Le Clarisse di Polinesia

Nell’anno giubilare di Santa Chiara, la storia e la testimonianza dell’unico monastero di Tahiti

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di padre Alfonso Maria A. Bruno, FI

TAHITI, domenica, 19 agosto 2012 (ZENIT.org) – A diciannovemila chilometri dal Protomonastero d’Assisi, nel cuore del Pacifico Meridionale, con dodici ore di fuso orario in meno rispetto a Roma, la fiorente comunità di Tahiti, delle Clarisse dell’unico monastero della Polinesia, l’11 agosto 2012 ha celebrato con solennità l’Anno Clariano.

Le Clarisse arrivarono a Papeete nel 1981 dietro richiesta del fu mons. Michael Coppenrath al monastero di Lennoxville in Canada.

Nel 1990 le prime tre monache canadesi furono affiancate da altrettante clarisse delle Filippine. Tre anni dopo le monache si stabilirono in quello che è fino ad oggi il loro monastero, sulla bella collina di Punaauia dal paesaggio da cartolina sull’oceano e la prospicente isola di Moorea.

Fedeli alla Regola del Secondo Ordine, fondato da S. Chiara, la “pianticella serafica” di S. Francesco, le religiose si sono moltiplicate accogliendo diverse vocazioni dai cinque arcipelaghi della Polinesia e dalle Isole Fiji e Vanatou.

Questa fioritura le ha rese disponibili anche all’aiuto di altri monasteri con l’invio di una clarissa in Libano ed altre che si preparano per il Canada e l’Italia per un corso di formazione presso le Collettane di Assisi.

Oltre alla più pura contemplazione, le monache si dedicano anche al lavoro di giardinaggio, di agricoltura, allevamento, apicultura, tessitura, falegnameria, meccanica.

Le clarisse di Tahiti confezionano anche per tutta la Polinesia le ostie grandi e le particole destinate al Sacrificio Eucaristico. Nel loro comprensorio monastico e nella loro chiesetta conventuale si adoperano anche all’accoglienza di gruppi e all’ascolto di anime in cerca di preghiere e di conforto spirituale.

In quest’anno giubilare, in comunione con le loro consorelle del mondo intero, dagli estremi confini della terra hanno elevato il loro cantico di lode e di azione di grazia per il carisma clariano attraverso una novena in preparazione alla solennità di S. Chiara. 

Una delle prime madri badesse, la canadese sr. Helene, ha anche festeggiato per la circostanza, i suoi 53 anni di professione religiosa. Il 15 agosto scorso, invece, nella solennità dell’Assunta, sr. Teresa di Gesù, una giovane di Tahiti, ha emesso i suoi primi voti.

Grazie alla loro presenza è nata in Polinesia una fiorente comunità di laici Terziari francescani oltre al nutrito gruppo della Gioventù francescana e degli Amici di S. Francesco.

Con il loro aiuto, durante la Novena di S. Chiara accompagnata dal padre Taddeo Matura di Avignone, prima della liturgia dei Vespri e della Santa Messa c’è stato un recital che ha riprodotto nei nove giorni le tappe più significative della vita della Serafica Madre: dalla vocazione al transito.

La Santa Messa della solennità è stata presieduta dall’amministratore diocesano di Papeete, mons. Bruno Ma’i.

Anche l’indomani i festeggiamenti sono continuati con rappresentazioni teatrali, canti e danze della Polinesia nell’evocazione dei quattordici anni di fondazione della fraternità di Raiatea, un’isola a 200 Km da Tahiti dove pure c’è una significativa presenza di Terziari.

L’esibizione molto edificante e ricca di contenuti spirituali e francescani è stata propiziata anche per salutare la presenza di due Frati Francescani dell’Immacolata: P. Alfonso M. A. Bruno e fra Francesco M. Antonelli che per circa un mese, ospiti alla foresteria delle monache durante il soggiorno a Tahiti, si sono dedicati a tempo pieno alla formazione dei laici, al ministero dell’Eucarestia, confessione, predicazione, conferenze, visita agli ammalati e programmi e consulenza tecnico-professionale alla radio cattolica “Maria No Te Hau”.

Da Tahiti si sono poi recati per le stesse attività di apostolato, anche a Moorea e ancora nelle Isole Sottovento di Raiatea e Taha’a dove c’è una rara presenza sacerdotale, con S. Messa meno che mensile.

Da anni l’augurio e la preghiera delle monache clarisse è che in Polinesia possa esserci anche una presenza francescana di frati per il ministero sacerdotale e la testimonianza di vita specie verso i tanti giovani dell’arcipelago incantati dalle sirene delle droga, dell’alcool anche in queste isole così lontane dall’Occidente del mondo.

Forse l’esperienza dei due frati, presto di ritorno in Italia, potrà realizzare quest’augurio con la sensibilizzazione delle autorità di un Istituto religioso animato da sempre, sulle orme di S. Massimiliano M. Kolbe, di un grande zelo missionario. 

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ZENIT Staff

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