La Siria ha bisogno di evoluzione, non di rivoluzione! (Seconda parte)

Fra Firas Lutfi, giovane francescano siriano, racconta di quale cambiamento abbia realmente bisogno il suo paese e la difficoltà di ricostruire l’anima ferita dei suoi connazionali

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[La prima parte è stata pubblicata ieri, martedì 3 giugno]

Qual è la situazione dei siriani cristiani?

I siriani cristiani hanno goduto da sempre di una libertà religiosa, potevano praticare ed esercitare le loro funzioni liberamente dentro e fuori delle chiese, perfino in affollate processioni nelle strade durante il mese mariano o nella settimana santa. Ovvio che in alcuni casi si chiedono i permessi come in tutte le parti, avvisando le autorità per proteggere le funzioni, e questo è una cosa molto importanti perché esprime la tua fede nel rispetto delle altre fedi. Questa libertà religiosa è garantita perché la Siria è uno stato laico e non uno stato teocratico perché se lo fosse il siriano di fede cristiana sarebbe cittadino di serie B come in altri paesi arabi. E questo in una stato civile è una questione inaccettabile in uno società che crede nella cittadinanza nel quale io è te siamo pari, e malgrado la nostra diversa appartenenza etnica o religiosa, abbiamo gli stessi diritti e doveri. I cristiani in Siria e in tutto il Medio Oriente vorrebbero vivere in questo contesto sociale senza privilegi ma con parità e uguaglianza nella cittadinanza. No stante il numero dei siriani cristiani non sia altissimo, crediamo che il numero non è la misura, e non avevano mai subito persecuzioni e minacce quotidiane alla loro vita ed esistenza. Oggi le cose sono cambiate e l’esempio palese è la città di Al Raqaa dove ai cristiani viene richiesto il dazio per lasciarli in vita.

Tanti accusano i siriani cristiani di avere una posizione ambigua. Cosa vogliono davvero?

Prima della crisi siriana i cristiani siriani avevano diverse richieste come ad esempio la questione dell’apparenza competa al paese nella costituzione siriana, la quale indica che il Presidente della Repubblica deve essere esclusivamente di fede mussulmana. Ma se vogliamo uno stato con l’uguaglianza dei cittadini, la fede non dovrebbe essere un problema, bensì l’apparenza al paese. Da cristiano la mia storia e radici risalgono a migliaia di anni e ho il diritto di raggiungere la più alta carica dello stato. 

Oggi i cristiani vogliono invece almeno ritornare al passato. Sopratutto vedendo i conventi e le chiese profanate saccheggiate bruciate e distrutte, mentre il cristiano viene giustiziato con l’accusa di essere miscredente e infedele, o di essere lealista e vicino al governo. In questa situazione tanti giovani nell’esercito siriano, che prestano il servizio di leva. Il giovane cristiano serve il suo paese convinto che é un suo dovere civile nel difendere la patria ma anche dovere religioso contro un pericolo di Jihadismo ed estremismo. Per questo motivo i cristiani difendono lo stato partendo dal principio della cittadinanza, e se non fosse la cittadinanza la misura della convivenza, qualsiasi misura sarebbe squilibrata. Se la misura é numerica siamo minoranza e si consacrerà il potere di una maggioranza sugli altri, e se fosse settario, allora io mussulmano vengo prima poi gli altri sono di serie B, e allo stessi modo se la misura è su base etnica, e la società viene divisa e vengono esclusi curdi, armeni, cerchesi, turcmeni.

Sono una persona e non un numero, n’è una percentuale, sono nato su questa terra, e vorrei continuare a viverci e l’altro dovrebbe riconoscermi come partner, non come ospite, al quale concede alcuni diritti. La cosa principale è che, chi si considerano amici dei siriani, o che pensano di lavorare per il loro bene, ci lascino decidere noi stessi, e che non decidano al nostro posto, senza trattarci come deficienti o incapaci di ragionare, abbiamo tutto il diritto di decidere il nostro destino. La civiltà siriana ha lasciato le sue impronte su tutto perciò i siriani sono maturi abbastanza per capire ciò che è il loro bene è il loro male. 

C’è in atto una persecuzione dei siriani cristiani?

Sì, i cristiani sono presi di mira. All’inizio le cose non erano chiare, oggi invece i siriani conoscono bene l’identità dei combattenti e la loro provenienza e appartenenza, sopratutto dopo quel che é accaduto nelle città cristiane vicino Idlib. Quelli che parlano oggi del cosiddetto Esercito libero come forza d’opposizione moderata sanno di mentire, e sanno bene che i diversi gruppi armati sono in un conflitto interno su terreni e sui bottini di guerra. I casi sono infiniti, vorrei ricordare i due arcivescovi siriani di Aleppo, Ibrahim, Siro-ortodosso, e Yazji, greco-ortodosso, ancora nelle mani dei ribelli, insieme ai due giovani sacerdoti Michael Kayal armeno cattolico e Isaak Mahfuz greco ortodosso spariti nel nulla. L’ultimo martire é il padre gesuita Franz Vander Lakht, di nazionalità olandese che ha scelto di restare affianco dei suoi parrocchiani a Homs, e ucciso barbaricamente dai gruppi armati dopo aver tentato di prenderlo in ostaggio.

Chi prende di mira i cristiani non sono siriani, perché un siriano mussulmano che ha vissuto accanto a suo fratello cristiano, non può farlo, sa come vive, cosa crede, e come si comporta, mentre chi viene da fuori dagli estremisti, indottrinati il pensiero salafita e wahabita, porta con se un profondo odio dell’altro del diverso, e non ha mai conosciuto un cristiano. Per lui la vita inizia e finisce nell’islam e tutti quelli che non appartengono alla sua presunta religione, sono miscredenti e lecito ucciderli.

Ha vissuto un’esperienza molto dolorosa. Cosa è accaduto a Ghassaniye?

Ero in servizio nella provincia di Idlib, dove sono state assaltate tre villaggi cristiani, e li viveva padre Francois Murad, un monaco che ha costruito un piccolo monastero per rivivere la spiritualità del monachesimo orientale, e quando sono arrivati i ribelli, ha aperto le porte a loro, ospitandoli, dopo un breve periodo l’hanno cacciato via occupando casa sua, e abbiamo dovuto ospitare nel nostro convento francescano, dove c’erano tre suore che offrivano il servizio di ambulatorio ai civili rimasti. 

I ribelli hanno tentato diverse volte di assaltare il convento, e alla fine sono riusciti. Appena mi hanno avvisato ho corso, trovando i davanti ad una scena agghiacciante. Avevano rubato e saccheggiato tutto, distruggendo croci e statue, e profanando la chiesa sgozzando il cane del convento sull’altare, e uccidendo padre Francois con sette colpi di pistola. Bastava una per ammazzare un uomo indifeso e disarmato, ma hanno preferito ucciderlo con sette colpi nel petto, e io l’ho sepolto.

Aleppo la città più antica al mondo, oggi si trova in una situazione disastrosa?

Aleppo sta soffrendo in una condizione disumana e tragica, perché l’essere umano può anche supportare le difficoltà e i pericoli, ma quando viene privato dai bisogni primari restando senza acqua e cibo, perde tutta la dignità umana. La gente cerca di sopravvivere malgrado il costo di vita altissimo e la mancanza di introiti, benzina gas corrente e acqua. Anche se i quartieri cristiani della città sono relativamente sicuri, questa zona viene presa di mira dai gruppi armati con lanci continui di colpi di mortaio e missili artigianali, perfino la nostra cattedrale ha subito danni da questi missili. L’ultimo incidente é stato quando i ribelli hanno fatto saltare il palazzo della camera di commercio, è caduto il vetro della chiesa durante la messa dalla forza dell’esplosione. I frati cercano di sostenere e aiutare la gente come possono, aprendo le porte ai bisognosi, e offrendo l’acqua potabile a tutti, mentre la scuola francescano ospita i Bambini dell’orfanotrofio islamico. La sfida principale infatti é la sfida morale e spirituale, perché se l’uomo perde la speranza non riesce a superare e sopportare le difficoltà, senza la speranza la vita diventa senza senso n’è futuro.

Ultima parola?

Durante le Crociate San Francesco è riuscito ad ottenere il permesso di custodire la terra
santa non con la forza delle spade e della violenza, ma con l’intelligenza, la semplicità e il dialogo. Questo conferma che l’unica strada per ottenere ciò che desidero dall’altro, è nella riconoscenza e il rispetto reciproco, senza ammazzare ne farmi ammazzare. Dobbiamo insistere su dire tutta la verità con amore, e insistere nel dialogo con l’altro, e senza questo dialogo saremo in distanti dalla nostra vita.

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Naman Tarcha

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