La vera rivoluzione sociale parte dalla logica del dono

Il Card. Turkson all’apertura dell’anno accademico della “Regina Apostolorum”

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ROMA, giovedì, 21 ottobre 2010 (ZENIT.org).- La dottrina sociale costituisce uno “strumento di evangelizzazione” capace di riportare Dio al cuore dello sviluppo umano, inteso come servizio alla carità, illuminata dalla verità. Lo ha detto questo giovedì il Cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, nella Lectio magistralis in occasione dell’apertura dell’anno accademico dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma. 

Riflettendo sull’attualità della dottrina sociale della Chiesa alla luce dell’enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI, il porporato ghanese ha sottolineato come il Papa, riprendendo e sviluppando quanto già affermato dai suoi predecessori, “non solo mette in luce il valore della dottrina sociale quale strumento di evangelizzazione, ma, in certo senso ‘affinandolo’, lo rende uno strumento privilegiato per i nostri tempi”.

“La Chiesa – ha aggiunto – non ha soluzioni tecniche, non elabora né manifesta preferenze per sistemi o programmi economici o politici, ma rispettando e avvalendosi delle scienze umane e della filosofia, essa si propone essenzialmente, grazie alla sua esperienza in umanità, di assistere l’uomo nel cammino della Salvezza estendendo la sua missione religiosa ai diversi campi in cui uomini e donne dispiegano la loro attività”.

Ecco quindi che la dottrina sociale della Chiesa viene considerata alla luce della “necessità di fare o rifare spazio a Dio e assegnargli il posto che gli compete, altrimenti non si dà sviluppo”.

Una necessità ancora più pressante di fronte a un “mondo occidentale aggredito dalla secolarizzazione” e che sperimenta una “profonda crisi di fede […] una crisi che non si può ignorare confidando semplicemente che il futuro della società continui a restare ancorato al patrimonio di valori cristiani trasmesso nei secoli”.

In un simile contesto, ha sottolineato il porporato, “la Chiesa trova valore aggiunto per la sua missione di evangelizzazione, e specialmente di ‘nuova’ evangelizzazione, nella sua dottrina sociale. Una dottrina che usa un metodo ‘realista’, nel senso che parte dalla realtà terrena per illuminarla con la luce del Vangelo”.

“Certo – ha precisato poi –, non ci si può non porre il problema se il riaffermare la centralità di Dio nel mondo non contrasti con l’esortazione al dialogo con l’intera famiglia umana rivoltaci dal Concilio oppure con la proposta avanzata dal Papa di creare dei ‘Cortili dei Gentili’ per gli uomini per i quali la religione è una cosa estranea, dei luoghi in cui essi possano, in una qualche maniera, agganciarsi a Dio pur senza conoscerlo”.

Tuttavia, ha osservato, la dottrina sociale “mette chi la applica in grado di dialogare con i saperi dell’uomo, senza mortificarli” e “invitandoli a scendere maggiormente in profondità dentro se stessi, compie la funzione di ‘purificarli’”.

La dinamica della carità come dono ricevuto

Nella “Caritas in veritate”, il Papa inserisce quindi la definizione della dottrina sociale nella “dinamica della carità, che è amore ricevuto e donato, è grazia, è amore sorgivo del Padre per il Figlio nello Spirito Santo”.

“Tale dottrina – scrive Benedetto XVI nella sua enciclica sociale – è servizio della carità, ma nella verità. La verità preserva ed esprime la forza di liberazione della carità nelle vicende sempre nuove della storia. È, a un tempo, verità della fede e della ragione, nella distinzione e insieme nella sinergia dei due ambiti cognitivi”.

Inoltre, ha continuato il Cardinale Turkson, il Papa introduce anche la categoria del dono per cui “il ricevere, il dono, la vocazione, precedono il fare” e così facendo “invita ad una vera e propria ‘conversione’ ad una nuova ‘sapienza sociale’”, per “vedere l’economia, il lavoro, lo sviluppo, come una chiamata, una ‘vocazione’”, come “un’assunzione solidale di responsabilità per il bene comune”.

In un tempo caratterizzato dal fenomeno della globalizzazione, che “ci rende vicini, ma non ci rende fratelli” e dalla crisi economico-finanziaria, Benedetto XVI invita a ribaltare i “’rapporti mercantili’ attraverso il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica”.

Ecco quindi che “i laici hanno un ruolo esigente da compiere, un ruolo che, per coloro che sono impegnati nel sociale, si fa servizio. Un servizio che deve, a sua volta, trovare la strada di una sintesi, difficile nel mondo attuale, fra la vita spirituale e l’attività apostolica ma che trarrà giovamento dalla dottrina sociale”.

L’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, diretto dai Legionari di Cristo, è stato canonicamente eretto dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica il 15 settembre 1993. Può ospitare fino a quattromila studenti. Attualmente ha tre facoltà: Teologia, Filosofia e Bioetica, la prima di questo genere istituita a livello mondiale.

A queste Facoltà si aggiungono altre iniziative accademiche, come: il Centro per formatori nei seminari, che organizza corsi estivi per la formazione e l’aggiornamento degli educatori nei seminari diocesani, l’Istituto di Studi Superiori sulla Donna, l’Istituto di Scienza e Fede, l’Istituto Sacerdos, che si occupa della formazione permanente di sacerdoti, diaconi e seminaristi, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, che ha lo scopo di preparare gli insegnanti di religione e di approfondire la formazione teologica e pedagogica delle religiose e dei religiosi, e il Centro Dipartimentale di Formazione Post Laurea che organizza, progetta e realizza master, corsi di perfezionamento e di alta formazione.

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ZENIT Staff

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