La vita che non muore mai

L’uomo avrà un futuro solo se sarà capace di ricostruire nella mente e nel cuore l’amore per ogni creatura vivente come unica e insostituibile

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«Ho imparato che una vita non vale nulla e che nulla vale una vita».

Forse Lucia non li conosceva neppure gli scritti di André Malraux. O forse sì: chi può dirlo? Ma il messaggio che il poeta francese lanciava al mondo, chiuso nella bottiglia di versi senza tempo, lei lo aveva messo in pratica, testimoniandone la verità. Aveva 15 anni, la giovanissima fanciulla maceratese, quando nel 2010 scoprì di essere in attesa di un figlio concepito nella relazione con un suo compagno di scuola, all’epoca appena diciottenne. I genitori l’avevano lasciata libera di scegliere cosa fare di fronte a quella vita in arrivo. Lei, risucchiata nel gorgo dell’egoismo adolescenziale, era andata fino in Tribunale a giurare davanti ad un giudice che quel bimbo che aveva in grembo non lo avrebbe mai accettato né amato, e che tanto valeva dunque non farlo neppure venire alla luce. Pochi giorni dopo, davanti ai medici, con le flebo già attaccate al braccio, la scelta che le ha cambiato l’esistenza e ne ha salvato un’altra: il no all’aborto per imboccare la via della maternità.

Oggi quel bambino vive, e sua madre, raccontandone la storia, ha vinto anche un concorso, quello annualmente promosso dal Movimento per la Vita. Ma le sue parole sono molto di più che il sunto di un tema ben riuscito e perciò da premiare. Sono la testimonianza che dimostra la fallibilità delle tesi della cultura moderna e della logica che pervade la società contemporanea. A guardar fuori dalla finestra o dritti nello schermo dei televisori sempre accesi lo spettacolo non cambia: la potenza degli eserciti si misura sulla capacità di annientamento. La forza di una persona si esprime nei bicipiti che consentono di spaccare quanto capita a tiro. Assassinii, violenze e prevaricazioni sono pane quotidiano di un’umanità che ha troppa fretta di andare avanti per fermarsi a riflettere su ciò che si porta dietro.

Eppure, come scriveva Malraux, tutti hanno la forza bruta di premere un grilletto e di cancellare una vita, ma nessuno sa ricrearla perché essa è un’opera unica e superiore. «Quante volte nella drammatica storia dell’umanità il binomio pace e vita racchiude uno scontro feroce dei due termini? La pace è cercata e conquistata con la morte e non con la vita; e la vita si afferma non con la pace, ma con la lotta», ragionava papa Paolo VI, rimarcando l’assurdità di una vita costruita con la morte, della pace ricercata con la guerra. Lucia, con la sua scelta, ha dimostrato che un’alternativa esiste. Nel suo gesto, nel suo impegno, nella sua responsabilità, c’é però una lezione, visibile e luminosa: l’uomo avrà un futuro solo se sarà capace di ricostruire nella mente e nel cuore l’amore per ogni creatura vivente come unica e insostituibile. Perché la vita, ricordava il Manzoni, «non è già destinata ad essere un peso per molti, e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego, del quale ognuno renderà conto».

(Pubblicato anche su La Gazzetta del Sud, 10 novembre 2013)

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Vincenzo Bertolone

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