sofferto d’asma, mi ha guarito miracolosamente la Madonna quando ero al primo anno di Teologia. In seguito ho avuto molte difficoltà anche a causa della situazione dell’America Centrale. Come Vescovo amministratore apostolico mi trovavo in una Diocesi di frontiera con il Guatemala e El Salvador e avevamo molti rifugiati. Erano tempi di guerriglia, e chiaramente tutto era complicato. Un altro momento molto triste è stata la morte di Giovanni Paolo II.

Perché?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Perché io gli volevo un bene enorme, era praticamente mio padre e mi ha sempre dimostrato una fiducia e un affetto molto grandi. Chiaramente lo vedevamo indebolirsi, ma non pensavo che sarebbe morto così presto. Per me è stato come quando è morto mio padre.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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