La vocazione tra Medjugorje e Fatima (Prima parte)

Intervista a don Roberto Panizzo, della Pia Unione dei Figlie e Figli del Cuore Immacolato di Maria

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di Elisabetta Pittino

ROMA, lunedì, 17 settembre 2012 (ZENIT.org).- Una delegazione del MPV italiano ad agosto è andata in in “missione” a Medjugorje, per presentare l’iniziativa popolare UNO di Noi.

Sono state raccolte circa 4500 firme in occasione del Festival dei Giovani.

Ad ospitare i volontari del MPV è stato don Roberto Panizzo, della Pia Unione dei Figlie e Figli del Cuore Immacolato di Maria, presso la Casa da lui retta, che sorge proprio dietro la chiesa parrocchiale di Medjugorje.

La casa è sorta nel 1990 per l’accoglienza dei pellegrini. L’accoglienza si è trasformata in una condivisione tra Don Roberto, la Pia Unione e il MPV.

Don Roberto è nato a Milano e appartiene a questa comunità fin da ragazzo. Nel 1968 ha conosciuto la fondatrice, Suor Maria Liliana, da allora  ha cominciato a frequentare le Figlie e i Figli del Cuore Immacolato di Maria (www.ffcim.org).

Zenit lo ha intervistato.

Chi è Suor Maria Liliana, la Fondatrice, e com’è nata questa comunità?

Don Roberto Panizzo: Sr Maria Liliana è nata nel 1913 da una famiglia ricca di Milano. Prima di 3 figli ha avuto un’infanzia serena, felice, e una famiglia molto unita. Già sin da giovane era in ricerca. Ragazza  inquieta, vivace, sportiva, si è sentita sempre molto attratta da Dio. Per questo ha deciso di entrare  nella comunità delle Orsoline di S. Carlo dove era andata a scuola da ragazzina. Nel 1943 ha fondato il primo nucleo delle Figlie del Cuore Immacolato di Maria a San Salvatore (Varese). Lei pensava ad una comunità che vivesse in una parrocchia e che si dedicasse a varie attività; sognava un Istituto che avesse come convento le chiese, “Suore senza convento”  è il titolo di un suo libro autobiografico dove i corridoi del convento sono le vie di questo paese. Voleva comunicare e far conoscere Gesù senza legarsi ad un’attività specifica.

Nel 1958 un fratello di Sr Maria Liliana morì tragicamente in un incidente d’auto. Pur essendo giovane lasciò tutti i suoi beni, ingenti, ai genitori che in ricordo del figlio vollero donarli interamente alla diocesi di Milano. Montini, il futuro Papa Paolo VI, l’Arcivescovo di allora, suggerì che si costruisse una scuola materna nella periferia di Milano, dove non c’era niente e stavano costruendo una parrocchia. La mia storia si collega a quella di Maria Liliana a questo punto, perché abitavo lì,  ho visto la costruzione della scuola materna e mi sono inserito nell’oratorio.

Allora esisteva solo la comunità femminile delle Figlie del Cuore Immacolato di Maria. Solo successivamente dopo l’esperienza missionaria in Brasile del Gruppo missionario giovanile (GMG) sono nate le vocazioni e quindi è nata la nuova comunità maschile e femminile.

Com’è nata la tua vocazione?

Don Roberto Panizzo: La mia ragazza di allora frequentava l’oratorio femminile e quando sr Maria Liliana nel 1967 è stata invitata ad andare in Brasile è nata la comunità missionaria. Noi giovani siamo stati invitati e coinvolti nell’evangelizzazione ed è stato entusiasmante.

In quel periodo ero già in crisi di vocazione: perso l’interesse per l’oratorio perché era limitato di fronte alle problematiche missionarie, perso l’interesse affettivo per la ragazza perché per quanto cara mi si aprivano altre prospettive, perso l’interesse per il lavoro…ho capito che per fare quello che volevo non dovevo aspettare 60 anni per la pensione ma potevo divertirmi subito facendo quello che facevo il sabato e la domenica, cioè donarmi agli altri.

Qual è il vostro carisma?

Don Roberto Panizzo: Sr Maria Liliana aveva sempre avuto un grande desiderio di fare conoscere Gesù – questo è un aspetto del nostro carisma- perché si era resa conto che non c’è cammino di fede, non c’è vita di fede se non c’è la conoscenza.

La spiritualità è un po’ questa secondo Maria Liliana: non tanto agire noi, quanto lasciare Gesù Cristo agire in noi comunitariamente, con lo spirito di famiglia, quindi non emergere, non lavorare come singoli, ma come comunità. In modo che creando dei luoghi di accoglienza, o attività dove si possa sperimentare in maniera concreta la presenza di Gesù, le persone possano riscoprire la loro fede. Quindi un lasciare agire: “Lascia che Dio agisca in te” diceva Sr. Maria Liliana,come se Gesù ci chiedesse “non preoccuparti, lasciami fare che faccio io”.

Il carisma non è neanche l’evangelizzazione, è l’unità. Le persone percepiscono che il segno della presenza dell’amore di Dio e quindi la presenza del regno di Dio è l’unità. Unità non intesa come uniformità monolitica, come un gruppo che pensa e si gestisce alla stessa maniera perché ha gli stessi parametri, lo stesso sorriso, la stessa impostazione. Siamo profondamente diversi, ci scorniamo ogni tanto, ma l’unità è possibile nella diversità se c’è la presenza, l’azione di Gesù Cristo che dobbiamo lasciare agire in noi. In effetti le persone sono colpite da questo, da un clima familiare di armonia che, nonostante noi, Gesù Cristo riesce a realizzare, perché noi siamo delle teste dure.

La comunità adesso è rimasta piuttosto limitata come numero. Maria Liliana diceva infatti che non saremmo mai stati tanti, come il granello di senape. Per adesso siamo 2 sacerdoti, 3-4 seminaristi, la massa nostra è composta dalle suore,  poi ci sono famiglie.

Attualmente abbiamo varie case: due in Brasile per l’ evangelizzazione, dove tra l’altro abbiamo fatto formazione/evangelizzazione anche per la difesa della vita spiegando che cos’era l’aborto; una a Roma; a Malnate abbiamo un campeggio; nei santuari di Medjugorje e Fatima abbiamo due case di accoglienza dove la nostra attività di far conoscere Gesù passa attraverso Maria. Attraverso la disponibilità delle persone, che sono aperte alla grazia, grazie all’intervento di Maria che opera in questi luoghi in maniera straordinaria, troviamo che sia il luogo ideale per far percepire alle persone che a partire dal battesimo sono chiamate a collaborare al progetto di Dio.

[La seconda parte verrà pubblicata martedì 18 settembre]

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ZENIT Staff

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