Le Chiese del Medio Oriente, invitate ad aprirsi alle nuove comunità

“Non dobbiamo aver paura”, afferma il Cardinale Ryłko

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di Marine Soreau

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 15 ottobre 2010 (ZENIT.org).- In un mondo caratterizzato da una “secolarizzazione dilagante”, il Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il Cardinale Stanisław Ryłko, ha invitato le Chiese orientali ad aprirsi ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità.

Durante i lavori del Sinodo per il Medio Oriente, il 12 ottobre, il porporato ha sottolineato la necessità di “formare identità cristiane forti e convinte” e di “risvegliare l’audacia di una presenza visibile ed incisiva dei fedeli laici nella vita pubblica”.

In riferimento alla nascita, dopo il Concilio Vaticano II, di molti movimenti ecclesiali e nuove comunità – “un vero dono dello Spirito Santo!” –, ha auspicato che “le Chiese del Medio Oriente si aprano con crescente fiducia a queste nuove realtà aggregative”.

“Non dobbiamo aver paura di quella novità di metodo e di stile di annuncio che portano: è una ‘provocazione’ salutare che aiuta a vincere la routine pastorale che è sempre in agguato e rischia di compromettere la nostra missione”, ha detto durante la terza Congregazione generale.

“Il futuro della Chiesa in questa regione del mondo dipende proprio dalla nostra capacità di dare un ascolto docile a ciò che lo Spirito dice alla Chiesa oggi, anche mediante queste nuove realtà aggregative”.

Movimenti chiamati alla missione

Durante gli interventi delle varie Congregazioni, diversi Padri sinodali hanno riconosciuto il ruolo che i nuovi movimenti stanno avendo nella vita delle comunità locali.

Riferendosi a questi movimenti della Chiesa, l’Arcivescovo di Tiro dei Greco-Melkiti (Libano), monsignor Georges Bacouni, ha affermato che non offrono solo “una nuova vitalità nei confronti della preghiera e dell’evangelizzazione, ma, ancor più importante, una capacità di ispirare un gran numero di uomini e donne, giovani e non, a restare nei propri Paesi come missionari, e a servire le Chiese locali con zelo e obbedienza”.

Invitando a esortare queste iniziative, ha dichiarato che è “cruciale – perfino vitale – che Vescovi e presbiteri comprendano che questi nuovi movimenti ecclesiali stanno operando nella Chiesa e per la Chiesa, e che il loro contributo non rappresenta una minaccia, bensì un arricchimento all’impegno della Chiesa nel catechizzare i fedeli e preservare la presenza cristiana nel Medio Oriente”.

Dal canto suo, l’Arcivescovo titolare di Damietta dei Greco-Melkiti (Gerusalemme), monsignor Joseph Jules Zerey, ha sottolineato l’importanza di “rievangelizzare” le famiglie cristiane del Medio Oriente.

Il presule ha espresso apprezzamento per un certo rinnovamento nella Chiesa che ha permesso la nascita di movimenti e nuove comunità che “vivono un dinamismo missionario”.

“Negli ultimi anni ho incontrato, nei nostri Paesi arabi e in altri Paesi, diverse famiglie che vivono profondamente la loro fede cristiana malgrado le difficoltà enormi della vita quotidiana”, ha detto.

“Queste famiglie – ha concluso – non possono reggere né saranno missionarie se non attraverso un legame personale, un amore profondo per Cristo, rafforzato dalla preghiera quotidiana come anche dal sostegno delle piccole fraternità o comunità parrocchiali, ritrovandosi ogni settimana intorno alla Parola di Dio”.

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ZENIT Staff

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