La volta della Cappella Sistina

Prosegue la “Catechesi della Bellezza” di Nicola Rosetti, insegnante di religione che spiega il cristianesimo attraverso l’arte

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di Nicola Rosetti

ROMA, martedì, 7 luglio 2012 (ZENIT.org) – Quando Sisto IV fece costruire e decorare la Cappella Sistina, sulla volta era stato dipinto, usando i colori della famiglia Della Rovere, un cielo blu con delle stelle gialle. In seguito fu il Papa Giulio II, sempre della famiglia Della Rovere, a volere qualcosa di più maestoso e solenne per quella cappella dove si dovevano svolgere le varie liturgie pontificie.

Sulle pareti della cappella era già stato realizzato, ad opera di una squadra di pittori toscani guidati dal Perugino, un ciclo pittorico che narrava la vita di Mosè (la storia della salvezza sotto la Legge) e quella di Cristo (la storia della salvezza sotto la Grazia). Giulio II decise di fare affrescare sulla volta la storia della salvezza prima della Legge e affidò l’esecuzione di questa impresa al genio di Michelangelo.

Il pittore iniziò i lavori nel 1508 e li portò a termine nel 1512, esattamente 500 anni fa. Michelangelo ha raccontato con 9 immagini le più importanti storie della Genesi organizzandole in gruppi di tre: nel primo gruppo il pittore ha rappresentato la Creazione dell’Universo, nel secondo gruppo sono raccontate le vicende della prima coppia umana, mentre dell’ultimo gruppo fanno parte le scene che riguardano la vita di Noè. Analizziamo ora brevemente ogni singola immagine.

Nella prima vediamo il Creatore, vestito di rosa, mentre, con una virtuosa torsione, separa la luce dalle tenebre. In questo primo dipinto Michelangelo ha voluto esaltare il monoteismo ed il numero uno: a differenza delle immagini successive, Dio è rappresentato in assoluta solitudine, sta operando la creazione nel primo giorno e pare che Michelangelo abbia realizzato questo dipinto in un solo giorno.

Nel secondo dipinto Dio è rappresentato due volte: a destra, con gesto imperioso, sta creando il sole e la luna, mentre a sinistra, dandoci le spalle, Dio sta creando la natura. Non si può fare a meno di notare questa posizione particolare di Dio che mostra le spalle al visitatore e che trova spiegazione nelle parole della Scrittura. Nella bibbia infatti, quando Dio vuole mostrare la sua Gloria, mostra le sue spalle. Dunque Michelangelo, attraverso questa originale rappresentazione, ci ha voluto mostrare come la natura sia espressione della Gloria di Dio

Nella terza immagine, che conclude il primo gruppo, Dio, sempre con gesto severo e autoritario, separa le acque superiori da quelle inferiori

Veniamo ora a quella che sicuramente è l’immagine più nota della Cappella Sistina: la creazione dell’Uomo. Dio è rappresentato avvolto in un maestoso mantello rosa che ha la forma di una sezione di cervello. Da grande studioso del corpo umano, Michelangelo ha voluto rappresentare, con questo espediente del mantello, l’intelligenza di Dio.

Il Creatore tiene sotto il braccio la Donna cha ha già in mente di creare per l’Uomo. Quando Dio ha ordinato alle cose di venire al mondo, le sue mani erano rigide e tese, ora che sta creando un essere a sua immagine e somiglianza, la sua mano ha un profilo dolce e morbido. La mano dell’Uomo è tesa, quasi in ricerca, verso il Mistero.

La scena della creazione della Donna è al centro dell’intera composizione e questo perché  l’Uomo è la prefigurazione del Cristo, mentre la Donna è la prefigurazione della Chiesa. Dalla costola dell’Uomo adagiato su un fianco, esce la Donna tutta orientata verso Il suo Creatore.

Queste prime cinque immagini che abbiamo analizzato si trovano nella parte della Cappella Sistina che corrisponde al Santo dei Santi, lo spazio sacro del Tempio di Gesusalemme dove si riteneva che Dio avesse la sua dimora. L’immagine di Dio scompare nelle scene successive che sono dipinte nella parte della Cappella che corrisponde al Santo. E la figura di Dio si eclissa, non a caso, con la scena del peccato originale.

In questo dipinto, Michelangelo si è preso parecchie libertà rispetto al testo biblico. Nella Sacra Scrittura infatti, Eva prende il frutto dell’albero proibito e lo passa ad Adamo, qui invece la donna afferra il frutto direttamente dalle mani del serpente e l’uomo lo coglie dall’albero.

Michelangelo ha voluto probabilmente attribuire all’Uomo e alla Donna lo stesso concorso di colpa. Tradizionalmente si dice che questo albero sia un melo, qui Michelangelo ha invece rappresentato un fico. Sulla destra un angelo, vestito di rosso, scaccia Adamo ed Eva dal paradiso: i progenitori, visibilmente abbruttiti dal peccato, sono nudi, secondo la narrazione biblica invece essi ricevettero da Dio delle tuniche di peli di cammello.

Passiamo ora al terzo ed ultimo gruppo. Nella prima immagine Noè, sua moglie, i suoi figli e le sue nuore stanno offrendo un olocausto per ringraziare Dio per la fine del Diluvio Universale. Noè rivolge lo sguardo verso il cielo dove dovrebbe apparire l’arcobaleno.

Nella seconda immagine vediamo orde di persone che tentano di salvarsi dal diluvio. L’arca è rappresentata in modo molto conforme al testo biblico: non ha finestre, ad eccezione di quella dalla quale si affaccia Noè.

Nell’ultima scena, sulla sinistra, vediamo Noè, vestito di rosso, mentre sta piantando la vite dalla quale ricaverà il vino col quale involontariamente si ubriacherà. Domina il dipinto la scena di Sem e Iafet che coprono loro padre mentre Cam lo deride.

Tutta l’immagine è una prefigurazione della passione: come infatti Noè ha bevuto il vino e, ubriacato, si è addormentato, così Gesù, dopo aver bevuto il calice dell’Ultima Cena si è addormentato nel sonno della morte. Se infatti dalla volta portiamo il nostro sguardo sulla parete destra possiamo vedere rappresentata la scena dell’Ultima Cena.

[La prima parte della “Catechesi” del prof. Rosetti è stata pubblicata ieri, lunedì 6 agosto:

http://www.zenit.org/article-32020?l=italian]

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ZENIT Staff

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