La Via Crucis più grande al mondo

In via della Conciliazione a Roma, fino al 29 aprile

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di Elizabeth Lev*

ROMA, lunedì, 28 marzo 2011 (ZENIT.org).- Se solo Richard Dawkins e Christopher Hitchens vivessero a Roma, avremmo avuto un notevole passatempo quaresimale osservando i loro capricci per quaranta giorni.

Notare che i romani scendono in strada per vedere Benedetto XVI presiedere la Via Crucis al Colosseo il Venerdì Santo li avrebbe portati a rizzare i capelli, ma la vista delle stazioni organizzate lungo Via della Conciliazione avrebbe fatto loro scoppiare la testa.

Via della Conciliazione – aperta da Benito Mussolini nel 1929 per celebrare i Patti Lateranensi di quello stesso anno, che hanno visto l’Italia e la Santa Sede riconoscere la reciproca sovranità – è la via principale che conduce alla Basilica di San Pietro. Chiunque abbia visitato Roma ricorderà la vista impressionante che appare voltando l’angolo dal Tevere e guardando la piazza, la Basilica e la cupola che si levano con maestosità alla fine della strada.

Progettata per sottolineare lo spirito di collaborazione tra lo Stato italiano e la Santa Sede, la via contiene un miscuglio tipicamente romano di sacro e profano, dal servizio ai pellegrini alla casa editrice Chaos, specializzata nelle cospirazioni e negli scandali vaticani.

In questi giorni, però, il grande viale sta assumendo un altro aspetto, quello della Via Crucis. Quattordici stazioni con figure a grandezza naturale spiccano infatti su uno dei suoi larghi marciapiedi.

Realizzata in bronzo usando la stessa tecnica a cera persa di Brunelleschi e Donatello, la Via Crucis comprende 49 statue e 11 croci, le stazioni più grandi del mondo.

Gli scultori, Pasquale Nava e Giuseppe Allamprese, hanno lavorato a questo progetto dal 2002. Le sculture sono state concepite e modellate nel grande laboratorio della Domus Dei, proprietà della Congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro, che produce opere d’arte e oggetti liturgici per le chiese.

La Via Crucis è stata commissionata per la città di Coquimbo (Cile) dalla “Fondazione Croce del III Millennio”, nata dopo la visita di Giovanni Paolo II nel 1987 per raccogliere i frutti del viaggio papale. Nel 1998 la Fondazione ha avviato il progetto per la realizzazione di una croce alta più di 8 metri che sovrasti la città, e queste maestose stazioni, dopo la loro permanenza quaresimale a Roma, adorneranno le vie di Coquimbo.

Benedetto XVI ha benedetto la prima stazione dopo l’Udienza generale del 1° marzo scorso. Suor Rosalia Rosetti, presidente di Domus Dei, insieme al Consiglio d’Amministrazione, ha chiesto al Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il permesso di esporre le opere in Via della Conciliazione, che è sotto la giurisdizione di Roma. Questa “benedizione secolare” non si è fatta attendere e non ha suscitato polemiche.

La Via Crucis rimarrà nella via che conduce alla Basilica di San Pietro fino al 29 aprile.

Le stazioni sono molto particolareggiate. Le figure sono disposte in gruppi in cui Cristo appare sempre più ritratto e tranquillo rispetto ai personaggi che lo circondano. I soldati gli girano intorno per colpirlo, le donne sono vestite a lutto, le croci si stagliano violentamente contro il cielo, obbligando i passanti, cristiani o meno, ad essere testimoni della persecuzione e della sofferenza di Cristo.

I dettagli meticolosi e storicamente precisi danno vita alle scene. L’armatura romana è accurata e piena di dettagli, gli abiti e gli accessori sono molto naturali, tanto che ci si sente traportati indietro nel tempo nonostante il rombo dei motori delle automobili circostanti.

Via della Conciliazione è diventata un teatro in cui si rappresentano le ultime ore di Cristo. Seguendo lo stesso cammino, San Pietro andò verso il luogo del suo martirio.

In città ci sono altre Via Crucis. La più famosa è nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, dove si conservano le reliquie della Passione e la Scala Santa, ritenuta quella che Cristo salì per incontrare Ponzio Pilato.

Anche Dan Brown nel suo romanzo “Angeli e Demoni” e la moltitudine dei suoi seguaci possono intepretare la città come un cammino di “illuminazione” attraverso una scienza atea. I romani sanno che la via tracciata attraverso la Città Eterna, dalle reliquie alle nuove stazioni di Via della Conciliazione, illumina il cammino della salvezza.

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* Elizabeth Lev insegna Arte e Architettura Cristiane nel campus italiano della Duquesne University e nel programma di Studi Cattolici dell’Università San Tommaso. Può essere contattata all’indirizzo lizlev@zenit.org.

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ZENIT Staff

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