La vera qualità della vita è nel mistero delle tre croci!

Bisogna liberare il corpo da ogni vizio e portarlo nelle virtù perdute

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In questo mondo fatto di false certezze è forse arrivata l’ora di interrogarsi sul significato dell’essere cristiani e sul valore della croce, da tempo dismessa. Ogni uomo comunque dovrebbe chiedere alla sua coscienza o alla sua scienza teologica, quale croce sorreggere per compiere la sua vera natura nella meraviglia dell’esistenza umana. Non c’è strada alternativa per i cristiani che hanno deciso di non essere più tiepidi e di frantumare la barriera dell’individualismo, aiutando di fatto le nuove generazioni a non farsi rubare la speranza. Su tutto questo, Benedetto XVI prima e Papa Francesco oggi, hanno sempre alzato il tiro della riflessione e della consapevolezza individuale. Il teologo mons. Di Bruno invita tutti a “portare le tre croci” che possono permettere ad ognuno di ritrovare la bellezza del proprio essere. Lo fa mentre la società rischia di perdersi nella svalutazione generale delle verità oggettive dell’uomo e della natura, minando di fatto l’equilibrio cosmico che regge l’effettività del genere umano. Guardiamo perciò dentro il significato di questa illuminata esortazione del sacerdote calabrese, cercando di capire quali sono le tre croci che danno respiro e amore a tutti. La prima croce da portare è quella dell’anima che dobbiamo togliere dal peccato e trasferire sempre nella grazia del Signore. È croce difficile, perché staccare l’anima dal peccato costa sacrificio, privazione, rinuncia, sofferenze. Bisogna veramente inchiodarsi nella grazia del Signore e vivere in essa per tutti i giorni della nostra vita. Accompagnare l’anima nella grazia è un lavoro quotidiano, costante, primario. Anche per la Madre di Cristo è stato difficile inchiodare per tutti i giorni la sua anima nella grazia del figlio Gesù! Richiedeva una fatica immane. All’inizio della settimana in corso il mondo cattolico ha ricordato la croce di Maria e quella del Figlio dell’Uomo.

Lo stesso Cristo fu tentato a schiodarsi dalla grazia del Padre per consegnarsi al peccato, ma qui il demonio, come per la Vergine, perse la sua continua battaglia. Dal deserto, all’orto degli ulivi, fino alla croce, passando per mille episodi giornalieri nell’arco dei tre anni di predicazione di Gesù, era stato grande il tentativo del demonio nel tentare il Messia. Per quale unico fine? Quello di impedire la redenzione del Mondo. Non si può non riflettere su questi aspetti essenziali della natura cristiana, per evitare le subdole seduzioni di turno. Nello stesso tempo non si sottovaluti il “tiro mancino” che ci tendono i peccati veniali, solitamente tollerati, perché ritenuti vani e ininfluenti per una società aperta ad innumerevoli trasgressioni. Qualsiasi serio errore parte sempre da piccole e inefficaci inosservanze. La seconda croce, non certo più facile della prima, è quella di saper uscire dai nostri pensieri per inchiodarci in quelli del Signore, mentre davanti a noi scorre il film di un’epoca consegnata al relativismo e non solo. Evidente è anche la presunzione umana di trovare, solo nell’investimento materiale, la chiave di volta per recuperare i gravi dislivelli sociali. Ma l’uomo oggi ha la forza di rinnegare se stesso per inchiodarsi nei pensieri del Padre dell’umanità? Si va spesso nella direzione opposta, perdendo la capacità sapienziale che solo Dio ha in sé, ma a cui ogni uomo che si inchioda nei pensieri del Creatore può accedere, per nutrirsi di luce, conoscenza, sapere, cultura, scienza, dottrina, erudizione, istruzione. Un processo individuale che necessita a chiunque, qualsiasi sia il posto occupato nella comunità. La tentazione di schiodarsi dai pensieri di Cristo lambisce ognuno e punta le sue frecce sulla stessa Chiesa, per spingerla ad auto affondare.

L’uomo purtroppo vuole determinare la sua verità su ciò che vede e decidere da sé cosa sia giusto, sbagliato o da verificare, stravolgere, truccare. Si vuole tutto funzionale ad un potere, frutto di una visione che punta al pensiero unico e alla rottamazione di quanto si oppone alla logica del profitto fine a se stesso. La teoria del Gender è l’ultima arma affilata per dare un corpo mortale alla differenza di genere, scolpita nell’architrave della vita sulla terra. I cristiani siamo i primi a dover inchiodarci ai pensieri del Padre, prima che si apra una falla mortale nella “diga ontologica” che equilibra la terra. La terza croce, che è quella del corpo, può essere meglio vissuta, se capaci a sostenere la verità delle prime due. Lo stesso Cristo non soffrì tanto per la croce del corpo, quanto per quella spirituale, con Satana e i farisei sempre pronti a farlo schiodare dal pensiero del Padre. Lo stesso Pietro che lo invita a non andare a Gerusalemme, pensa secondo se stesso e non secondo Dio. Necessita liberare il corpo da ogni vizio e portarlo nelle virtù perdute. Mons. Di Bruno sostiene giustamente che se qualunque uomo si spogliasse di un solo vizio, contribuirebbe in concreto a risollevare il mondo dai tanti problemi che lo affliggono. Un vizio costa. Si pensi, in termini di malattia e di spese sociali nazionali, ai costi della dipendenza dal fumo, dalla droga, dall’alcol, ecc. Come può un cristiano favorire il mal costume con tutto quello che ne consegue in termini economici e di serenità personale e comunitaria? Urge perciò inchiodarsi con il nostro corpo sul “legno” delle virtù cardinali: temperanza, prudenza, giustizia, fortezza. La vera qualità della vita è tutta dentro il mistero di queste tre croci, che non tolgono l’uomo dalla sua contemporaneità, ma lo rendono, al contrario, attore principale del suo futuro.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it. Per ordinare l’ultimo libro di Egidio Chiarella si può cliccare qui.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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