Scandisce parole chiare contro ogni forma di odio, sottolinea l’importanza della fede per non “sprofondare nel dolore”, infine ringrazia papa Francesco per l’invito ad incontrarla che le aveva rivolto. Invito che Rachel Fraenkel ha accettato con entusiasmo, tanto che il suo viaggio a Roma era già stato programmato. Poi però, è giunta la notizia del ritrovamento dei corpi dei tre giovani israeliani rapiti, tra i quali Naftali, suo figlio.
In un’intervista a Famiglia Cristiana la madre colpita da questo terribile lutto ha deciso di mettere a nudo le sue emozioni, lanciando così dei messaggi carichi di dignità. “Abbiamo sette figli – spiega la signora Rachel -, Naftali è il secondo. Suo fratello maggiore ha studiato nello stesso liceo, Makor Haim, a Kfar Etzion, e ora studia Torah nella Yeshiva, una scuola rabbinica”.
La fede, del resto, è un pilastro all’interno della loro famiglia. Poiché – spiega la mamma del ragazzo ucciso – “la religiosità, profonda e impegnata, si fonde con l’apertura verso il mondo e il consolidamento della cultura e dello spirito”.
È proprio la fede che sta aiutando questa famiglia israeliana a far elaborare il lutto ai fratelli più piccoli di Naftali. “Con loro noi genitori parliamo dell’eternità dell’anima e ripetiamo che Naftali può restare con noi sempre, poiché non è limitato da un corpo”, spiega. Parole, ma anche gesti concreti, come rivela di seguito: “I precetti, le usanze che regolano i primi sette giorni del lutto, l’unione della famiglia, la capacità profonda di pregare e persino la regolarità e la consuetudine delle preghiere, obbligano la persona a essere attiva e a non sprofondare nel suo dolore”.
Gesti che non dirimono però “la nostalgia profonda” che la famiglia prova per un figlio che ha perso la vita. L’importante, prosegue la signora Rachel, è evitare che dalla morte di un giovane scaturiscano desideri di vendetta e sentimenti gravidi di veleno. “È importantissimo per me che i miei figli non crescano nel sentimento dell’odio e della rabbia – riflette -, che riescano a vivere la spensieratezza della loro età e una crescita serena”.
Serenità che attualmente è stata minata da un gesto omicida, lo stesso che ha privato anche un’altra madre, stavolta palestinese, del proprio figlio. Si tratta di Muhammad, sedicenne trucidato da alcuni coloni israeliani dopo la notizia del ritrovamento dei corpi dei tre coetanei israeliani. La signora Rachel non ha perso tempo, a seguito di quest’altro efferato episodio ha chiamato la famiglia del giovane palestinese.
“Chiamare la famiglia di Muhammad è stata la cosa più naturale. Sono rimasta sconvolta da questo assassinio e ho sentito con tutta me stessa la sofferenza dei genitori”, dice la signora Rachel. Afferma poi di essere “orgogliosa della magistratura israeliana” perché “si è affrettata a indagare e catturare i colpevoli”. Una tempestività “molto importante”, che ha potuto “trasmettere il messaggio che nessun innocente deve essere colpito e solo la legge ha il mandato per occuparsi di questi casi”. Innocenti che in queste ore stanno morendo in gran numero, a Gaza, per via dell’ennesima fase di ostilità che da decenni, ormai, dilaniano il Medio Oriente.
Al termine dell’intervista, la signora Rachel parla infine di papa Francesco, del suo pellegrinaggio in Terra Santa, che “per Israele è stato un grande evento”. Ricorda poi che “il Papa aveva anche consentito a incontrare noi genitori dei ragazzi rapiti”. Il viaggio a Roma era già programmato. Prima che il ritrovamento dei corpi bloccasse tutto. “Ma ringraziamo moltissimo papa Francesco per il suo invito”, conclude la mamma israeliana.