La tua via nostra via

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mc 10,28-31

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Lettura

Se in Mc 8 Gesù svela la sua identità e spiega la sua via, in Mc 10 consegna l’identità dei discepoli e dice quale via essi devono percorrere per stare con Lui ed essere come Lui: «non c’è nessuno che abbia lasciato […] che non riceva già ora […] cento volte tanto […]» (Mc 10,29-30). L’identità di ogni discepolo si può cogliere, comprendere, vivere solo a partire dall’identità di Gesù. Le due vie si intrecciano e si raccontano in un unico tema: l’amore di pura perdita.

Meditazione

Stando al Vangelo secondo Marco, la rivelazione progressiva del mistero di Gesù e del discepolo non avviene solo attraverso discorsi, quanto attraverso una storia sempre più chiara: il Vangelo è racconto, dramma, storia, non un catechismo. E se vuoi capire, devi condividere quella storia, devi camminare dietro a Cristo Gesù fino alle estreme conseguenze. Altra via non è data. «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito […] Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno i primi»: la sete del potere, l’arrivismo, il desiderio di essere i primi e di sentirsi superiori agli altri è sempre il cancro dell’umanità. E la Chiesa non ne è esente! Quando si discute sui primi posti e sulle ricompense per chi ha “lasciato”, vuol dire che non si è capito nulla del Vangelo. E allora la comunità si divide. Quando si considera quello che si è trovato e si ha davvero la coscienza di essere ultimi, la comunità offre il suo vero volto al mondo. Se si vuole incontrare il Dio di Gesù Cristo bisogna non solo lasciare tutto, ma diventare destinatari del suo amore mettendoci tra i poveri, liberandoci della nostra ricchezza, smettendo di considerare quello che abbiamo, per vivere quello che siamo come un dono da condividere con gioia e semplicità con gli altri. È pertanto necessario camminare la vita sulle orme di Gesù con uno spirito da poveri, che nasce da una relazione tessuta da persone entusiaste della vita e capaci di amare. Perché è libertà per Dio e in Dio, è epifania dell’amore di Dio nella nostra vita, è accogliersi come dono e spendersi in quanto dono nel servizio. Spirito di povertà è avere un solo interesse, è abbandono interiore e radicamento in Dio, è saper scrivere “Gesù Cristo” nelle pagine di ogni giorno cogliendo se stessi (esistenza, competenze, capacità) in termini di gratuità e non di possesso. Una gratuità che, essendo dono nella sua origine, continua ad essere dono nel suo uso e si fa servizio.

Preghiera

Signore Gesù, a te offro tutto il mio cuore e tutti i miei sogni, perché leggera sia la bisaccia della mia vita e spediti i passi sulla tua via. Perché tutto di te mi hai dato, e poco o nulla ancora di me ho lasciato. Amami come sono e il mio niente trasforma in tesoro. Amen.

Agire

Oggi loderò il Signore per quello che ho trovato seguendo Lui, senza considerare quello che ho lasciato.

Meditazione a cura di mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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