La stampa mondiale guarda ad Assisi

di Paul De Maeyer

ROMA, mercoledì, 26 ottobre 2011 (ZENIT.org).- Domani, giovedì 27 ottobre, Papa Benedetto XVI si recherà ad Assisi per la “Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo”, che lo stesso Pontefice ha annunciato a sorpresa quasi un anno fa, il 1° gennaio scorso.

Il nuovo evento – già battezzato “Assisi III” – avviene 25 anni dopo il primo grande incontro interreligioso promosso da Giovanni Paolo II nella città di San Francesco (il 27 ottobre 1986) e quasi dieci anni dopo quello svoltosi sempre ad Assisi nel gennaio 2002, e sta suscitando varie reazioni nella stampa internazionali, in particolare in quella tedesca.

Come ribadisce Guido Horst sulla Tagespost (24 ottobre), con il suo gesto Papa Ratzinger vuole sottolineare che l’iniziativa lanciata dal suo predecessore è “troppo importante” per essere lasciata in mano ai movimenti. “25 anni dopo il primo vertice nella città di San Francesco, Papa Benedetto XVI vuole imprimere il suo marchio sullo ‘spirito di Assisi’ e non lasciare questo compito alla Comunità di Sant’Egidio”, sostiene. “Lo farà – continua l’autore – nello stile di Joseph Ratzinger, piuttosto tranquillo e riflessivo più che con grandi parole”.

L’incontro di domani sarà infatti diverso da quello svoltosi nel 1986, che secondo i critici – lefebvriani in testa – fu uno scivolone verso il sincretismo. Questa volta i rappresentanti delle varie religioni non pregheranno più insieme, evitando in questo modo inutili polemiche.

Un altro accento che pone Benedetto XVI è la scelta di invitare ad Assisi anche esponenti atei o agnostici, dimostrando in questo modo – così ribadisce Horst – “che la ricerca del vero e del bene non è solo un privilegio delle religioni, ma appartiene a tutti gli ‘uomini di buona volontà'”.

Per Norbert Sommer, sul sito della Deutschlandradio (22 ottobre), proprio questo sarebbe l’unico elemento “veramente degno di nota” nel nuovo incontro. Per l’autore, dell’idea originale di Giovanni Paolo II non è rimasto molto. Il fuoco di sbarramento da parte dei lefebvriani e di altri gruppi conservatori contro il presunto “orrore interreligioso” ad Assisi sembra aver mostrato effetto. Secondo Sommer, Assisi III è un’occasione mancata. Non ci sarà alcuna preghiera comune, “solo appelli per la pace”. Per questo – conclude -, Assisi III è “una prova di incapacità, una capitolazione, un evento-alibi senza grande significato”.

Diversa è l’opinione di Johannes Schidelko, dell’agenzia di stampa cattolica KNA (19 ottobre). Come fa notare l’autore, circa 300 delegati di varie confessioni cristiane e religioni, cioè quasi il doppio rispetto a 25 anni fa, hanno confermato la loro presenza ad Assisi, un dato che “offusca” il primo storico incontro del 1986. Partecipano ad esempio il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Anche il patraricato di Mosca è rappresentato dal metropolita Aleksandr del Kazakhstan, confermando i buoni rapporti tra Mosca e Papa Benedetto XVI.

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Nonostante lo “strappo” del numero uno del mondo sunnita, lo sceicco Mohammed Ahmed al-Tayeb, imam dell’Università di al-Azhar, che ha respinto l’invito, il numero di rappresentanti musulmani supererà domani quello del 1986. Fra di loro ci saranno anche delegati sciiti, provenienti sia dall’Iran che dal Libano.

Per Schidelko, il mondo è cambiato dal primo incontro. Mentre l’Unione Sovietica e l’allora Blocco orientale non esistono più, ad influire sul clima interreligioso sono oggi eventi come gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001, l’invasione dell’Iraq nel 2003 e la cosiddetta “Primavera araba”, che da quasi un anno sta scuotendo il mondo arabo. Inoltre, sono rimasti irrisolti i grandi problemi come la fame nel mondo e la povertà. E come se non bastasse, c’è la crisi economica e finanziaria…

“Motivo sufficiente per Benedetto XVI per invitare le religioni del mondo e gli agnostici aperti al dialogo ad un nuovo incontro per la pace”, scrive Schidelko. L’obiettivo è “respingere il fanatismo e il fondamentalismo e promuovere una collaborazione a favore di condizioni di vita più eque”.

Per John Tavis, del Catholic News Service (18 ottobre), con Assisi III Papa Ratzinger conferma chiaramente l’impegno ecumenico ed interreligioso del suo predecessore, il beato Giovanni Paolo II. Ma allo stesso tempo il Pontefice tedesco ha saputo imprimere il proprio marchio sull’evento, dando “meno adito a malinterpretazioni”. Anche per Tavis, la novità più grande è l’invito rivolto ad esponenti atei o agnostici, una mossa che va letta sullo sfondo di un’altra iniziativa vaticana, il “Cortile dei gentili”, la struttura di dialogo tra credenti e non credenti lanciata dal Pontificio Consiglio della Cultura.

Secondo Tavis, questa scommessa sembra rispecchiare una priorità di Papa Benedetto XVI. Come ricorda l’autore, durante il suo recente viaggio in Germania Joseph Ratzinger ha “scioccato” non pochi, affermando che gli agnostici che lottano con la questione su Dio sono più vicini al Regno dei Cieli di quanto lo siano i cattolici “di routine”.

Un approccio diverso presenta l’editoriale firmato da Aymeric Pourbaix per la rivista Famille Chrétienne (29 ottobre). La Chiesa cattolica sembra l’unica istituzione capace di lanciare un’iniziativa come Assisi III, anche se poi il cristianesimo è oggi la religione più perseguitata al mondo. Questo paradosso – continua l’autore – “è rivelatore per quello che è veramente la pace cristiana”.

La vera pace – prosegue l’editoriale – non è quella “come la dà il mondo” (Giovanni 14, 27), cioè non esiste solo nell’assenza di guerra, ma è quella pace emanata dagli innumerevoli santi celebrati il giorno di Ognissanti, fra cui anche san Francesco d’Assisi. “La vera pace – conclude Pourbaix – è dunque la santità; non c’è altra via per i cristiani, ed è di quella pace che il Papa si fa messaggero ad Assisi”.

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ZENIT Staff

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