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Le cinque verità immortali e incancellabili

Ormai anche l’aspetto filosofico e metafisico della ricerca del senso si è adattato al valore scientifico delle cose

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Ci sono delle verità che l’uomo non dovrebbe mai far finta di non conoscere, pena il rischio di consegnarsi ad una misurazione solo immanente della storia quotidiana. Sta proprio in questa deriva generale, spesso non riconosciuta, la perdita della speranza attuale di ridare all’uomo la sua vera qualità sociale e spirituale. Ormai anche l’aspetto filosofico e metafisico della ricerca del senso si è adattato al valore scientifico delle cose, riproponendo di fatto un nuovo modello kantiano. Il filosofo tedesco sosteneva che “ogni nostra conoscenza scaturisce dai sensi, da qui va all’intelletto, per finire nella ragione”.
Sullo sfondo della società attuale si colgono di riflesso un neoempirismo inglese, di cui Immanuel Kant era un fervente sostenitore, ed una rigogliosa filosofia naturale illuministica. Si tratta di evidenti ostacoli al valore soprannaturale che precede e compone da sempre la realtà umana. Il mondo va scosso dalle sue fondamenta per evitare che tutto si riconduca ad una formula chimica o di mercato, abbassando ancora di più il valore dell’identità antropica di ogni singolo individuo, ridotta oggi in più circostanze al “minimo storico”, specie in alcune zone del nostro pianeta. Si può, in questo scenario, parlare di verità perenni e indelebili?
Il teologo mons. Costantino Di Bruno, come al solito, ci offre gli argomenti giusti per rispondere a questo importante interrogativo, ma anche per sostenere le necessità personali e collettive di connettersi con le cinque verità immortali e incancellabili che sono l’essenza prima della Creazione e da cui tutto si desume. La prima verità insegna che ogni potere è dato dal Signore. Una qualità oggettiva inseparabile dalla seconda verità che rivela come ognuno dovrà rendere conto al Signore del potere ricevuto. Abbiamo di fronte due verità indivisibili, perché l’uomo deve rendere sempre conto a Dio dell’uso quotidiano del potere ricevuto da Lui in dono.
Scrive in proposito Mons, Di Bruno: “Oggi questa verità è cancellata. Ognuno si pensa da se stesso. Ognuno pensa di dover rendere conto solo a stesso di ogni uso del potere. Il potere va esercitato secondo la volontà di Colui che lha donato. È verità incancellabile in eterno. La cancella luomo, mai il Signore”. Se il potere ricevuto viene invece utilizzato partendo solo dalla propria volontà, il Signore chiede che gli si renda conto anche in un qualsiasi momento del presente, senza aspettare domani o l’eternità. Se guardiamo alla gestione del potere di oggi non diventa difficile constatare del fallimento di questi principi.
I risultati di ogni giorno sono lo specchio di una arretratezza spirituale che sfida il cielo con spropositata prepotenza, seminando tra la gente sofferenze, solitudini, morti violente, false illusioni, incertezze, paure, strani desideri di diritti innaturali.
La terza verità spinge l’uomo a riconoscere che ogni bene da lui operato è il frutto di sapienza e discernimento provenienti da Dio. Se l’uomo si insuperbisce e si appropria di ciò che è di Dio rischia di sprofondare in un abisso di stoltezza, perché l’Altissimo si riprenderà quei doni ceduti all’essere umano per farli fruttare in direzione del bene comune. Questo succede quando si decide, come accade ai nostri giorni, di cancellare Dio, il Crocifisso, lo Spirito della propria vita.
Rincara la dose mons. Di Bruno: “Non si tratta di stoltezza semplice, ma di pazzia e grande demenza. La pazzia è così alta, da indurre luomo al suicidio della sua verità, non solo soprannaturale e divina, ma fisica, storica, umana che cade sotto i suoi occhi”. Il sacerdote denuncia con spirito propositivo come questo pericolo, in origine circoscritto, spinge in più occasioni chi ha responsabilità di governo ad imporlo alla società nel suo insieme per legge, educazione e formazione. Lo fa nell’errata consapevolezza che tutto debba venire da sé e non da alcuna fonte primaria celeste.
La quarta verità chiarisce come nella distruzione delle cose di Dio (tutto è di Dio: uomini, animali, cose) vi è sempre una responsabilità personale. Come si fa infatti a governare senza la netta indicazione di alcun responsabile? Non ci sarebbe un vero governo! In molti riconoscono, purtroppo, come il male della nostra democrazia vada individuato, spesso, nel governo senza responsabilità personali e circoscritte. Anche chi distrugge, anziché ben edificare, in diverse situazioni è risultato fuori da ogni addebito, consolidando un costume contemporaneo che non promette affatto bene per il futuro.
Appunta nel suo taccuino il teologo Di Bruno: “Si varano leggi inique, disoneste, immorali, distruttrici di un popolo, nessuno è responsabile. Ognuno scarica la responsabilità su altri. Finché non passiamo dalla responsabilità collettiva alla responsabilità personale, è il fallimento di ogni governo che è detto democratico. È regola che vale per la società civile è anche per la Chiesa. Anche nella Chiesa la responsabilità dovrà essere personale e non collettiva”. Un pensiero chiaro sia per il mondo laico che religioso. La responsabilità dovrà essere in ogni caso specifica, non collettiva o impersonale. Un principiò che interessa l’organizzazione laica dei ruoli, così come la struttura della Chiesa, dove Papa, vescovo, parroco, battezzato sono da considerare con personale responsabilità.
La quinta verità immortale e incancellabile è nella volontà di Dio di rivelare ad ogni uomo che non vi è altro Dio sopra di Lui, superiore a Lui. Lui è il Dio di ogni uomo. Sottolinea infine Mons. Di Bruno: “Si rivelerà servendosi di ogni discepolo di Gesù. È lui lo strumento attraverso il quale il Signore si manifesta nella sua eterna verità”. Il credente deve prendere coscienza di essere lui stesso lo strumento e la via attraverso cui il Signore si manifesta nel mondo. Un atto indispensabile che consente a Dio di fare attraverso l’uomo cose grandi e prima impensabili, manifestando la sua gloria.
Se questo non avviene si rischia di consegnare alla storia un falso discepolato che riconosce solo a parole le cinque verità appena ricordate, consentendo ad ogni falsità di aggredire qualunque oggettività indistruttibile.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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