La storia della Compagnia di Gesù: "un'esperienza di morte e risurrezione"

In occasione dei 200 anni dalla ricostruzione della Compagnia di Gesù, il coordinatore dell’ufficio comunicazione della Provincia d’Italia parla della storia dei gesuiti e dell’attualità dell’ideale ignaziano

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In una gremita Chiesa del Gesù si è celebrata giovedì scorso, 7 agosto, la Messa di ringraziamento in occasione del bicentenario della ricostruzione della Compagnia di Gesù. A presiederla, padre Gianfranco Matarazzo, nuovo Provinciale d’Italia dell’Ordine, il quale ha preso il posto di padre Carlo Casalone.

Nel corso della sua omelia, il nuovo Provinciale ha ripercorso le fasi salienti della storia dei Gesuiti, segnata anche da episodi difficili. Il loro culmine fu la soppressione dell’Ordine, avvenuta nel luglio 1773 ad opera di papa Clemente XVI – su pressione delle corti borboniche – mediante la pubblicazione del breve Dominus ac redemptor. Il periodo di esclusione durò quarantuno anni, fin quando Pio VII con l’emanazione della Bolla pontificia Sollicitudo omnium ecclesiarum restaurò la Compagnia di Gesù in tutto il mondo. Era il 7 agosto 1814.

Quella data rappresenta per i Gesuiti una nuova “genesi”, attraverso la quale l’ideale ignaziano poté ricominciare ad arricchire la Chiesa. Arricchimento che è arrivato oggi, con l’elezione di Francesco, primo Papa gesuita, a rivestire il soglio pontificio. Della spiritualità ignaziana, della storia e della missione della Compagnia, ZENIT ha parlato con padre Flavio Emanuele Bottaro, coordinatore dell’ufficio comunicazione della Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù.

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Padre Emanuele, con quale spirito la Compagnia di Gesù guarda alle vicende del passato che hanno riguardato l’Ordine?

P. Bottaro: La Compagnia guarda al passato con gratitudine e consolazione, rileggendo nella sua storia l’azione del Signore. In particolare, gli episodi di soppressione e ricostituzione sono custoditi come esperienza singolare di morte e risurrezione che ha fatto vivere da vicino anche a noi lo stesso destino del Crocifisso risorto. In questo ci sentiamo ancora più compagni di Gesù.

Qual è l’attualità del messaggio ignaziano?

P. Bottaro: La spiritualità ignaziana, più che un messaggio, è un metodo decisamente attuale per imparare a riconoscere come il Signore agisce nella nostra vita, a fare discernimento, a prendere le decisioni importanti. È insomma uno stile di vita che aiuta a vedere e a valorizzare il bene all’opera nel contesto in cui si vive e a capire cosa posso fare io per contribuirvi. Gli esercizi spirituali, il patrimonio lasciato dal nostro padre Ignazio, sono un’esperienza di conoscenza intima di sé e di Dio nella propria vita per imparare a mettersi a servizio del prossimo e partecipare alla costruzione del Regno di Dio come suoi collaboratori  attivi.

Quanti gesuiti ci sono oggi nel mondo e quali sono le vostre missioni specifiche nelle varie zone in cui vi trovate?

P. Bottaro: I gesuiti attualmente sono circa 17.000 e hanno una distribuzione abbastanza omogenea nel mondo. Le missioni specifiche sono soprattutto: l’impegno accademico, formativo e culturale; il servizio ai poveri e bisognosi, con una particolare attenzione ai rifugiati; l’attenzione missionaria soprattutto all’Africa e alla Cina; il supporto alle nostre istituzioni internazionali, soprattutto università e collegi, a Roma.

Francesco è il primo gesuita chiamato a governare come Papa la Chiesa universale. Quali aspetti del suo pontificato testimoniano la sua origine gesuitica?

P. Bottaro: Credo di Bergoglio gesuita emerga il suo mettersi a servizio della Chiesa con tutto se stesso: un’attitudine che trova ispirazione nel nostro carisma (Sentire cum Ecclesia) e trova il suo sbocco nella Chiesa per il mondo. Questa sensibilità l’ha sempre avuta, prima ricoprendo vari incarichi nell’Ordine; poi per la Chiesa particolare dell’Argentina, come vescovo; ora come Pastore della Chiesa cattolica. La libertà che si presenta esigente ad intra nei riguardi della Chiesa è un’altra caratteristica tipicamente gesuitica: l’intento non è solo ascetico, ma mira a migliorare l’esemplarità con cui la Chiesa è chiamata a mettersi al servizio dell’umanità.

Papa Francesco è venuto a farvi visita lo scorso 31 luglio, memoria liturgica di Sant’Ignazio di Loyola. Cosa può raccontarci di quell’incontro?

P. Bottaro: Ormai abbiamo imparato a conoscere lo spirito di iniziativa di papa Francesco in diverse occasioni, ecclesiali e non. Il 31 luglio ha voluto riservarci la sorpresa di una sua visita informale, anche grazie alla vicinanza della nostra Curia Generalizia, in occasione della festa di Sant’Ignazio di Loyola. Ecco: la testimonianza di un Pastore innamorato del Signore che non dimentica la storia da cui proviene e celebra con semplicità la bellezza della sua esperienza. Questo è ciò che ci piace di lui: la capacità di valorizzare queste piccolezze per lodare Dio. Del resto questa è una caratteristica pienamente ignaziana: imparare a vedere Dio in tutte le cose…

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Federico Cenci

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