La scienza è compatibile con il libero arbitrio? (Seconda parte)

Il fisico quantistico Antoine Suarez argomenta sulla scienza, sulla libertà e sulla fede

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Lo studio del libero arbitrio è in grado di promuovere il dialogo tra i “nuovi atei” e la gente di fede? Antoine Suarez, fisico quantistico svizzero, filosofo e bioeticista afferma che è davvero possibile. Suarez ha curato assieme a Peter Adams (tra i fondatori del Thomas More Institute di Londra), il libro Is Science Compatible with Free Will? Exploring Free Will and Consciousness in the Light of Quantum Physics and Neuroscience, di recente pubblicazione. Suarez lavora anche come direttore al Centro della filosofia quantistica (Center for Quantum Philosophy) a Zurigo e come leader accademico del programma di bioetica del Social Trends Institute a Barcellona e New York. I suoi esperimenti sui fondamenti della fisica quantistica sono stati realizzati da Nicolas Gisin e dal suo gruppo del laboratorio del Quantum Optics presso l’Università di Ginevra. Nella seconda parte della sua intervista con ZENIT, Suarez ha discusso il ruolo della scienza nella promozione del dialogo.

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Tanti “nuovi atei” affermano che la scienza e la religione sono incompatibili. È possibile che una discussione sulla compatibilità tra il libero arbitrio e la scienza aiuti ad aprire un dialogo tra i “nuovi atei” e la gente della fede? 

Suarez: Si, è possibile. C’è stato un affascinante dibattito tra il Cardinale di Sydney, George Pell, e il biologo dell’evoluzione Richard Dawkins sulla religione e sull’ateismo. Il dibattito si è svolto il 9 aprile di 2012 sul canale australiano Australian Broadcasting Corporation (ABC).

Dalla parte della religione si è schierato George Pell, esperto di teologia e la fede cattolica, che è anche molto informato sulla scienza. Dalla parte dell’ateismo si è schierato l’esperto di evoluzione, Richard Dawkins. Quest’ultimo ha ammesso di non avere una vasta cultura teologica. Però secondo me, ha un ottimo feeling per le questioni teologiche, che sono decisive e ancora aperte. Il momento più interessante di questo dibattito è stato quando Pell ha detto che “lui [Richard Dawkins] parla continuamente come se Dio fosse una sorta di figura esclusiva all’interno dello spazio e del tempo. Ora, è dal 450, 500 a.C., che, con i filosofi greci, si afferma che Dio è al di fuori dello spazio e del tempo”.

Dawkins ha risposto, dicendo: “Ci stiamo battendo – ci stiamo tutti battendo, gli scienziati si stanno battendo – per spiegare come si ottiene il fantastico ordine e la complessità dell’universo da origini molto semplici e, quindi, facile da capire, facile da spiegare. […] un Dio, un intelligenza creativa non è un substrato degno per una spiegazione, perché è già qualcosa di molto complicato e non è una buona cosa invocare Tommaso d’Aquino e dire che Dio è definito come il tempo e lo spazio esterno. Questa è solo una fuga dalla responsabilità di spiegare. Questo è solo l’impostazione della cosa che vuoi dimostrare anche prima di avere cominciato”.

George Pell parla su Dio usando il termine “fuori dallo spazio e dal tempo”. Richard Dawkins risponde che “si tratta solo di un’evasione della responsabilità di spiegare”.

Tuttavia, né Pell né Dawkins fanno alcun riferimento ai recenti esperimenti quantistici. Penso che sarebbe molto utile se tutti due, il teologo e il biologo dell’evoluzione, si informassero su che cosa sta succedendo nella ricerca della non-località quantistica. Questo potrebbe aiutare ad aprire il dialogo tra i “nuovi atei” e la gente di fede. Dawkins riconosce che la prova dell’esistenza di un organismo “fuori dallo spazio e dal tempo” potrebbe dimostrare Dio, ma sostiene che non esiste tale prova, e quindi “presentare” un organismo “fuori dallo spazio e dal tempo” significa di supplicare la domanda. Tuttavia chi sta supplicando la domanda è Dawkins, dal momento che nella fisica quantistica siamo arrivati ​​ad un punto in cui “la responsabilità di spiegare” ci obbliga ad accettare un organismo fuori dello spazio-tempo. In altre parole, Dawkins afferma chiaramente che se c’è una cosa del genere come un organismo “fuori dallo spazio e dal tempo”, questo dimostrerebbe Dio. Ora abbiamo una prova sperimentale che “una cosa del genere” esiste. Di conseguenza Dawkins ci offre una magnifica prova dell’esistenza di Dio.

Come scienziato cattolico, che ruolo gioca la sua fede nel suo lavoro, in particolare sul tema del libero arbitrio?

Suarez: Ho la profonda convinzione che le tre passioni che regolano la mia vita sono compatibili tra di loro: il desiderio di libertà, la mia fede religiosa e la scienza. Per me, sarebbe difficile vivere, se mi accorgessi che nella scienza non c’è posto né per la libertà, né per la fede. Credo che la mia esistenza non può essere spiegata esclusivamente da principi materiali; in qualche modo condivido una dimensione non-materiale e spirituale. Se accetto questo, io quindi devo accettare che il movimento delle mie labbra, la mia lingua, i miei occhi, quando vi sto parlando ora, non può essere spiegato esclusivamente da una catena di cause temporali risalenti al Big Bang. Ciò significa che non si può pretendere di essere un essere libero, o un credente, senza invadere il territorio scientifico. Chi crede in Dio o un’anima umana spirituale non può onestamente affermare che la fede e la scienza sono due mondi separati (due “magisteri non sovrapposti”). Su questo punto sono d’accordo con Richard Dawkins: anche rifiutando ogni fondamentalismo o creazionismo, come faccio io, uno non può non riconoscere che il dominio della religione e della scienza si sovrappongono in una certa misura. Però (al contrario di Dawkins) sia la fede che la scienza sono di vitale importanza per me. Quindi concludo che una scienza ch escluda la libertà e la religione è probabile che non sia l’ultima parola nella conoscenza scientifica. Per me lavorare per mostrare la profonda armonia tra scienza e fede cristiana è la più meravigliosa avventura della storia della conoscenza umana. Siamo all’alba di una nuova era in cui la scienza e la religione andranno di pari passo a beneficio di ogni altra: il meglio deve ancora venire.

[La prima parte dell’intervista ad Antoine Suarez è stata pubblicata ieri, lunedì 8 luglio]

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Ann Schneible

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