La Vergine Maria è madre in ogni sofferenza fisica e spirituale

In un mondo che nasconde ed emargina i malati, la Chiesa unisce questa ricorrenza del malato al Maria, per ricordare che ogni essere umano sofferente è associato a Cristo sulla croce

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Ogni anno l’11 di Febbraio si celebra la doppia ricorrenza della memoria della Beata Vergine di Lourdes e della Giornata mondiale del Malato. Il messaggio per questa giornata ha per tema: Fede e carità: «Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3,16).

Prima di tutto è interessante riflettere sulla ragione per cui la giornata del malato è associata alla memoria della Beata Vergine Maria. A questo domanda si può rispondere interrogandosi su quale sia la vera identità del malato e su quale sia il senso della sofferenza. E per trovare una risposta dobbiamo richiamare alla nostra mente l’epilogo della vita terrena di Gesù, quando sofferente e morente sul patibolo della croce, affida sua madre Maria al discepolo Giovanni, indicandola come Madre della Chiesa (Gv 19, 25-27).

In un mondo che rifiuta, nasconde ed emargina i malati, quasi se la malattia lacerasse anche la dignità della persona, la Chiesa unisce questa ricorrenza del malato alla Beata Vergine Maria, per ricordare che ogni essere umano sofferente è associato al Cristo sofferente sulla croce. Ogni malato incarna quell’umanità di Cristo che continua a soffrire sulla terra per il rifiuto, l’indifferenza e l’incredulità dell’uomo a Dio. 

Allora presentare la Vergine Maria dinanzi ad un malato significa attribuire al malato quella dignità di uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, un uomo chiamato ad entrare per la porta stretta ed oscura della sofferenza, per poter accedere alla luce e alla gioia del cielo.

Maria non è solo un richiamo alla dignità e alla speranza di ogni essere umano chiamato a condividere il destino di gloria del Figlio di Dio. Maria è anche sostegno e conforto per ogni malato. Maria è colei che è rimasta silenziosa e speranzosa ai piedi della croce del suo divin Figlio. E questo fatto ci dona la certezza che è Ella è stata, è, e sarà sempre vicina ad ogni uomo che compie gli ultimi passi del pellegrinaggio terreno, prima di giungere tra le braccia del Padre.

Le mani, lo sguardo e la voce di Maria sono quella forza materna e spirituale che ci accompagnano all’incontro definitivo ed eterno nella casa del Padre. Maria, proprio perchè presente sul letto di morte di ogni uomo, è Colei che partorisce per i suoi figli quella grazia spirituale, che li renderà nuove creature nel Regno di Dio.

Maria, essendo regina della famiglia, desidera che ogni esistenza umana, in qualunque sua fase, sia sempre sostenuta dentro la famiglia. La famiglia è culla ed accompagno di ogni vita umana. E’ culla perchè accoglie una nuova vita, ma è anche accompagno, perchè rimane vicina e da speranza ai suoi anziani che stanno per passare alla vita eterna del cielo.

L’amore di Maria passa attraverso l’amore di ogni componente della famiglia. Per questo non si deve assolutamente lasciare soli coloro che stanno vivendo gli ultimi momenti della loro vita terrena. I moribondi sono assaliti da tanti pensieri di disperazione, di angoscia e di paura. Queste tenebre possono essere dissipate da una vicinanza silenziosa e amorosa, che fortifica l’animo del malato e apre il cuore alla speranza dell’eternità. Questo rimanere vicini è un modo per esprimere riconoscenza, gratitudine e speranza per tutto quello che ogni componente della famiglia ha ricevuto nel corso della vita passata insieme.

Oggi purtroppo assistiamo sempre più frequentemente ad anziani lasciati soli, perchè ritenuti un peso ed un ingombro per la famiglia. Le separazioni e i divorzi non solo dividono marito e moglie, ma creano una frattura profonda anche tra genitori e figli. Le famiglie che rimangono unite ed hanno accolto i figli. sono generalmente quelle che si occupano dei genitori nella loro vecchiaia. Il dono dell’accoglienza alla vita non è limitato solo ad essere aperti ad avere i figli, ma si concretizza anche nell’aprire le porte del proprio cuore e della propria casa ai genitori anziani.

Invece oggi assistiamo sempre di più a litigate tra i fratelli ed è molto comune sentire affermazioni del tipo: io ho tenuto i nostri genitori per due mesi, ora tocca a te farlo per i prossimi due mesi; se non ti sta bene tenere nostro padre un pò anche a casa tua, allora lo mettiamo in una casa di riposo; tua madre è diventata insopportabile con la vecchiaia, sta minando la nostra tranquillità familiare, rischiamo di separarci se le cose continuano in questo modo. E quando sopraggiunge la morte, proprio coloro che non hanno voluto prendersi cura del loro familiare malato, sono i primi che accampano pretese riguardo l’eredità.

Rimanere vicino ad un malato è una dare la vita, quasi arrivando al punto di perderla, ma proprio per questo l’accoglienza comporta una rinascita dall’alto, perchè ci si trova guariti da quelle ferite e da quelle piaghe ricevute ed inflitte nel corso di una vita. E’ un rimanere vicino per essere guariti al contatto di quelle piaghe, come è successo a Maria Maddalena che rimane piangente fuori dal sepolcro (Gv 20, 1.11), e come è successo all’apostolo Tommaso, quando si è visto guarito dalla sua incredulità, toccando le piaghe del Cristo Risorto (Gv 20, 26-29).

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Osvaldo Rinaldi

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