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L'attenzione dei vescovi africani per la famiglia

Il Messaggio finale della 17esima Assemblea plenaria del Secam è tutto incentrato sulla difesa dell’istituto familiare

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Rinnovo della pastorale per la famiglia, attenzione per chi è in difficoltà, difesa della famiglia da ideologie distruttrici. Questi i temi emersi dal Messaggio finale della 17esima Assemblea plenaria del Secam, Simposio delle Conferenza episcopali di Africa e Madagascar, che si chiude oggi.
I vescovi africani, riuniti da lunedì scorso a Luanda, capitale dell’Angola, è “La famiglia in Africa, ieri, oggi e domani: alla luce del Vangelo”.
Al centro della riflessione l’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia. I presuli la considerano uno strumento per approfondire la pastorale.
Dopo di che, il testo si concentra sui motivi che destabilizzano l’istituto familiare. Si parla del matrimonio quale legame inseparabile di amore tra uomo e donna, aperto alla vita e dunque ontologicamente inaccessibile per “le persone dello stesso sesso”.
Il riferimento alle nozze omosessuali si unisce ad altri elementi che vengono tirati in ballo quali sfide che destabilizzano la vita delle famiglia: povertà, nuovi media, ideologia gender, controllo della popolazione nonché migrazioni, guerra e credenza nella stregoneria.
La prossimità dei vescovi africani si rivolge anche a chi vive situazioni di difficoltà, ai divorziati. La loro preghiera è affinché essi non si sentano “scoraggiati e abbattuti”. Per prevenire le separazioni, l’appello del Secam è alle associazioni pastorali cristiane, per un impegno maggiore nell’accompagnamento prima, durante e dopo il matrimonio.
I vescovi rivolgono poi un plauso ai Governi africani che si stanno opponendo alle pressioni di organizzazioni internazionali che vogliono imporre politiche anti-famiglia in Africa. Si chiede a questi di impegnarsi per garantire ai giovani aiuti per realizzare una famiglia. A quelle già esistenti di famiglie dicono: “Non abbiate paura a fare di Cristo il centro della vostra vita!”.
Il pensiero è poi rivolto ai Paesi dell’Africa che attraversano maggiori difficoltà, il Sudan, la Somalia, al Nigeria, il Mali, la Libia ed altri luoghi teatri di conflitti. Situazioni da cui scaturiscono emigrazioni di massa, anche di donne e bambini. L’esortazione alle parti è a lavorare per un dialogo costruttivo.

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ZENIT Staff

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