Venezuela flag

Venezuela flag - Wikimedia Commons

L'allarme dei vescovi per la "gravissima" situazione del Venezuela

Con una lunga lettera la Conferenza episcopale affronta il tema della terribile crisi che assilla il Paese sud-americano. Intanto si raccolgono firme per destituire Maduro

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Torna ad alzarsi la voce di protesta dei vescovi in Venezuela. In un lungo documento ripreso dalle agenzie Sir e Fides, la Conferenza episcopale venezuelana (Cev) fa luce sulla “gravissima” situazione del Paese sud-americano, chiede al popolo di evitare contrapposizioni ed esorta i politici a mettere da parte gli interessi particolari in luogo del bene comune.
“Mai come ora noi venezuelani abbiamo sofferto l’estrema carenza di generi alimentari e farmaci di prima necessità, assieme ad altri mali come l’inasprirsi della delinquenza assassina e disumana, il razionamento della luce e dell’acqua e la profonda corruzione a tutti i livelli del governo e della società”, si legge nel testo. “Vogliamo mettere in guardia il popolo – scrivono i presuli – affinché non si lasci manipolare da chi si offre di cambiare la situazione attraverso la violenza sociale e neppure da chi esorta alla rassegnazione e alla sopportazione, in silenzio, delle ingiustizie”.
Al contrario, i vescovi invitano i cittadini ad essere “protagonisti delle trasformazioni della storia e della cultura” in modo pacifico. Cittadini che non devono essere manipolati da chi detiene il potere politico. Chiaro il tal senso l’ammonimento dei presuli: “Avvertiamo anche coloro che approfittano della situazione, sfruttando i bisogni degli altri, che questo è un crimine e un peccato mortale!”.
Da mesi il Venezuela vive una crisi profonda. Il crollo del prezzo del petrolio ha causato danni economici, ai quali la politica non riesce a porre rimedio. Alla vittoria dell’opposizione alle elezioni parlamentari è seguita la paralisi istituzionale, a causa dei veti incrociati tra la nuova maggioranza parlamentare e il presidente Nicolás Maduro. Per far fronte ai continui corti circuiti causati dall’estrema siccità, le autorità hanno ridotto a due soli giorni la settimana lavorativa e hanno deciso di staccare la luce per quattro ore al giorno risparmiando così energia.
L’abbassamento dei giorni lavorativi settimanali dei dipendenti pubblici rallenta intanto le operazioni di autentificazione delle firme raccolte per destituire il presidente Maduro. Come prevede la Costituzione venezuelana, se l’1% degli iscritti alle liste elettorali lo chiede, e il capo di Stato ha superato la metà del mandato, può essere indetto un referendum per revocargli l’incarico.

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ZENIT Staff

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