La tratta, nuova frontiera di impegno delle suore

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ROMA, martedì, 16 giugno 2009 (ZENIT.org).- Impegnarsi contro la tratta delle persone è “un nuovo apostolato che avanza” ed un “cambio di prospettiva” rispetto alle più tradizionali attività nelle parrocchie e nelle scuole da parte delle congregazioni religiose femminili.

Al secondo giorno dei lavori del congresso “Religiose in rete contro la tratta delle persone”, che si svolge a Roma, lo scambio di esperienze tra le 50 partecipanti ha evidenziato aspetti comuni della tratta e del lavoro che le suore svolgono.

La rete di contrasto messa in atto in 36 paesi, coinvolge 574 suore e 252 congregazioni femminili.

Suor Cecilia Nkane, delle Suore di Santa Brigida, che lavora in Sudafrica, ha rilevato che le congregazioni religiose femminile hanno contribuito alla nuova legge che introdurrà il reato di sfruttamento delle persone.

In vista dei Campionati del Mondo di  Calcio del 2010 in Sudafrica e dei Campionati del mondo di sci invernali a Vancouver (Canada), le congregazioni religiose dei rispettivi paesi stanno preparando volantini, adesivi, convegni, manifesti e specifiche iniziative per denunciare il traffico di persone e sensibilizzare popolazioni e autorità.

Il Congresso di Roma è organizzato dalla UISG (Unione Internazionale Superiore Generali che riunisce le Superiori di 1900 Congregazioni femminili) e dall’OIM (Organizzazione Internazionale Migrazioni, una struttura intergovernativa cui aderiscono 125 stati).

“I trafficanti sono organizzati a livello transnazionale e noi dobbiamo porci allo stesso livello per contrastarli”, ha spiegato suor Eugenia Bonetti, Missionaria della Consolata, animatrice dell’impegno delle suore in Italia.

In Italia sono 250 le suore che lavorano sul fronte della tratta, in 110 progetti di assistenza e recupero.

Dalle Filippine suor Veronica Endah, Missionaria della Carità, ha spiegato che “informazioni, terapia psicologica, assistenza legale, coordinamento con altri gruppi religiosi” sono i punti di forza dell’impegno delle suore.

Articolate le procedure per far uscire le donne dalla tratta. Il primo contatto con le suore avviene di notte, in strada, dove con coraggio decine di religiose sono presenti senza clamore e con grande efficacia.

Quindi le donne entrano in un primo centro che si occupa della protezione immediata; poi vengono inserite in famiglie che le accolgono o in centri sicuri per l’assistenza psicologica. La fase successiva prevede l’assistenza per i documenti e la collaborazione con le ambasciate dei paesi di origine.

Dal 2000 ad oggi, solo per l’Italia, ciò ha riguardato 3500 donne nigeriane. Segue la preparazione professionale e l’assistenza psicologica e spirituale prima di poter mettere a punto un piano di rientro nel paese di origine.

“In moltissimi casi – ha notato suor Eugenia Bonetti – sono stati i bambini a salvare le mamme, dando loro la forza di uscire dal circolo vizioso di questa moderna, ignobile e nascosta forma di schiavitù”.

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ZENIT Staff

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